L’aggressione a Lavapiés da parte della Policía Nacional, avvenuta venerdì 29 marzo e denunciata da Serigne Mbayé, deputato del partito Podemos all’Assemblea di Madrid e attivista per i diritti umani, ha scatenato l’indignazione della classe politica spagnola, come riporta El Pais. L’episodio di violenza, condiviso da Mbayé su X, è avvenuto ai danni di due uomini neri, disarmati al momento dell’aggressione.
Nel video incriminato vengono ripresi due agenti di polizia che utilizzano la forza fisica e il manganello di ordinanza per immobilizzare i due uomini, impedendogli di difendersi dalle percosse subite. La denuncia di Mbayé ha causato l’avvio di un’indagine del Ministero dell’Interno spagnolo.
L’abuso da parte della polizia ai danni di due uomini neri disarmati divide la politica in Spagna
«Per quanto tempo andrà avanti? Qual è la giustificazione per un’azione così violenta? Le molestie e la violenza della polizia a Lavapiés non hanno nome». Questa è la didascalia del video condiviso da Serigne Mbayé sulla piattaforma X, in cui denuncia l’abuso da parte della polizia spagnola ai danni di due uomini neri disarmati.
Per giustificare il violento intervento, la Policía Nacional ha diffuso un comunicato in cui afferma che i due uomini fermati stavano partecipando ad una rissa e avevano mostrato un «atteggiamento aggressivo» nei loro confronti. A sostegno di questa tesi si è aggiunto il sindacato di polizia Sup, che si è adoperato per difendere gli agenti coinvolti nell’episodio, affermando che le immagini diffuse sarebbero «incomplete».
Anche il sindaco di Madrid, José Luis Martínez-Almeida, ha dichiarato di avere «totale fiducia nelle Forze di Sicurezza dello Stato» e che bisogna usare cautela «fino a prova contraria» prima di pensare ad eventuali conseguenze, come riporta El Pais. Un’altra opinione hanno invece i residenti del quartiere, che secondo i media locali assistono sistematicamente agli interventi discriminatori della Policía Nacional nei confronti delle persone nere.
L’aggressione a Lavapiés da parte della Policía Nacional è un colpo al cuore della multietnicità di Madrid
Per i madrileni, Lavapiés rappresenta l’anima della città: il quartiere è infatti il luogo dove si incontrano le diverse culture derivanti dalle migrazioni umane. Musicisti del Senegal, barbieri dal Marocco, fruttivendoli del Bangladesh e madrileni autoctoni da generazioni sono solo alcune delle persone che convivono in una delle zone più vive e caratteristiche di Madrid.
In totale, sono 88 le differenti nazionalità che coesistono a Lavapiés e il risultato di questa multietnicità è un insieme di variopinte situazioni multiculturali. Ad esempio, la metà di giugno si tiene il festival Bollywood, in cui si celebra la cultura indiana e nel sobborgo ci sono anche delle aree dedicate ai luoghi di nascita dei suoi diversi abitanti, come Chinatown o Africa e India.
Anche l’arte e le attività sociali sono parti integranti della vita del quartiere, dove sono state valorizzate le aree in deterioramento nell’ottica di una rivalutazione del patrimonio artistico, culturale e sociale di Lavapiés. Dall’arte street-style agli spazi dedicati ai bambini, il sobborgo conta anche più di 70 teatri per ogni tipo di intrattenimento. A questo punto, sembra ovvio che lo stile di vita degli abitanti del barrío è incentrato sull’inclusione e sulla valorizzazione delle differenti culture ed etnie. Così, l’aggressione a Lavapiés da parte della polizia, a detta dei cittadini non un caso isolato, sembra quasi lo specchio di una società contemporanea sempre più smembrata tra valori inclusivi e valori divisivi.
Proteggere o attaccare, qual è il ruolo delle forze di polizia?
Come ben sappiamo, la violenza della polizia non è un caso spagnolo, ma è un fenomeno affermato a livello globale, quotidianamente vengono riportati episodi di violenza, discriminazione e abuso di potere da parte delle autorità che invece dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini.
Prendiamo come esempio l’Italia, dove le violenze perpetuate nei confronti di manifestanti minorenni accompagnano i gesti eroici delle persone che sono veramente mosse da quella che dovrebbe essere una vocazione, ma che in realtà si trasforma in un’occasione per esercitare il potere e le vittime sono sempre le minoranze. Oltre ai comuni i cittadini, i primi ad indignarsi per questo comportamento dovrebbero essere i colleghi delle forze dell’ordine che ogni giorno rischiano la vita per garantire la nostra protezione.
Il ruolo ricoperto da ogni tipo e grado di forze dell’ordine è onorevole e deve essere rispettato, il fatto che il disonore venga proprio da chi indossa la divisa è una mancanza di rispetto nei confronti dello Stato e merita non solo la disapprovazione dell’opinione pubblica, ma soprattutto lo sdegno di tutti quegli ufficiali che lavorano duramente e rischiano ogni giorno la vita per onorare il ruolo che ricoprono. Al contrario, invece di essere lodati si trovano, loro malgrado, vittime dei sentimenti d’odio collettivo che questo clima repressivo sta generando nei liberi cittadini.
Questo circolo vizioso rappresenta un pericolo per il benessere di tutti, le continue escalation di violenza e i sentimenti di odio che stanno intossicando una società globale già in estremo disequilibrio si accostano, in modo decisamente paradossale, a quella consistente fetta di cittadini di tutti i Paesi che invece crede nella pace, nell’uguaglianza e nel libero arbitrio, valori che sono già stati dichiarati pilastri fondamentali nelle civili società contemporanee.
Comunque, il fatto che sia stata avviata un’indagine dopo l’indignazione dell’opinione pubblica sul caso è la dimostrazione che ad unirsi e a lottare, prima o poi l’attenzione si ottiene, è l’indifferenza davanti agli abusi e alle ingiustizie il vero ostacolo al cambiamento.
Aurora Colantonio