Nell’ultimo anno, nella città scaligera, sono centinaia e centinaia gli alberi sradicati in nome del progetto filobus. Un progetto anacronistico e peraltro assai costoso.
A inizio giugno, inaspettatamente, il sindaco Federico Sboarina ha dichiarato di averci ripensato.
Sull’argomento, e su questo inspiegabile cambiamento di rotta, ci parla Tommaso Ferrari.
Chi è Tommaso Ferrari?
Sono un consigliere comunale di opposizione, appartenente al gruppo consiliare di Traguardi, un movimento civico nato a Verona tre anni fa e che si sta sempre più espandendo a Verona. Sono laureato in Ingegneria ambientale e lavoro in un’azienda che si occupa di consulenza energetico ambientale per imprese.
Come mai il tanto contestato progetto del filobus a Verona ha preso il via circa un anno fa, proprio mentre erano più forti le proteste ambientaliste?
Bisogna fare un po’ di chiarezza. Il progetto filobus nasce da lontano: è partito nel 2007, ma se consideriamo quanti anni sono che il Comune di Verona parla di trasporto rapido di massa, dobbiamo tornare a metà degli anni ’90, con la tramvia. Infatti, l’amministrazione Tosi, pensando il progetto tramviario come troppo impattante, ottenne dal Ministero il cambio di progetto da tram a filobus.
Durante le due amministrazioni targate Tosi, spesso si sono viste sui giornali locali pose di prime pietre.Ma, al di là di questi annunci, i lavori non sono mai cominciati.
Arriviamo quindi all’amministrazione Sboarina, a cui viene passata “la patata bollente”, in quanto l’accordo con il Ministero imponeva di cominciare i lavori.
Insomma, siamo di fronte a un progetto nato più di dieci anni fa; e che ora, per caratteristiche del mezzo, del tracciato e nei confronti delle innovazioni tecnologiche che nell’ambito dei trasporti si stanno evolvendo, non ha più senso.
Quello che manca a Verona è una politica complessiva sulla mobilità!
Sembrava che nulla potesse far cambiare idea alla Giunta comunale. Invece, a sorpresa, a inizio giugno 2020 il sindaco Sboarina ha fatto marcia indietro: sai dirci perché?
Attenzione: il sindaco ha espresso la volontà di fare marcia indietro, ma dobbiamo aspettare il responso dal Ministero, che non è ancora arrivato.
Tengo a sottolineare come la confusione da questo punto di vista sia massima: a dimostrazione di ciò, giorni prima della dichiarazione del sindaco sulla possibile marcia indietro, il presidente di AMT Barini, in una commissione consiliare, dichiarava come il progetto filava via liscio. Un piccolo esempio per dimostrare la totale assenza di strategia che contraddistingue il progetto filobus e questa amministrazione.
Una mancanza di strategia che costituisce un grave problema…
È chiaro a tutti come il filobus sia “un problema” per questa amministrazione; che non solo è in imbarazzo a portare avanti l’opera, ma che fino a ora non è stata capace di gestirla, soprattutto nella comunicazione ai cittadini sui cantieri e nella gestione degli stessi. La marcia indietro rappresenta una “fuga” tardiva da un progetto che giorno dopo giorno si scopre sempre più fallimentare.
Come si pone il Comune rispetto all’enorme quantità di alberi sradicati per fare posto al filobus?
Mi permetto anche qui di fare un passo indietro. Il problema non è il filobus che sradica gli alberi, ma una politica che nel concepire un’opera così importante non si pone nemmeno il problema degli alberi.
Guardate, questo io credo sia un tema anzitutto culturale, di una politica che sull’ambiente ha sempre investito poco o nulla. Occorre fare un salto di qualità: sul tema specifico bastava pensare PRIMA agli alberi che potevano essere coinvolti nel progetto, evitarne il taglio e, dove necessario, obbligarsi a una ripiantumazione degli stessi, magari in maggiore quantità. Manca uno sguardo complessivo, questo è il vero problema.
Oltre agli alberi sradicati, quali danni, a livello ambientale e di esborso economico, sono stati provocati dai lavori finora fatti per il filobus?
A livello economico l’esborso è quello concordato con il Ministero per il cofinanziamento dell’opera. Come dicevo prima, però, non metterei le opere di trasporto pubblico contro l’ambiente, credo sia una prospettiva sbagliata. Che l’opera sia vetusta, concepita male e inefficace siamo d’accordo, ma a Verona, così come in altre città italiane, serve investire in trasporto pubblico locale, infrastrutture viabilistiche, affinché vi siano alternative vere ed efficaci al trasporto privato con la macchina.
In relazione all’ambiente o alla riduzione del traffico cittadino, in che modo si sarebbero potuti utilizzare meglio quei soldi?
Non è tanto un problema di soldi, qui il problema è politico. Scusate se ritorno spesso su questo punto, ma è determinante. I soldi contano, eccome, ma è la visione globale della città che serve anzitutto per capire dove fare gli investimenti.
Serve una pianificazione complessiva e la volontà politica di impiegare soldi pubblici in mobilità sostenibile. Le alternative sono molte, ma l’errore è pensare che il problema sia l’opera in sé. Il problema è che non esiste un piano. Speriamo che il PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile), che tarda ad arrivare, possa essere una svolta, ma non ho molta fiducia in merito.
Che tu sappia, il sindaco Sboarina ha già in mente un’alternativa per risolvere questo pasticcio?
Sento sparate ogni giorno. Ripeto, serve serietà nel concepire un sistema complesso come la mobilità cittadina. Gli autobus full electric possono essere un’alternativa, ma, attenzione, serve pensare e progettare attentamente le infrastrutture di ricarica collegate. Ripeto, serve uno sguardo complessivo.
La riduzione del numero di alberi mette a repentaglio la possibilità di vita sulla Terra
Dalla nostra incapacità di guardare oltre il presente.
Dobbiamo tutti ricordare che i vegetali, alberi compresi, sono fondamentali per la vita sulla Terra: oltre a essere una fonte irrinunciabile da un punto di vista alimentare, sono preziosi per lo stoccaggio del carbonio, per la regolazione del ciclo idrico e per ridurre la presenza di anidride carbonica in atmosfera.
E pure un abbellimento non indifferente al grigiore delle nostre città.
Claudia Maschio