In un periodo di grande confusione ideale, in cui una campagna elettorale incarognita nei toni agita retoriche contrapposte utilizzando tragedie come bandiere, è fondamentale studiare con onestà la storia, per evitare la dinamica profetizzata da Marx in una celebre sentenza:
“La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.
In questo senso, più che tomi traboccanti di dati, probabilmente l’immediata testimonianza fotografica può essere, soprattutto, per le giovani generazioni, un più efficace strumento per destare la consapevolezza di ciò che è stato, affinché mai più si ripeta.
Al termine del binario: Auschwitz (LINEA Edizioni) è un documento profondamente toccante, una testimonianza iconografica, di livello, di tutto ciò che è possibile visitare attualmente nel luogo ormai divenuto sinonimo universale di orrore e barbarie.
Gli autori sono il fotografo Aldo Navoni e la scrittrice Federica Pozzi, il primo noto per i suoi scatti sull’aspetto classico e moderno di Venezia, la seconda insegnante e letterata molto attiva in ambito sociale e culturale.
I due autori uniscono i loro talenti nel racconto delle sensazioni e delle riflessioni nate dalla visita comune presso il campo di sterminio.
La desolazione e l’orrore gridano ancora dalle scarne immagini, i testi accompagnano senza inutile enfasi il racconto fotografico.
Come riferito dagli autori in una dichiarazione ad Adnkronos: “Visitare Auschwitz e fare questo lavoro è stato per noi non solo un viaggio nella Storia con la S maiuscola ma anche l’occasione per un’importante riflessione personale che ci ha portati a studiare quanto accaduto nel campo di Auschwitz e negli altri lager nazisti in Europa. La nostra riflessione si è via via spostata dal luogo all’uomo. Le immagini realizzate si pongono quindi come ponte fra la storia e le storie, fra ieri e oggi”.
Un testo ideale per le scuole, poiché la spettrale evidenza dell’orrore passato è ben più esplicita che migliaia di discorsi.
Vorremmo concludere questa segnalazione con le parole indimenticabili di Elie Wiesel:
“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.”