Davide Feltri, controllore di Trenord, si è inventato tutto: non è mai stato accoltellato da un immigrato dopo avergli chiesto il biglietto. Si è inferto la ferita da solo, accusando il nero cattivo di turno. Il razzismo lo ha portato fino a questo punto: colpirsi con una lama di 11 cm fino a trapassarsi la mano da parte a parte.
Una storia verosimile
La sua storia sembrava credibile. Un giorno di servizio come tanti altri sul treno Regionale Trenord partito alle 7 da Piacenza e diretto a Milano Greco Pirelli. Il controllore svolge il suo servizio come al solito, chiedendo ai viaggiatori di mostrare il biglietto convalidato.
All’altezza di Santo Stefano Lodigiano (Lodi) la normalità si interrompe. In una carrozza è presente un uomo di colore, che reagisce male alla sua richiesta ed estrae un coltello, con il quale cerca di colpirlo all’addome. Il capotreno riesce a difendersi e rimane ferito soltanto a una mano, mentre l’africano riesce a darsi alla fuga.
Una realtà ben diversa
Niente di ciò che ha raccontato il controllore è accaduto. Davide Feltri si è inventato tutto: le immagini delle telecamere lo hanno incastrato. Il primo campanello di allarme che qualcosa non tornava è stato dato involontariamente proprio dal capotreno. Subito dopo la presunta aggressione ha pubblicato su Facebook la foto che ritraeva la sua mano con il coltello conficcato (come se dopo aver rischiato la vita il primo pensiero fosse quello di ricevere dei like).
La Scientifica dopo aver analizzato le diverse immagini e averle confrontate con il suo racconto, ha smascherato le sue bugie. Il controllore è andato in bagno, ha tirato fuori il coltello che aveva preso dalla cucina di casa sua e si è colpito. Dopo è uscito, ha sbloccato le porte della carrozza per escogitare una via di fuga per l’aggressore inventato e alla stazione successiva ha chiesto soccorso e si è fatto trasportare in ospedale.
Le accuse contro il controllore
Il comportamento del controllore è gravissimo e non rimarrà senza conseguenze. Al momento è accusato di interruzione di pubblico sevizio, di calunnia e di simulazione di reato. Trenord ha intimato il silenzio a dirigenti e dipendenti, ma la sorte del capotreno appare ormai chiara: l’azienda lo licenzierà e gli chiederà il risarcimento per l’interruzione di servizio e per lo sciopero proclamato dai sindacati per solidarietà.
Tentativi di giustificazione
L’atteggiamento del capotreno è stato determinato certamente dalla grande esasperazione e dalle minacce ricevute sul posto di lavoro da immigrati che reagiscono con toni intimidatori.
Ha dichiarato Pietro Foroni, consigliere regionale lodigiano della Lega Nord. Una giustificazione solo in minima parte accettabile. Le condizioni di sicurezza devono sicuramente migliorare per chi lavora sui treni, ma pensare che a non comprare il biglietto e ad essere violenti siano solo i neri invasori è forse troppo ottimistico. I casi in cui un immigrato aggredisce un controllore diventano subito virali, ma se a commettere reato è un italiano, per qualche strana ragione, la nazionalità non viene scritta e la notizia non interessa a nessuno.
Camilla Gaggero