Vale sempre il vecchio adagio: “mens sana in corpore sano”. E a contribuire al benessere psicofisico c’è senz’altro una sana alimentazione.
Questo vale sempre. Vale, tanto più, in presenza di patologie a carico della tiroide. Ebbene sì, una minuscola “farfallina” che, da sola, è come un direttore d’orchestra ed è naturalmente soggetta alla tipologia di alimentazione che normalmente seguiamo.
Perché ho definito la tiroide un direttore d’orchestra? Semplice! Questa ghiandola endocrina, da sola, è responsabile di numerose funzioni dell’organismo. Tra tutte, la principale è quella di regolatore del metabolismo. Ecco perché, in presenza di patologie tiroidee, è sempre bene stare sotto stretto controllo medico e aiutare l’organismo conoscendo maggiormente i cibi da prediligere e quelli da evitare.
Generalmente, si possono distinguere due principali disfunzioni a danno della ghiandola: l’ipertiroidismo, quando la tiroide produce più ormoni del necessario; l’ipotiroidismo, quando gli ormoni prodotti dalla tiroide non sono sufficienti al corretto funzionamento dell’organismo. Ci sarebbe poi un ampio approfondimento da dedicare alle tiroiditi autoimmuni, come la tiroidite di Hashimoto, ma ai fini di una corretta alimentazione che supporti il buon funzionamento della ghiandola è più che sufficiente la distinzione principale (iper/ipo).
L’ipotiroidismo insorge generalmente a seguito di una forte carenza di iodio e, al riguardo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva fornito le tabelle con i valori di riferimento per un appropriato consumo quotidiano di iodio (130-150 microgrammi per adulti; 250 microgrammi per donne in gravidanza; 90 microgrammi per i bambini; 120 microgrammi per gli adolescenti).
Quali sono i sintomi dell’ipotiroidismo? I più diffusi: la pelle molto secca, l’umore basso, insonnia, senso di stanchezza perenne, ciclo mestruale irregolare e doloroso, chili di troppo, caduta di capelli. In presenza di questi sintomi è bene rivolgersi a un endocrinologo e la terapia migliore, oltre a quella farmacologica a base di levotiroxina (il cui dosaggio corretto è prescritto dallo specialista) è la prevenzione, attraverso controlli periodici, esami ematici ed ecografie.
Possiamo aiutare la nostra tiroide a tavola, consumando alimenti ricchi di vitamina B. Tra le verdure e gli ortaggi, ne sono ricchi le barbabietole, patate, prezzemolo, fagioli neri, lenticchie, carote, bietole, funghi freschi, peperoni, zucchine e pomodori. Ci sono poi i cereali, tra i preziosi alleati della tiroide, tra cui: orzo, riso integrale, crusca, miglio, grano, avena, quinoa. Via libera poi a frutta fresca e di stagione (tra frutta e verdura fresca, si consigliano almeno 5 porzioni da assumere quotidianamente) e frutta secca, fonte di selenio, anche questo utile per un miglior funzionamento tiroideo. Oltre al selenio, anche l’omega 3 si attesta come valido alleato a tavola. Non solo pesci grassi, anche olio di lino e olio di canapa sono ricchi di questi acidi grassi essenziali. Da inserire nella propria dieta anche zenzero e curcuma, il cui potere antinfiammatorio è ormai noto.
Ci sono, poi, gli alimenti cosiddetti “nemici” della tiroide. Non perché siano nocivi in sé, quanto perché in un soggetto affetto da ipotiroidismo non aiutano la ghiandola per la loro tendenza ad aumentare il fabbisogno di iodio nell’organismo. Se non evitati, tali cibi sarebbero da consumare con moderazione. Quali sono? Iniziamo dalle bevande stimolanti perché ricche di caffeina, quindi caffè e cola. Tra le verdure da evitare – o da consumare con moderazione – ci sono le crocifere, come broccoli, cavolfiore o cavolini di Bruxelles. Ci sono poi soia e rape.
Da moderare anche l’assunzione di latte e latticini, oltre a carni e salumi, che rallentano notevolmente il metabolismo. No, inoltre, a tutti i cibi che contengono zuccheri semplici in eccesso, tutti gli alimenti eccessivamente lavorati e trasformati.
Sì, infine, a buone abitudini come attività sportive, mentre sarebbero bandite le cattive abitudini, fumo e alcol, che incidono negativamente.
Alessandra Maria