Finalmente ce l’abbiamo fatta, la Alfa Romeo Stelvio è arrivata.
L’esemplare di Stelvio presentato era in versione Quadrifoglio: finiture esterne ed interne in fibra di carbonio, prese d’aria maggiorate, scarichi posteriori (4) inclinati
Alfa Romeo Stelvio – Dopo una gestazione degna della più letargica delle elefantesse, il tanto decantato, photoshoppato, chiacchierato, millantato Suv dell’Alfa Romeo è stato presentato al Salone di Los Angeles, nella versione destinata al mercato Usa (in fin dei conti Marchionne è da appena 12 anni che straccia gli zebedei con la storia del rilancio Alfa negli States) con la motorizzazione più performante, quel famoso 2.9 biturbo da 510 cv frutto di uno studio combinato Alfa-Ferrari-Maserati (vabbè, diciamo uomini FCA) che tanto ha fatto parlare di se sulla Giulia Quadrifoglio.
Si può dire che l’attesa ha dato i suoi frutti: la Stelvio è davvero una gran bella macchina: linea fortemente derivata dalla Giulia, specie sull’anteriore (in fin dei conti il telaio è il medesimo), volumi ben proporzionati ed armonici tanto da non sembrare far parte della tipologia di veicolo a cui appartiene, anche se le dimensioni (lunghezza 4.68m, larghezza 2.16m compresi gli specchietti, altezza 1.68m) sono tipicamente da Sport Utility Veichle medio (tanto per capirci, concorrente direttissima di Bmw X3, Audi Q5, Porsche Macan e Mercedes Benz GLC, solo per citare le prime della lista). Gli interni sono praticamente gli stessi della Giulia, dalla plancia, al volante, al sistema di infotainment Connect 3D Nav, di produzione Magneti Marelli (o meglio, quel che ne resta nei meandri FCA).
I motori noti, per ora, sono solo quelli destinati al Nord America: oltre al già citato 2.9 V6 biturbo della Quadrifoglio, è previsto un 2.0 benzina 4 cilindri Multiair da 280 cv. Trazione integrale Q4, che prevede in condizioni normali il 100% della coppia alle ruote posteriori (musica per le orecchie del vero Alfista), ed in condizioni stradali difficili il trasferimento della stessa fino al 60% alle ruote anteriori (mantenendo quindi, in ogni caso, il predominio dell’assale posteriore). Per entrambe le Stelvio, cambio automatico ad 8 rapporti, anche questo già visto sulla Giulia. Specifici per la versione più sportiva la modalità Race del selettore Dna, che accorcia i tempi di cambiata marcia a 150 millisecondi e lo Chassis Domanin Control, che gestisce la risposta del motore, trasmissione e sospensioni elettroniche in base ai dati forniti dai sensori.
Non resta che attendere il prossimo Salone di Ginevra per avere notizie dei motori Diesel (presumibilmente i 2.2 della Giulia), della trasmissione manuale e possibilmente dei prezzi e delle specifiche tecniche. Il parto della Stelvio è stato fatto, ma a quanto pare la gestazione ancora non è finita.