Altro colpo dell’Algeria contro gli oppositori. Il 7 novembre è stata pubblicata la sentenza della condanna in contumacia per la fuga in Tunisia e poi a Parigi della giornalista e attivista Amira Bouraoui. Resta in carcere il giornalista Mustapha Bendjama, in sciopero della fame da più di un mese.
L’Algeria contro gli oppositori
La sentenza pubblicata la mattina del 7 novembre che dichiara la condanna, da parte del tribunale di Costantine, della giornalista e militante franco-algerina Amira Bouraoui, mostra ancora una volta una lotta continua dell’Algeria contro gli oppositori.
La sua condanna, insieme al non rilascio del giornalista Mustapha Bendjama, ricorda che l’Algeria è in mano a un regime antidemocratico. Una legge del codice penale punisce con la reclusione da 3 a 5 anni e/o con la multa “chiunque offende il Messaggero o il resto dei profeti, o si prende gioco di ciò che è noto della religione o di qualsiasi rituale dell’Islam, sia per iscritto, disegno, proclama o qualsiasi altro mezzo”.
Il verdetto del tribunale di Costantine in questo caso prevede: 6 mesi di reclusione per Mustapha Bendjama, già in custodia cautelare da febbraio e in sciopero della fame dal 3 ottobre e condanna a 10 anni in contumacia Amira Bouraoui con l’accusa di “uscita illegale dal territorio” per la sua fuga in Tunisia e poi a Parigi.
Chi è Amira Bouraoui
Amira Bouraoui ha subito gli effetti della lotta dell’Algeria contro gli oppositori. Lei è un medico di formazione, diventata conosciuta nel 2014 per il suo impegno nel movimento Barakat contro l’allora presidente Abdelaziz Bouteflika. Successivamente è entrata nel movimento di protesta Hirak, facendo sentire la sua voce per la democrazia attraverso la Radio M, privata e indipendente, di proprietà di El Kadi, ostile al regime e condannato a 7 anni di carcere.
Per Amira Bouraoui era stato dichiarato il divieto di lasciare il paese, ma il 3 febbraio scorso attraversò il confine algerino verso la Tunisia per poi da lì prendere un volo per Parigi. La fuga riuscì grazie anche all’utilizzo del passaporto della madre, Khadidja Bourdjiba. Questa fuga è scoppiata in una crisi diplomatica tra Francia e Algeria, con quest’ultima che ha accusato i diplomatici francesi a Tunisi di aver aiutato la fuga dell’oppositrice.
Il 31 ottobre si è tenuto il processo su questo caso, che, come abbiamo visto, ha emesso la vittoria dell’Algeria contro gli oppositori. Radio M ha annotato la versione dei fatti secondo le testimonianze degli accusati. La madre della militante franco-algerina, sotto controllo giudiziario dal 19 febbraio, ha dichiarato che aveva scoperto di aver perso il passaporto solo dopo la partenza della figlia e per questo ne ha denunciato lo smarrimento.
E Mustapha Bendjama?
Il giornalista Mustapha Bendjama è stato arrestato per l’amicizia con la militante Amira Bouraoui e per l’accusa di aver saputo da più di un anno delle sue intenzioni di lasciare l’Algeria. Questi, ovviamente, sono elementi inconsistenti per giustificare una detenzione, ma che rappresentano in pieno l’ingiusta lotta dell’Algeria contro gli oppositori. La sentenza del tribunale, dopo 8 mesi di custodia cautelare, ha previsto per Bendjama una pena di 6 mesi.
Per questa detenzione ingiustificata, il giornalista ha cominciato il 3 ottobre uno sciopero della fame dichiarando:
Lo sciopero della fame è l’ultima risorsa per protestare contro gli abusi, la violazione dei miei diritti e della mia dignità per otto mesi
Partendo dalle ingiustizie che sta vivendo il giornalista algerino, ma come lui sono tante le vittime della guerra dell’Algeria contro gli oppositori, si ricorda l’impegno di Amnesty International sul far luce su questa repressione del regime algerino, chiedendo più volte, attraverso petizioni, il rilascio immediato e incondizionato di coloro che sono detenuti arbitrariamente in Algeria.