Alessandro ‘il moro’ De’ Medici: una questione di italianità

Alessandro ‘il moro’ De’ Medici, primo duca di Firenze, oscurato dalla grande Storia perché nero. Partorito da una donna mulatta, probabilmente una serva, il 22 luglio 1510, Alessandro è il figlio illegittimo di Lorenzo Piero De’ Medici (o di Giulio De’ Medici, poi Papa Clemente VII, secondo un’altra scuola di pensiero), nipote del Magnifico. La sua storia echeggia sino ai giorni nostri, in una società in cui vi è ancora il bisogno di stabilire chi sia un vero italiano.

Alessandro ‘il moro’ De’ Medici fu il primo duca di Firenze, eppure il suo nome sembra aver subito la damnatio memoriae nel corso dei secoliA supporto di questa tesi, basti pensare al posto riservato alle sue spoglie: sepolto insieme al padre,  né il suo nome né un’iscrizione vengono riportati per identificare la sua persona. Considerando il XVI secolo, non si può parlare di ‘Italia’ come oggi la conosciamo.  Tuttavia,  la storia di Alessandro ci porta a riflettere su una questione ancora attualissima ovvero quella della presunta legittimazione dell’italianità.

Il breve ducato

In seguito al Trattato di Barcellona tra Carlo V e papa Clemente VII, Alessandro ‘il moro’ De’ Medici ottiene il controllo di Firenze, ne diviene duca e sposa la figlia naturale dell’imperatore, Margherita. La città, non più una Repubblica, ritorna così sotto il controllo della casata medicea.  Il governo di Alessandro assume presto le sembianze di un principato. Educato secondo la cultura umanistica, ha contatti con celebri artisti del tempo, fra i quali Giorgio Vasari e Benvenuto Cellini, ai quali commissiona delle opere. Le fonti lo ricordano come un uomo dai molti vizi, sempre circondato da guardie, usanza poco gradita al popolo fiorentino.

Nel 1537, a soli ventisei anni, Alessandro viene assassinato da un lontano cugino, Lorenzino De’ Medici detto ‘Lorenzaccio’. Le cause dell’assassinio sono incerte, nonostante la nota rivalità tra i cugini.

Alessandro ‘il moro’ De’ Medici, una Storia a parte?

Detto ‘il Moro’. Cosa fa di noi italiani?  La cittadinanza? Neppure quella. Non importa quindi che tu sia cittadino italiano, che tu sia nato in Italia o che tu sia il duca di Firenze. Non importa se parli italiano, se vivi in Italia. Tutto questo non importa se è il tuo aspetto  a non essere ‘italiano’.  Questa è la realtà di oggi, la realtà che vuole i veri italiani giudici dell’italianità altrui, in cui si discrimina l’Altro in quanto non del tutto italiano. Come se, d’altra parte, esistesse il diritto di calpestare il suolo della ‘patria’, riservato solo a chi italiano lo è veramente.

E’ il 2021 quando un’attrice e regista afro-italiana scopre per caso la storia di Alessandro e, come afferma lei stessa, vi rivede la sua. Daphne Di Cinto, star della famosa serie Bridgerton, da’ così vita al cortometraggio ‘Il Moro’.  Vincitore del premio Miglior Cortometraggio Italiano Fabrique Du Cinèma nel 2021, il corto si propone di restituire memoria al Duca fiorentino e a tutte le persone nere, la cui storia non deve essere narrata a parte. 

Rievocando la sua vicenda personale, la regista afferma che “Crescere, dover giustificare il mio essere italiana era la norma“.  “Chi ha la ‘fortuna’ di avere la cittadinanza dalla nascita, ma ha tratti somatici non bianchi viene quotidianamente etichettato e trattato come straniero nella propria patria. Nel Paese che si ama [..] Il fatto è questo: esistiamo […] E i nostri tratti non ci rendono meno italiani di altri.”

La regista coglie perfettamente il nocciolo della questione. Di fatto, vive la dinamica italiano legittimo/illegittimo sulla sua pelle, non soltanto in senso lato e questo le permette di affermare, attraverso l’Arte, la totale infondatezza di questa becera retorica dell’italiano veroche non manca di una sfumatura di matrice prettamente razzista. Alessandro De’ Medici nasce a Firenze, conosce e promuove l’arte del Rinascimento.  Ha la carnagione scura e questo non lo rende in alcun modo meno fiorentino dei suoi concittadini.

Il senso di appartenenza ad una comunità non si decide per gli altri. Il senso di appartenenza è intimo e soprattutto, non ha nulla a che fare coi tratti somatici di ciascuno individuo. Il nostro sentirci italiani ci permette di stabilire chi altro lo sia o meno? Di istituire una gerarchia dai meno ai più italiani? Questa retorica sembra abbracciare un’idea di ‘purezza’ spaventosamente anacronistica.

Alessandro De’ Medici non è un’eccezione alla Storia, perché la Storia non dovrebbe avere una gerarchia interna e, soprattutto, non dovrebbe avere colore.

 

Alessandra Catalano

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