Alberto Savinio, noto pittore novecentesco di stampo surrealista-metafisico, nonché fratello di Giorgio De Chirico, fu anche un compositore musicale di pregio. Egli creò una corrente artistica denominata “Sincerismo”, in cui l’elemento musicale, repertorio pianistico, veniva costantemente accompagnato ad un balletto o opera buffa, accogliendo una poetica avanguardistica, di retrogusto russo.
L’artista soleva paragonare questa forma espressiva alla poesia di Apollinaire, suo fedele amico. L’intento artistico non risultava più essere narrativo e evocativo, ma verteva sull’accostamento di sonorità come sfondo al dramma. A suggello della creazione di tale movimento musicale, Savinio in data 24 maggio 1914 eseguì a “Soirèes de Paris”, un concerto di apertura al quale partecipò l’entourage intellettuale parigino tra cui Picasso, Picabia, Soffici, Archipenko. L’effetto della performance fu esasperato, il pubblico rimase stupito e confuso dal tipo di sonorità ascoltata. Il disordine nel prospetto armonico, “frottage musicali”, ritmati, commisti a voci, rumori.
Questa panoplia sonora era per Savinio il prospetto del reale, egli intendeva riprodurre la realtà e colpire l’orecchio pubblico. I brani vennero eseguiti con brutalità, veemenza al limite del parossistico, tesi ad acuire il senso drammatico della performance. Furono presenti punti di contatto con l’interpretazione futurista dell’assetto musicale, onnicomprensivo del reparto rumoristico costitutivo del reale, come i suoni della strada animata.
Incontro significativo per Savinio fu Francis Picabia, autore insieme ad Apollinaire del gruppo la “Section d’Or”. Il connubio artistico generò un progetto di lavoro teatrale con musiche di Savinio, scenografia di Picabia e testo di Apollinaire. Drammi grotteschi, con ironia esasperata, slanci provocatori, regime dell’assurdo dadaista. Purtroppo l’incedere del conflitto mondiale interruppe il fervore artistico e segnò il destino degli artisti: Picabia fuggì in America, Apollinaire si arruolò, e Savinio rimase in Francia abbandonando i suoi progetti musicali.
“Mi sono allontanato nel 1915, all’età di ventiquattro anni dalla musica, per paura… Per non cedere totalmente alla volontà della musica… Perché da ogni crisi musicale io sorgevo come da un sonno senza sogni… La musica è estranea al mondo dell’esperienza”.
Costanza Marana