Alice Merlo, testimonial dell’aborto farmacologico, attaccata sui social e nella vita reale per una scelta personale. “Io ho abortito e sto benissimo”
È facile, se costretti a parlare di aborto, cadere nell’imbarazzo e nel disagio. Si presentano come automatiche idee di rimorso, indecisione, silenzi tra amici e familiari per una scelta legale ma non per questo giustificabile. È forse questo il motivo per cui Alice Merlo, testimonial dell’aborto farmacologico, ha ricevuto attacchi come minacce di stupro e di morte per la campagna che sostiene ogni giorno.
I primi passi
L’idea di un’azione di informazione sul tema è nato quando la donna ha deciso di interrompere la propria gravidanza, riscontrando problematiche di tipo logistico ed essendo consapevole dello stigma attorno al tema. Alice ha raccontato la propria esperienza tramite un post pubblico su Facebook, ricevendo subito appoggio e ringraziamenti. Accanto a questi, però, non sono mancati gli insulti.
Ho ricevuto tantissime offese come “putt**a assassina”. Ma fa più male il volermi imporre come dovrei sentirmi o lo spiegarmi che avrei ucciso mio figlio perché, secondo qualcuno, la vita è tale a partire dal concepimento e vale sempre, o ancora il sorbirmi le loro preghiere per me e la mia anima, il dirmi che legalizzare l’aborto è una follia quando è già legalizzato…
L’avvio della campagna assieme alla UAAR
Nonostante questo, la storia ha un lieto fine. L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) ha letto il post e contattato Alice, dando vita a una campagna informativa sull’aborto farmacologico di cui lei è poi diventata testimonial. L’attività di informazione e sensibilizzazione è adesso attiva in tutt’Italia grazie alla visibilità ottenuta nel tempo.
Mi aspetto un cambio di narrazione. Mi auguro che le persone si sentano più leggere, ascoltate, capite, rappresentate.
I problemi, però, non si limitano al livello ideologico e personale. È comune, durante un’esperienza di questo tipo, riscontrare difficoltà con i passaggi burocratici e tecnici, non ricevere appuntamenti precisi e respirare aria di sufficienza anche all’interno di una struttura come un ospedale. La testimonial ha raccontato tutto questo senza mai cedere di fronte alle minacce o agli insulti.
Alice Merlo è quindi una donna indipendente, serena, coraggiosa. Una combinazione che nell’era in cui l’aborto farmacologico è ancora un tabù non può andare a genio a tutti. La paura e lo sconforto sono però solo accessori se non si tratta di una donna, ma di tante donne capaci di comprendere e aiutarsi a vicenda.
Katherina Ricchi