Alhaji Turay, 22 anni, originario della Sierra Leone non ruba, non spaccia, non prende 35 euro al giorno, non è un clandestino, lavora ed è nero. Questa notte un gruppo di ragazzi ha sfondato la porta della casa in cui dorme da custode di alcuni impianti sportivi del Comune di Trepuzzi, nel Leccese.
Uno del branco è entrato, ha preso una sedia e lo ha colpito urlando “bastardo di un nero”. Mentre fuori gli amici ridevano e urlavano tornatene in Africa.
Alhaji è riuscito a fuggire dalla finestra e a nascondersi nel boschetto dietro casa. Mentre sentiva le urla:
“Vai via nero, questa non è casa tua, vattene in Africa”.
Alhaji ha atteso nascosto come una preda che il branco andasse via. Poi ha chiamato alcuni amici italiani. Sono arrivati i carabinieri e un vigilante. Si è recato in ospedale da dove lo hanno dimesso con una prognosi di 20 giorni. Ha sporto denuncia in stazione, a Campi Salentina, ed è dovuto tornare a casa scortato dai militari.
E’ la seconda volta che ad Alhaji accade qualcosa del genere. A ottobre era già stato aggredito da un branco di ragazzini del posto. A bastonate. Così come accaduto ad altri due extracomunitari nella vicina Brindisi in quelle settimane. Anche loro lavoratori, non clandestini, non mantenuti da nessuno se non dal loro lavoro.
Quindi no: non è un problema di clandestinità, di 35 euro al giorno, di sicurezza, di costi dell’accoglienza. No. E’ solo frustrazione di menti deboli e manovrabili, aizzate e manipolate da uomini più grandi e più potenti di loro, che hanno bisogno di quest’odio per mantenere i propri ricchi stipendi pubblici e le loro potenti poltrone. E’ solo questo. E’ sempre stato solo questo.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.– Primo Levi –