Di Arianna Talamona
L’altro giorno stavo andando a fare la spesa con il mio compagno, un momento di vita normalissimo, quante volte siamo andati a fare la spesa nella nostra vita?
Ma per chi come me, affronta la routine quotidiana su una carrozzina, non è sempre così normale: c’è spesso qualche difficoltà, qualcuno che ti guarda troppo, qualche problema tecnico, ma anche qualcuno che ti aiuta o che ti fa delle domande interessanti.
La scorsa mattina ho sperimentato entrambi i piatti della bilancia: appena arrivata al supermercato mi sono imbattuta in un parcheggio per disabili, già in numero minore rispetto ai posti non dedicati, che era stato utilizzato come deposito per la neve spalata da qualche addetto ai lavori. Ovviamente il fastidio è stato tanto, così come il senso di impotenza per dover combattere ogni giorno contro due nemici che ci sono sempre ma non si vedono: pregiudizio e indifferenza.
Penso che chi fa questo genere di errori non abbia mai avuto esperienza con una persona disabile, probabilmente le ha viste solo da lontano, non ci ha mai parlato.
Perché altrimenti non si spiegherebbe come si possa fare una cosa del genere se in minima parte si è a conoscenza delle necessità di una persona disabile e quello che un parcheggio riservato rappresenta per lei.
Di contro, facendo la spesa, sono passata dal reparto giocattoli e ho visto, in mezzo a tutte le altre bambole, una Barbie in carrozzina. È stata la prima volta che l’ho vista dal vivo e trovarla così, per caso, in mezzo a tutte le altre, mi ha quasi commosso. La bambina che c’è in me ha avuto un tuffo al cuore: “Allora ci siamo anche noi”.
E penso a quanto mi avrebbe fatto bene, da piccola, avere una Barbie in carrozzina con cui giocare, per poter sapere che non ero sola e che era una cosa normale, come per ogni altro tipo di bambola.
All’esterno del supermercato che vende la versione di Barbie in carrozzina, il parcheggio per disabili è occupato da cumuli di neve. Come è possibile che ci siano contraddizioni così sostanziali, mi chiedo.
Stiamo veramente facendo passi avanti per quanto riguarda il disability bias? Stiamo veramente cambiando la mentalità delle persone o alcune novità che ci propongono tra gli scaffali dei supermercati sono solo trovate commerciali che forse fanno anche comodo all’azienda?
I punti sociali fanno bene a tutti.
Io non sono una persona cinica, anzi, penso di essere piuttosto romantica: credo nei miei sogni e credo che si possano realizzare con tanto impegno e pazienza.
Credo che le buone azioni vengano ricompensate. Credo che tutti possano fare qualcosa di meraviglioso nella propria vita.
Credo nel modello sociale della disabilità: la disabilità è un costrutto sociale, nel momento in cui la società sarà in grado di fornire servizi adeguati per garantire le esigenze delle persone disabili, allora la disabilità non esisterà più.
Sono diverso da te se per camminare uso una carrozzina? Sono diverso da te se per scendere da un piano all’altro uso l’ascensore e non le scale? Sono diverso da te se in un supermercato posso fare la spesa in modo autonomo e tu neanche ti accorgi che esisto?
Ecco, la disabilità non esisterà più nel momento in cui nessuno ci noterà quando conduciamo la nostra vita, perché la società sarà stata in grado di integrarci completamente, di soddisfare le nostre necessità e renderci anonimi.
Impossibile? Utopia? Per me è lecito sognare.
E sono convinta che, se avessi potuto parlare con chi ha combinato quel pasticcio depositando cumuli di neve sul parcheggio per disabili, avrei potuto spiegare il problema e lui/lei avrebbe capito e non lo avrebbe fatto mai più.
Arianna, io al tuo posto avrei fatto foto del montarozzo nevoso e avrei cercato il capo negozio per sensibilizzarlo perché comunque è responsabile dell’organizzazione del lavoro del centro vendita. Spero che tu l’abbia fatto, perché la rivendicazione in calce al tuo contributo sull’integrazione ha senso se tu in primis, ti senti integrata e libera di far valere i tuoi diritti. Buona vita.