“I’d Blush if I could”. “Se potessi, arrossirei”: così l’Unesco ha deciso di chiamare la nuova pubblicazione sulla gender equality nel mondo della tecnologia.
Il report prende il nome dalla risposta di default di Siri, l’assistente vocale di Apple, agli insulti degli utenti e nasce da una collaborazione tra la Germania e la “EQUALS Skills Coalition”, un insieme di patner privati e pubblici che incoraggiano l’impiego di donne nel settore scientifico e tecnologico.
In occasione della Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza di lunedì scorso, il Capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha definito vitale per il raggiungimento degli SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile adottati dall’ONU nel 2015, implementare il numero di donne e ragazze nel mondo scientifico.
Secondo l’Unesco, il pregiudizio di genere nel momento dell’intelligenza artificiale, è il risultato di “forti squilibri e differenze tra uomo e donna nel settore tecnologico, scientifico ed educativo”.
Lo studio incoraggia gli sviluppatori di software a smettere di impiegare voci femminili di default, programmandole invece per biasimare eventuali insulti sessisti e linguaggi.
Di pari passo, si richiede l’adozione di politiche di informazione ed educazione scolastica che rendano le donne consapevoli dei possibili risvolti lavorativi nel mondo dell’intelligenza artificiale.
Ad oggi, la percentuale di ricercatrici e programmatrici impiegate nei team di sviluppo delle AI è circa il 12%, delle quali solo il 6% sono sviluppatrici di software. Solo il 30% delle ragazze sceglie percorsi di studio scientifici post diploma.
Su 120 paesi analizzati nello studio “Cracking the code”, si evidenzia come in Asia e nei Paesi Arabi, i risultati delle ragazze in matematica e scienze siano decisamente migliori rispetto ai coetanei uomini.
L’approccio all’istruzione, la scelta di professori di sesso femminile negli istituti , il contesto socio culturale della famiglia di origine influenzano l’attitudine e la predisposizione delle ragazze verso lo studio di materie scientifiche.
“AI obbedienti e compiacenti stanno entrando nelle nostre case, macchine ed uffici” riferisce Saniye Gülser Corat, Direttore della Gender Equality all’Unesco “la loro sottomissione programmata influenza il modo in cui le persone interagiscono con le voci femminili e influiscono sul modo in cui le donne rispondono all richieste e si eprimono.
Per cambiare rotta, dobbiamo prestare molta più attenzione a come, quando e se le intelligenze artificiali ricevono un’impostazione di genere e, ancora più importante, a chi siano coloro che attribuiscono un genere alle stesse.”