Alitalia: l’ennesima occasione persa del ministro Calenda

Nel suo intervento al meeting di CL a Rimini, il ministro Calenda, toccando il tema di Alitalia, ha confermato che non esistono proposte di acquisto per la totalità dei segmenti produttivi dell’Azienda, ma nel migliore dei casi, per parte di essa, mentre ha ribadito che l’obiettivo suo personale, evidentemente anche del governo, è quello di impedire che vengano impiegati altri fondi pubblici nel salvataggio della maggiore compagnia italiana.

Quindi, uno dei maggiori esponenti dell’attuale governo, non soddisfatto del doppio schiaffo appena ricevuto nella vicenda dei cantieri navali di STX e per la questione del controllo di Telecom da parte di Vivendi, perde l’occasione per fare una riflessione sugli interessi dell’Italia e dell’industria Paese e continua a proporre una politica di privatizzazioni e di svendita di pezzi del proprio patrimonio industriale, poco importa se questo comporterà ancora un disastro sociale.

Eppure da mesi gli studiosi ed esperti del settore stanno facendo emergere uno scenario ben diverso da quello descritto dal ministro: il mercato del Trasporto Aereo che vale quasi 29 miliardi di euro di cui solo un misero 15% va a imprese nazionali; mentre Alitalia incassa circa di 3 miliardi di euro ma nelle sue precedenti gestioni fatte dai “capitani coraggiosi” sono stati sperperati centinaia di milioni in spese fuori mercato e del tutto assurde.
In questo quadro è folle seguire la strada della vendita, peggio ancora se a spezzatino, in condizioni pessime e svantaggiose per l’Italia e i suoi lavoratori.

Per Calenda vale di più il ruolo di sentinella inflessibile all’ortodossia della concorrenza (che nessuno rispetta) piuttosto che affrontare l’evidente squilibrio di un mercato strategico che, se sanato, potrebbe generare reddito e occupazione. Sono cose di cui il Ministro evidentemente non ritiene ci sia bisogno.

Con l’intervento al meeting di Rimini, il ministro Calenda ha aperto le danze della fase decisiva nella vertenza sul futuro di Alitalia, servendo all’opinione pubblica l’ennesima ricetta simil liberista,  atta di slogan triti e ritriti senza alcuna visione strategica per il futuro industriale del settore.

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