“Le vittorie sono sempre il frutto di un lavoro, di un gruppo formato al quale si contribuisce come allenatore”, diceva Marcello Lippi. Le parole dell’allenatore della Nazionale campione del mondo 2006 descrivono al meglio la straordinaria stagione ducale 1998/1999 ed il lavoro di Alberto Malesani. Il tecnico veneto seppe sapientemente gestire uno spogliatoio con talenti del calibro di Gianluigi Buffon, Fabio Cannavaro, Lilian Thuram, Enrico Chiesa ed Hernan Crespo.
Al suo primo anno a Parma, Malesani conquistò una Coppa Italia contro la Fiorentina di Batistuta, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa. I ducali schiantarono l’Inter di Ronaldo, Zanetti e Bergomi in semifinale di Coppa nazionale e il Milan di Paolo Maldini in Supercoppa, dimostrando di essere una delle rose più forti dell’epoca. Abbiamo avuto l’onore di intervistare il Mister per ricordare quella stagione da sogno, dai campi della Serie A alla finale dello Stadio Lužniki di Mosca.
Quali emozioni risvegliano le immagini della notte di quel 12 maggio 1999 nel cuore di Alberto Malesani?
E’ sempre un’emozione incredibile pensare a quella finale e all’intero cammino che ci ha portato lì. Aver raggiunto un traguardo storico come la conquista della Coppa Uefa è stata la realizzazione di un sogno. Il tanto lavoro fatto durante l’anno e la professionalità dei giocatori e dello staff ha reso questo risultato ancora più bello.
Quali sono stati i momenti più significativi dello storico percorso europeo del suo Parma?
Ogni momento, episodio e partita, dai diciottesimi alla finale, è stato importante allo stesso modo. Per cultura e indole cerco di studiare e preparare ogni aspetto nei minimi dettagli per poi vederli realizzati sul campo. La mia precedente esperienza lavorativa mi ha aiutato molto in questo ed ho cercato di ricreare le stesse sinergie di un’azienda anche in squadra. Ogni passo del nostro cammino è stato frutto di tanto impegno e dedizione e si è rivelato fondamentale per la vittoria del trofeo. Per questo, non esiste un momento più significativo di un altro.
Come ha fatto a tenere unito e vincere con un gruppo composto da giovani talenti di prospettiva?
Non ci sono segreti né teorie specifiche. Ho sempre creduto e seguito le mie idee, cercando di coinvolgere i giocatori con entusiasmo e attraverso il dialogo. Dai campioni già affermati ai più giovani, tutti hanno lavorato sodo e hanno creduto nel progetto, e i risultati sono stati incredibili.
Qual è stato il giocatore che le ha dato, in assoluto, maggiore soddisfazione come allenatore?
Tutti mi hanno insegnato tanto, dai giovani del Chievo ai grandi campioni di Fiorentina e Parma. Non faccio distinzioni, perché in ogni esperienza, in Italia e all’estero, ho avuto modo di crescere molto, dal punto di vista sportivo ed umano, con tutti i giocatori che ho allenato.
Secondo lei, com’è cambiato il mondo del calcio nell’ultimo ventennio?
Il mondo del calcio si è trasformato molto negli ultimi anni. Il cambiamento è perfettamente normale e questo sport, in particolare, essendo l’espressione massima della vita normale, rende ancora più evidenti le novità. Se si pensa, ad esempio, all’introduzione di tecnologie e strumenti che facilitano la misurazione e l’analisi di ogni aspetto di gioco, ci si rende conto degli enormi passi da gigante fatti. Esattamente come in un’azienda, l’evoluzione è fondamentale per potersi migliorare sempre di più.
Cosa ha significato cambiare totalmente vita per un personaggio pubblico come Alberto Malesani?
Avendo iniziato la mia carriera professionale in una realtà aziendale, si può dire che sia ritornato alle origini. I ventisei anni nel mondo del calcio mi hanno insegnato tantissimo e, allo stesso tempo, mi hanno permesso di applicare ciò che avevo imparato dal lavoro in azienda. Devo molto alle mie figlie per essermi state vicine dopo il ritiro e per avermi accolto nel loro team.
Il trionfo europeo del Parma di Alberto Malesani in pillole
I trentaduesimi e la doppia sfida con il Fenerbahçe
Nello stadio Şükrü Saraçoğlu di Istanbul andò in scena il primo atto di Fenerbahçe vs Parma, valevole per i trentaduesimi di finale. Il calore del tifo di casa e l’imponente cortina di fumo rossa dei fumogeni dagli spalti spinse i turchi alla conquista di un’importantissima vittoria per 1 – 0 con l’incornata vincente di Viorel Moldovan. Al ritorno, però, fu tutta un’altra storia. I ragazzi di Alberto Malesani conclusero il primo tempo in vantaggio per 2 – 0 con l’autogol del difensore Saffet Akbas e il tap-in vincente di Hernan Crespo al 44′. Un gol nella ripresa di Baljić aveva riacceso le speranze turche, ma la rasoiata di Boghossian al 72′ rispedì il Fenerbahçe a casa.
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Le insidie di Cracovia e il “doppio” Zajac
Il gol di Enrico Chiesa dopo appena 2 minuti di gioco allo Stadion Miejski im. Henryka di Cracovia non bastò per evitare il pareggio nella gara di andata contro il Wisła Kraków. Il rigore in movimento del centrocampista polacco Tomasz Kulawik aveva infatti ristabilito la parità nella ripresa. Nella gara di ritorno al Tardini, un tiro al volo di Stefano Fiore aveva regalato il vantaggio ai ducali al 20′. Nei minuti di recupero del primo tempo, un autogol del difensore Zajac regalò il 2 – 0 al Parma. Il giocatore polacco segnò anche il gol del 2 – 1 al 92′ ma non riuscì ad evitare l’eliminazione del suo Wisła.
Gli Ottavi, i Rangers e l’eterno Balbo
Gli avversari del Parma agli ottavi erano gli scozzesi del Glasgow Rangers. La partita di andata, giocata nello spettacolare palcoscenico dell’Ibrox Stadium, finì in pareggio. Alla rete di Abel Balbo aveva risposto l’inglese Rodney Wallace dopo appena 9 minuti. La leggerezza difensiva che aveva concesso il pareggio agli scozzesi rischiava di pregiudicare la gara di ritorno in Italia, ma il Parma mostrò tutto il carattere e la grinta che Alberto Malesani era riuscito a dargli in appena un anno di lavoro.
Il primo tempo al Tardini era stato a favore degli ospiti che, approfittando di un errore in impostazione del difensore crociato Sensini, era andata in gol con il tedesco Jörg Albertz al 28′. A due minuti dall’inizio del secondo tempo, un cross geniale di Verón ed una sponda di testa di Chiesa avevano portato al tap-in vincente di Balbo. Al 64′, un missile di Stefano Fiore da fuori area aveva portato il punteggio sul 2 – 1 per i ducali. Quattro minuti dopo, il rigore trasformato dall’instancabile Chiesa sentenziò il definitivo tracollo dei Rangers.
Dall’incubo di Bordeaux al miracolo del Tardini
La gara d’andata al Parc Lescure aveva visto i padroni di casa in vantaggio per 2 – 0 dopo i primi 45′. Una perla di Pavon aveva mandato in gol Micoud di testa al 40′ e, dopo cinque minuti, l’autore del gol aveva servito un assist splendido a Wiltord. Il subentrato Hernán Crespo, però, con un tacco da fuoriclasse regalò ai ducali un importantissimo gol in vista della gara di ritorno.
Il match al Tardini fu da subito a favore dei padroni di casa, in vantaggio al 37′ e al 42′ con il tap-in vincente di Crespo e la rasoiata da fuori area di Chiesa. I francesi erano impauriti dall’incredibile grinta che la squadra di Alberto Malesani cacciava fuori in ogni partita decisiva. Il secondo tempo fu addirittura peggiore per il Bordeaux, con il rigore concesso da Saveljić e realizzato dal solito Sensini. Al 59′, una palla persa dai transalpini in fase d’impostazione regalò un contropiede micidiale a Chiesa che segnò il gol del 4 – 0. Sette minuti dopo, al termine di un’azione corale da manuale partita da Thuram, arrivò la doppietta Crespo. Il pubblico, incitato dal Mister, era in visibilio. Il sigillo finale alla partita e al passaggio del turno arrivò all’89’ con il rigore trasformato dall’onnipresente Balbo.
L’ultimo flamenco prima della finale
La semifinale d’andata andava in scena all’Estadio Vicente Calderón di Madrid ed Enrico Chiesa era pronto a brillare. Un suo sublime pallonetto, infatti, portò in vantaggio il Parma dopo appena 14 minuti di gioco. Il rigore di Juninho al 22′, che aveva ridato entusiasmo alla tifoseria dei colchoneros, fu vanificato dal raddoppio di Chiesa sullo scadere del primo tempo. Il definitivo 3 – 1 fu di Crespo con una semi-sforbiciata al 62′. I ducali erano ad un passo dalla finale di Mosca.
Il 20 aprile 1990 gli uomini di Malesani completarono l’impresa. Match subito a favore dei crociati, passati in vantaggio al 35′ con un’involata di Balbo. Al 63′, i colchoneros accorciarono su calcio d’angolo con il centrocampista Roberto. A riaccendere la tifoseria ducale, però, fu il solito Chiesa con un tiro imparabile da fuori area nei minuti finali. Un’altra notte magica del Tardini aveva regalato la finale a Gigi Buffon e compagni.
Il Parma di Alberto Malesani sul tetto d’Europa
Il 12 maggio 1999 si giocava la sfida più importante dell’anno in uno stadio che, ben nove anni più tardi, avrebbe incoronato Cristiano Ronaldo re d’Europa per la prima volta. Il Parma affrontava i francesi dell’Olympique Marseille che avevano eliminato il Bologna in semifinale. Il bomber Crespo portò subito in vantaggio i suoi con un delizioso pallonetto che mandò al bar il portiere Porato. Il raddoppio di testa di Vanoli non si fece attendere e permise ai ducali di chiudere la prima metà di gioco in vantaggio per 2 – 0. La tifoseria emiliana esplose con il gol di Chiesa che, dopo appena dieci minuti dall’inizio del secondo tempo, frantumò la porta e le speranze transalpine. Quattro anni dopo il primo storico trionfo europeo, il Parma si laureava campione d’Europa per la seconda volta al termine di un percorso straordinario.
Nell’attesa di scoprire l’esito della finale di Europa League di stasera, che potrebbe incoronare l’Inter di Antonio Conte, il Parma di Alberto Malesani rimane l’ultima italiana ad aver vinto questo trofeo.
Alessandro Gargiulo