Condusse una vita sardonicamente dissoluta, Alla Nazimova. Una di quelle esistenze che nel firmamento delle fulgide stelle viene quasi sempre imbarcata agli uomini. E, invece, ora che sappiamo non essere un coefficiente del genere, la libertà, possiamo riconoscerla nella pellicola personale dell’artista che scorre in filigrana. Attrice encomiata, industre violinista, regista, produttrice, costumista, grande interprete del cinema muto, Alla Nazimova fu tutto questo e anche oltre. Caduta a precipizio tra le stelle obliate di Hollywood, c’è stato un tempo in cui l’artista dominava l’olimpo degli astri, guadagnando oltre 13.000 dollari a settimana.
La disastrosa infanzia di Alla Nazimova
All’anagrafe registrata con il nome di Mariam Edez Adelaida Leventon, l’attrice diventerà poi Alla, amorevole appellativo consegnatole dalla madre. Nasce il 22 maggio 1879, a Yalta, in Crimea, ai tempi ancora regione dell’Impero Russo e oggi pencolante tassello dell’Ucraina. Non troppo diverso da quello dei coetanei, l’ambiente familiare in cui viene tirata su la piccola Mariam è rovinoso e truce. Amministrato da un padre padrone arcigno e violento e una madre soffocata e intimorita.
Quando la donna lascia il tetto coniugale, ormai sommerso di abusi e alcol, la piccola viene affidata ad una famiglia svizzera. Abbandonare il patronimico nido, tutto fuorché accogliente, non rappresenta però, un rinnovamento. Anche in terra elvetica, la bambina viene vessata, sebbene con metodi correttivi di altra natura. La più agiata condizione economica della famiglia affidataria le consente, però, di gemmare, svelando prodigiose virtù. È proprio in quegli anni che impara nuove lingue e prende lezioni di violino, palesando un sopraffino orecchio musicale.
Il ritorno nella pungente e violenta madre Russia
La personalità complessa e stratificata di Alla Nazimova comincia a plasmarsi in giovanissima età, tra continui trasferimenti e mani ferine. Al suo secondo matrimonio, il padre della prodigiosa bambina, la riporta in Russia, dove subirà le angherie di una mostruosa matrigna. È il 1889 quando le viene proposto di esibirsi in un concerto natalizio, accettato dall’entusiasmo di una bambina di appena dieci anni con effervescenza. Il vivace stato d’animo di Alla solletica la bestiale indole del padre che risponde al successo della figlia con altra violenza.
Le maniere brutali e l’assenza di un benché minimo istinto paterno segneranno molto l’artista, che manifesterà crisi di panico e stati ansiogeni durante le esibizioni anche in età più matura. Al compimento del quindicesimo anno di età e all’uscio della pubertà, la Nazimova entra nel collegio femminile di Odessa dove altre angherie mineranno ulteriormente la sensibilità della ragazza, derisa dalle compagne per il suo modo di vestire definito da “maschiaccio”.
Il primo contatto con il teatro e il colpo di fulmine con la scena
Il giro di boa nella vita dell’artista è rappresentato dalla chiamata alle armi della prestigiosa Scuola Filarmonica di Mosca prima e dalla scuola del Teatro dell’Arte poi. Nell’autorevole scena teatrale rutena, Mariam entra in contatto con il celebre Konstantin Stanislavskij. Dalle accreditate lezioni tenute dall’influente maestro, la Nazimova ne acquisisce soprattutto il metodo, fondato sull’approfondimento psicologico del personaggio e sulla analisi di affinità tra il mondo interiore del soggetto e quello dell’attore. Resta, chiaramente, affascinata dalla profondità della tecnica recitativa, diventandone presto una grande interprete. L’animo della bohemienne, che sta rapidamente sbocciando, è, però, troppo forastico per rimanere imprigionato dentro quattro mura immobili.
Abbandonata la scuola, si unisce a una compagnia girovaga, sposa uno studente ebreo lasciandolo poco più tardi, ritorna da Stanislavsky solo per confermare la sua impressione di perdita di creatività del metodo e si risposa. Con Pavel Orleney, il nuovo marito, fonda una compagnia teatrale con cui peregrina per l’Europa. Inizia, a partire dalla piece The Chosen People, la mirabolante scalata verso il successo. A una straordinaria capacità di immedesimazione e tensione emotiva, si aggiungono gli estremi di una bellezza sofistica. Longilinea, incorniciata da capelli corvini e ornata da occhi abissali, Alla Nazimova diventa una star mondiale e una icona di stile.
L’ascesa nell’olimpo di Hollywood e lo scoppio della guerra
È il 1905 quando l’artista, nel frattempo divenuta pienamente e irrimediabilmente Alla Nazimova, sbarca a New York. Tra fasti, luci e orde di europei in cerca di fortuna, anche l’artista conquista la sua, accompagnata dall’attivista e saggista russa Emma Goldman, con la quale instaura la sua prima relazione omosessuale. A Broadway l’attrice rappresenta le grandi opere di Ibsen e Cechov. Durante l’allestimento di Bella Donna di James Bernard, incontra l’attore Charles Bryant.
Nonostante i gusti sessuali dei due artisti prediligano la propria appartenenza di genere, i due vivranno insieme come coppia per oltre vent’anni, tenuti insieme da una profonda stima reciproca. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’olimpo dello star system incalza il clima antimilitarista e propagandistico, presentando pellicole come War Brides. Alla Nazimova, con la sua innata profondità, evidentemente segnata da un passato ostico, sembra essere la persona giusta per vestirne i panni. Il contratto che viene proposto dalla Metro Goldwyn Mayer all’artista è piramidale: 30.000 dollari a film.
Alla Nazimova e il Giardino di Alla
Conquistata anche la volta celeste dello showbiz, ad Alla Nazimova non rimane che votarsi al soddisfacimento di vizi e piaceri. Decide, così, di comprare una lussuosa magione con piscina a forma di Mar Nero e una vista mozzafiato sull’angolo tra la Sunset Boulevard e Crescent Heights, a Los Angeles. La proprietà, di 3 acri e arredata in stile spagnoleggiante, viene rinominata Il Giardino di Alla, parodiando il concetto spirituale di Giardino di Allah, luogo ascetico della cultura islamica che definisce il paradiso.
Nel Corano si legge di una struttura quadripartita, luogo ideale per sollecitare i cinque sensi. Ed è anche un po’ questo il simbolismo profuso nella dimora, nella quale l’artista organizza feste esclusive aperte solo alle donne. Valendosi anche di alcol e oppiacei, Alla Nazimova, nel suo Eden, dà libero sfogo a tutta la sua maliarda carica erotica, indirizzata in maniera esclusiva alle sue colleghe donne.
Il capolinea di una vita densa e piena
Gli ultimi anni, quella che fu una vessata bambina russa, li trascorre così, slegata da ogni vincolo parentale, distante dal genere che le ha rubato l’infanzia e possidente di celebrità, fama e una franchigia di indipendenza. Quando le sue fortune cominciarono a venir meno, Alla vende la residenza, trasformata poi in una sorta di resort-baccanale in cui si mescolano orge, alcol, droghe, prostituzione e soldi, tanti soldi. Attori del calibro di Ginger Rogers, Frank Sinatra, Greta Garbo, Marlene Dietrich, F. Scott Fitzgerald, a un certo punto sono tutti residenti del Giardino.
La Nazimova torna “a casa” nel 1941, dove una trombosi coronarica pone fine alla sua romanzesca e colma vita. È il 1945, muore sola e praticamente senza un soldo all’età di 66 anni. Fu una personalità complessa e, in buona parte, oscura quella di Alla Nazimova, che, negli anni della dissacrazione delle libertà lato sensu, ancora appestate da una morale conservatrice, sdogana il godimento, la perversione, la passione omosessuale. Viene commemorata, solo da una ristretta nicchia, in realtà, come icona gay ma fu anche, e soprattutto, la più grande interprete di Checov che la storia delle scene ricordi.