Alexei Navalny sotto processo: rischia 30 anni di carcere

Yulia Navalnaya accusa Putin

Alexei Navalny, l’oppositore numero uno di Vladimir Putin arrestato nel 2021 al rientro dalla Germania, dove era stato curato per avvelenamento, si trova nuovamente sotto processo: è accusato di apologia del nazismo di aver creato e finanziato una rete estremista. Rischia ben 30 anni di carcere.

Chi è Alexei Navalny ?

Alexei Navalny è il leader del partito “Russia del Futuro”, fondato il 19  maggio 2018, anno in cui Navalny  cerca di candidarsi alle presidenziali russe, venendo poi escluso sia dalla Commissione elettorale centrale russa sia dalla Corte suprema russa a causa di una condanna penale dovuta alle sue inchieste anti-corruzione a danni del  Cremlino.  Navalny, laureato in giurisprudenza, ha realizzato varie inchieste volte a smascherare le nefandezze del Cremlino, pubblicando report che provano in modo schiacciante la corruzione nella Russia di Putin. Inoltre, il leader di “Russia del Futuro” si è sempre esposto, pubblicando le sue inchieste  su piattaforme come Twitter e Youtube, canali  social che utilizzava anche per promuove le sue campagne e organizzare manifestazioni politiche. Particolarmente importante la sua  partecipazione alle  proteste innescate dalle notizie di brogli nelle elezioni parlamentari che hanno attraversato la Russia nel 2011/12.

Se questa breve biografia potrebbe far apparire Alexei Navalny come una figura esclusivamente positiva, quasi un eroe, bisogna sempre ricordare che la realtà è sempre più complessa di così. Facendo qualche passo indietro ed esaminando l’ascesa politica di Navalny prima che fosse conosciuto per la sua attività di inchieste anti-corruzione ed il suo attivismo nelle proteste del 2011/2012, non si può non notare il carattere controverso e spesso opportunistico delle sue scelte politiche.

Nel ’99 Navalny entra a far parte del piccolo partito Yabloko, un partito che offriva una piattaforma liberale di attivismo politico. Tuttavia, il partito non avrà un grande futuro e nei primi anni 2000 Alexei Navalny si avvicina sempre di più a posizioni nazionaliste, sostenendo l’immagine di una Russia etnicamente compatta, in diretta opposizione agli intenti putiniani di ricostruire un impero multietnico e multireligioso. Ѐ questo il periodo in cui, anche a seguito del sanguinario intervento militare russo in Caucaso e della conseguente ondata di terrorismo che investe Mosca, emergono per la prima volta le posizioni xenofobe e islamofobe di Navalny. Risale al 2006  la partecipazione di Alexei Navalny alla Russki March (Marcia Russa) di forze xenofobe dell’ estrema destra. L’anno successivo l’oppositore di Putin fonda il movimento patriottico Narod (Popolo); a questo stesso anno risale il video in cui Alexei Navalny parla degli abitanti musulmani del Caucaso settentrionale definendoli scarafaggi contro cui utilizzare la pistola. Inoltre, nel 2008, Navalny è protagonista di una campagna di supporto alle operazioni di guerra contro la Georgia, abbinando a ciò la richiesta di espellere di tutti i cittadini georgiani dalla Federazione Russa.

Insomma, appare chiaro che la lodevole attività di denuncia della Russia di Putin rappresenta solo un lato della storia e il leader del partito “Russia del Futuro” è una banderuola, pronta a cambiare direzione quando cambia il vento è che sembra avere come unico punto fermo l’opposizione a Putin.

L’avvelenamento e l’arresto nel 2021

A causa della sua attività di denuncia del Cremlino, il 20 agosto 2020 Alexei Navalny è vittima di un avvelenamento: dopo aver perso conoscenza in aereo durante un volo da Tomsk a Mosca, viene ricoverato in coma all’ospedale di Omsk. In seguito alle pressioni di Francia e Germania, il 22 agosto l’oppositore viene portato a Berlino, dove gli viene salvata la vita. Qui viene anche appurato che l’avvelenamento è stato causato dall’agente nervino novichok.

Nel gennaio 2021, Alexei Navalny  fa ritorno in Russia, dove viene immediatamente arrestato e portato nella colonia penale di Melekhov, a 250 km da Mosca; qui verrà poi condannato a scontare 12 anni con le accuse di frode fiscale e di violazione degli arresti domiciliari (che stava scontando al momento del viaggio da Tomsk a Mosca).

Alexei Navalny sotto processo

A distanza di due anni da quell’arresto, è proprio dalle carceri di Melekhov che il 18 giugno scorso Alexey Navalny ha lanciato una nuova campagna «contro la guerra e le bugie di Putin». Di questi giorni è anche la notizia che Alexei Navalny è sotto processo; il pretesto per tenerlo al fresco ancora una trentina d’anni è motivato da vaghe accuse di creazione e finanziamento di una rete estremista ed apologia  del nazismo. Come dichiarato dallo stesso Navalny, pare che i pubblici ministeri gli abbiano fornito ben 3.828 pagine che descrivono tutti i crimini che avrebbe commesso mentre era dietro le sbarre: «sebbene dalle dimensioni dei tomi sia chiaro che sono un criminale sofisticato e recidivo, è impossibile scoprire di cosa sono accusato esattamente».

Come se la situazione non fosse già abbastanza kafkiana, l’udienza si è svolta a porte chiuse; i giornalisti hanno potuto assistere solo da una stanzetta separata, dove è stata proiettata la diretta streaming del processo. La diretta risultava in pessima definizione e veniva interrotta da continui “problemi tecnici”, fin quando non è stato direttamente deciso di non proiettarla più per «ragioni di sicurezza».

Virginia Miranda

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