Dance or Die – Danza o Muori
Qualcuno lo conosceva già, altri hanno avuto il piacere di vederlo per la prima volta nel salotto di Fabio Fazio ( lo scorso 10 dicembre) e, successivamente, nello show di Roberto Bolle, andato in onda lo scorso primo gennaio su rai uno; stiamo parlando di Ahmad Joudeh: il ballerino ventisettenne siriano la cui storia ha fatto stupire, commuovere e anche discutere.
Sì, discutere: immaginate un bambino di 8 anni, nato in un campo profughi vicino a Damasco, che scopre di amare incondizionatamente la danza. Come vi sareste comportati se quel bambino fosse stato il vostro? Cresciuto in una famiglia normale, in una casa normale? Probabilmente avreste assecondato la sua passione, divertendovi e aiutandolo a nutrirla. Ad Ahmad non è successo nulla di tutto questo.
Quando il padre si è accorto che la passione del figlio era la danza, gli ha vietato ogni contatto con quel mondo.
Ma Ahamad non c’è stato, non l’ha accettato. Nonostante il padre lo picchiasse ripetutamente, arrivando anche a bastonargli le gambe, Ahmad non si è mai rassegnato.
Se per accantonare un sogno, infatti, basta un pizzico di volontà e presa di coscienza, per spegnere una passione non ci sono soluzioni che tengano.
Non servono a nulla le botte, non servono a nulla le minacce di morte da parte dell’Isis. Quando balla Ahmad si sente libero e poter scegliere chi essere e cosa diventare è un privilegio che pochi hanno la fortuna di avere. Ahmad è uno dei pochi fortunati. Decide, per questo motivo, di immergersi totalmente in un ballo: fatto di coraggio, furore, rischio e passione.
Oggi ha 27 anni Ahmad e una scritta tatuata sul collo che parla per lui “Danza o muori”: 3 parole che non fanno una frase ma hanno la forza di raccontare una persona. Una persona che ha sfidato famiglia, califfato, minacce di morte per continuare a fare l’unica cosa che lo ha fatto e lo fa sentire libero tuttora: danzare.
Una passione che non è passata inosservata
Ahmad ha iniziato a riprendere e pubblicare le sue esibizioni, per lo più sullo sfondo di una Siria in fiamme, prima su You Tube e poi su Instagram. Proprio grazie a queste immagini si è guadagnato un numeroso seguito di followers che hanno tentato di entrare insieme a lui nel vortice di quelle acrobazie, di quei movimenti fluidi e perfettamente sincronizzati che fanno venire voglia di muoversi anche al meno ispirato.
Non lo sapeva Ahmad, ma le vere sorprese dovevano ancora arrivare.
Il primo a notarlo è stato Roozbeh Kaboly, giornalista olandese che ne ha fatto un documentario.
Dopo, nel 2016, il giovane ha potuto accogliere- direttamente dal direttore del Dutch National Ballet di Amsterdam- una proposta che attendeva e sognava: volare nella capitale con un passaporto da rifugiato politico e poter finalmente vivere per il ballo.
Non ci credeva e non ci crede ancora Ahmad. E a chi gli chiede, oggi, perché si sia tatuato “Danza o muori” proprio sul collo, non esita a rispondere
l’ho fatta in quel punto perché è lì che gli esecutori dell’Isis tagliano le teste, è un segno di protesta.
Dalla Siria all’Italia, dai video su You Tube al ballo con Roberto Bolle
Il primo gennaio scorso Ahmad ha potuto danzare con il suo idolo, su un vero palcoscenico, in prima serata.
Sullo sfondo, le note emozionanti di “Inshallah” di Sting e il fiato sospeso degli spettatori. Ahmad ha danzato in maniera impeccabile, nonostante l’emozione visibile a occhio nudo.
Per 11 anni, ogni sera ho guardato i suoi video su YouTube, avevo le sue immagini come desktop del computer. Quando è entrato nella stanza sono scoppiato a piangere. Lui è il mio modello, mi ha ispirato in tutto quello che ho fatto
Le minacce dell’Isis, le botte del padre sembrano ricordi lontani, anche se sono trascorsi solo pochi anni.
Per loro è intollerabile che un musulmano possa decidere da solo cosa vuole essere. Ma il vero Islam è un’altra cosa. E’ la libertà di scegliere
E Ahmad oggi ha scelto. Ha deciso di continuare per la sua strada, perdonando il padre, godendosi questa meritata felicità e sperando -un giorno- di "tornare in Siria, nella mia Siria, e danzare. In pace".
La passione è la forza che lega le teste
Danza o muori: lo stesso principio che ha mosso Philip Mosley- colui che ha ispirato il personaggio di Billy Elliot -quando ha scoperto che la felicità consiteva nell’indossare le scarpette da ballo e non i guantoni da boxe; Danza o muori: il principio che ha permesso a Misty Copeland- nata a Kansas City, cresciuta in una famiglia poverissima e con “un fisico non adatto”- di aggiudicarsi il titolo di “prima ballerina di colore della scala”. Sicuramente vicende diverse da quelle di Ahmad ma analoghe nel movente: la passione per la danza.
La passione: questo il fil rouge di queste e tante altre storie. La passione che
“lega le teste e da spirito e luce a corpi noiosi”
per usare una frase della canzone di Biagio Antonacci.
La passione: l’unica forza in grado di passare sopra tutto, anche quando passare sopra tutto può significare morire. Dance or Die.
Francesca Conti