Se dovessimo stilare la categoria dei “Cattivi” del nostro tempo, avremmo a disposizione una lunga lista di uomini semidei.
Al-Baghdadi è morto il 27 ottobre scorso. Ancora si discute sulle prove certificate del DNA che conferirebbero validità alla notizia. Ma il Presidente Trump ha dichiarato certa la dipartita dell’ultimo Califfo dell’Isis. Carica che Al-Baghdadi aveva assunto per proclamazione, ma di una ristretta cerchia di fedeli. Il titolo di Califfo risale infatti al 2014, anno in cui fu proclamato lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, meglio conosciuto come ISIS, sorto tra l’Iraq nord-occidentale e la Siria orientale.
Forse non è trascorso ancora abbastanza tempo perché si cominci a parlare di Al-Baghdadi come si è parlato di Adolf Hitler. Eppure gli accostamenti tra ISIS e Nazismo sono stati all’ordine del giorno fin dalle prime avvisaglie terroristiche dello Stato Islamico. Tuttavia le storie degli uomini che in questo millennio hanno causato la morte e il terrore per intere popolazioni sono spesso tralasciate e ancora non si avverte la narrazione cosciente che possa rendere queste figure accessibili.
Osama bin Laden ad esempio, è ormai parte dei nostri ricordi più bui, non già come un personaggio storico però, ma più come un vecchio fotogramma sbiadito. Il doppio effetto della spettacolarizzazione della realtà ci ha indotto a credere vita ciò che uno schermo trasmette. Allo stesso tempo, poi, ci siamo ritrovati a immaginarla (la vita) estremamente lontana, non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Le vicissitudini dei grandi nemici dell’Occidente invece, sono all’origine dei recenti atti, e vanno dritti al cuore del male nel nostro tempo.
Nei primi anni Novanta si condusse quella che fu definita la prima guerra in mondovisione. Il 16 gennaio 1991 segnò l’inizio dell’operazione Desert Storm e l’attacco della coalizione guidata dagli USA ai danni dell’Iraq di Saddam Hussein. Nell’agosto del 1990 le forze armate dell’Iraq avevano invaso il piccolo emirato arabo del Kwait, alleato americano. Ad un imposizione di ritirata emanata dagli USA l’allora leader assoluto dell’Iraq Saddam Hussein rispose negativamente, sancendo l’inizio della fine del suo potere mai messo in discussione fin dal 1979.
Di fatto il regime di Saddam crollò con la seconda guerra del Golfo che vide la coalizione anglo-americana invadere l’intero Iraq nel 2003. Il dittatore venne condannato a morte e giustiziato da un tribunale speciale iracheno nel 2006, anche in questo caso, in mondovisione.
Saddam Hussein fu un capo politico assurto al potere come vice presidente mediante un colpo di Stato del Partito Baʿth in Iraq. Succeduto al suo predecessore secondo dinamiche ancora poco chiare, fu responsabile dell’ammodernamento del proprio paese durante gli anni ’80. L’intenzione di costituire uno Stato laico e avanzato si accompagnò alla nazionalizzazione dell’industria petrolifera e all’abolizione del latifondo. Misure di stampo prettamente socialista che permisero all’Iraq una crescita sostanziale seppur non priva di risvolti oscuri. Alla sua morte, nel 2006, si stimò che Saddam Hussein fosse responsabile della morte di circa 250.00 iracheni. Tramite il rafforzamento dell’esercito e dei servizi segreti ai suoi ordini diretti, il leader assoluto condusse una strenua caccia agli oppositori politici sfiorando e a tratti compiendo vere e proprie pulizie etniche.
La storia del grande predecessore di Al-Baghdadi per senso di continuità, invece, ha origini totalmente differenti. Osama bin Laden, formatosi nelle più prestigiose università dell’Arabia Saudita, visita da adolescente anche l’Inghilterra e il College di Oxford. Nel 1979 si unisce alle forze mujaheddin in Pakistan per combattere contro l’Unione Sovietica. Sono ormai risaputi i rapporti intercorrenti tra i ribelli pakistani e gli USA rifornitori di armi e munizioni. Osama contribuisce alla causa islamica anche con ingenti finanziamenti, appartenendo a una famiglia di miliardari. Le gesta dello sceicco combattente rendono il suo ritorno in Arabia Saudita un trionfo. Tuttavia, e qui la storia si intreccia con quella di Saddam Hussein, gli idilli si infrangono quando, per difendere dei confini arabi da una possibile invasione irachena nel 1990, i reali pensano di invocare l’aiuto statunitense. Osama non approva la scelta saudita e comincia a diventare un forte oppositore politico della famiglia reale.
È in questo periodo che si colloca ufficialmente la nascita di di al-Qāʿida, l’organizzazione terroristica che si assumerà la responsabilità degli attacchi dell’11 settembre 2001. Alcuni dati riguardanti le riunioni segrete del comando ribelle in Pakistan, tuttavia, individuerebbero la fondazione dell’organizzazione già a partire dagli ultimi anni ’80. La macchina del terrore finanziata e organizzata dallo sceicco miete vittime tramite attentati di vario genere, difficilmente prevedibili e dalle ripercussioni devastanti, dando di fatto origine al terrorismo contemporaneo.
L’anno della morte di bin Laden per mano delle forze speciali statunitensi, coincide con la dipartita della massima autorità della Libia, Mu’ammar Gheddafi. Il Colonnello, fregiatosi durante la vita di numerosi altri epiteti, arrivò alla guida della Libia nel 1969 a seguito della rivoluzione che vide crollare il governo del re Idris I. Gheddafi resterà al potere per più di 40 anni, conducendo una politica in principio estremamente ostile all’Occidente e agli USA in particolare. La sua interpretazione del socialismo e del panarabismo non lascia spazio alle opposizioni e spesso i fili delle intercettazioni riguardanti gli atti terroristici in Europa conducono al Colonnello. È il caso, ad esempio, dell’aereo passeggeri esploso nel 1988 sopra la cittadina scozzese di Lockerbie, il più grave attacco terroristico mai avvenuto prima dell’11 settembre.
Dopo un riavvicinamento alla Nazioni Unite e all’Occidente in generale, nel 2011 la Libia entra in una fase di tragico conflitto civile. È qui che la storia di Gheddafi si allaccia a quella di Al-Baghdadi. Sconfitto e barricato nella sua città natale, Sirte, il Colonnello viene braccato e torturato dalle forze ribelli, appoggiate da USA e Francia, che mettono fine alla sua vita con un colpo di pistola. Con il crollo del regime di Gheddafi la Libia sprofonda in uno stato di profonda confusione da cui ancora oggi non sembra riuscire ad emergere. Sono due i governi, uno a Tripoli e l’altro a Benghasi, ma solo il primo è riconosciuto a livello internazionale. Sullo sfondo di interminabili lotte intestine tra tribù e gruppi rivali, ha preso piede lo Stato Islamico sotto la guida del Califfo Al-Baghdadi, ulteriore elemento di disordine e morte.
Tutti loro, dal primo all’ultimo, hanno goduto dell’affabulazione di interi gruppi sociali e religiosi che ancora oggi stentiamo ad ammettere e riconoscere. Spesso raggiungendo lo status di vere e proprie guide messianiche, i portatori di sterminio hanno incarnato le tensioni sotterranee di un mondo che ha vissuto negli ultimi decenni il capovolgersi a moti alterni di regimi di ogni sorta. Le loro storie si toccano e si richiamano, costellate dalle innumerevoli tragedie e dai ruoli spesso ambigui che l’Occidente ha giocato.
E la lista dei cattivi, non termina certo, purtroppo, con il Califfo.
Paolo Onnis