Ageismo e longevità: il paradosso della più subdola delle discriminazioni

Ageismo

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Kane Tanaka: addio alla donna più anziana del mondo

Oggi in Giappone è deceduta la donna più vecchia del mondo. Kane Tanaka, nata nel 1903 nel dipartimento di Fukuoka, è morta alla veneranda età di 119 anni. Lo scettro di persona più anziana del mondo passa adesso dunque alla religiosa francese Suor André, di un anno più giovane di Kane Tanaka.

Il segreto della longevità in Giappone

Non è un segreto che l’età media si piuttosto alta nell’isola nipponica. Ma qual è il segreto della longevità dei giapponesi? Tra i motivi della lunga vita della popolazione di questo paese c’è sicuramente l’alimentazione sana e variegata. Ma influiscono sulla lunga vita dei giapponesi anche la regolarità nei controlli medici e la buona accessibilità ai servizi sanitari, oltre che i progressi della tecnologia medica.  Kane Tanaka, ad ogni modo, ha avuto una vita piuttosto regolare. Ha avuto quattro figli e ne ha adottato uno. Partiti i figli e il marito per la guerra con la Cina, ha preso in gestione il chiosco di noodle di famiglia e negli anni successivi ha lavorato lì. La sua vita si è dispiegata lungo tutto il novecento, assistendo all’evolversi di eventi storici e politici, a due guerre mondiali e a tre pandemie. Chissà se Kane Tanaka ha avuto modo, durante gli ultimi quarant’anni della sua lunga vita, di sperimentare discriminazioni legati alla sua età.

Ageismo: un fenomeno paradossale per chiunque non sia immortale

Persone così longeve rappresentano, senza volerlo, pezzi di storia dell’umanità. È inevitabile non riconoscere la loro testimonianza come esempio imperituro di esperienza e memoria storica. Rispettare la saggezza, la conoscenza e la tempra degli anziani dovrebbe venire spontaneo alle generazioni più giovani. Tuttavia, non è sempre così. Il commosso riconoscimento a Kane Tanaka e agli altri centenari del pianeta, non sempre ha riscontro presso il comune sentimento verso gli anziani e la longevità nelle società avanzate. Il fenomeno è paradossale, considerando che, gli anziani del futuro saranno proprio c oloro che oggi sono giovani.

Ageismo: cos’è e come funziona

Per ageismo si intendono le forme di discriminazione nei confronti di una persona in base alla sua età, qualunque essa sia. Si può parlare di ageismo in ambito lavorativo quando si tende a riporre poca fiducia in una persona per via della sua giovane età, presumibilmente latrice di impreparazione e inesperienza. Tuttavia, questo fenomeno ha avuto modo di manifestare le sue più odiose dimostrazioni proprio negli ultimi difficili anni. La pandemia infatti ha evidenziato come questa forma discriminatoria si scagli oggi contro una fascia generazionale specifica: quella degli anziani. Non solo: essa appare molto più sedimentata nel nostro impianto culturale di quanto siamo disposti ad ammettere.

Ageismo e pandemia

In questo difficile periodo storico, l’ageismo si dimostra particolarmente aggressivo nei confronti delle fasce d’età più avanzate. E purtroppo non sarà facile per queste generazioni riprendersi dagli effetti delle discriminazioni ageiste. I pregiudizi basati sull’ageismo emersi durante la pandemia non accennano a sbiadire nemmeno di fronte alla freddezza di dati schiaccianti. Gli ultrasessantacinquenni hanno pagato il prezzo più pesante in termini di perdite per coronavirus con picchi del 92% di mortalità in Francia, seguita dal 90% in Svezia e l’89% nel Regno Unito. E tuttavia il bias cognitivo che nutre questo fenomeno è alla base del pensiero che, nelle fasi più acute del sovraffollamento degli ospedali, ha portato il Governatore della Liguria a sostenere pubblicamente che gli anziani fossero “non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”. Benché da più parti censurato per la sua bassezza, il tweet di Giovanni Toti ha effettivamente espresso ciò che in moltissimi inconsciamente pensano.





Il bias cognitivo alla base dell’ageismo

L’ageismo è alla base della stessa distorsione cognitiva che ha fatto sì che, ad inizio pandemia e ancora oggi, la parola “anziano” sia associata a “fragile”. E il passo che conduce da fragile a inutile, e infine a “sacrificabile” è breve. Nella ricerca di un malcapitato contro cui puntare il dito, la popolazione anziana è apparsa come un ottimo capro espiatorio. Tuttavia, questo è solo un aspetto del problema. La popolazione anziana è infatti attaccata sui fronti più disparati. In molti penseranno immediatamente alle pubblicità delle varie creme antirughe e di altri prodotti contro i segni del tempo. Pubblicità rivolte per lo più a donne anziane, che quindi subiscono un doppio livello di discriminazione.

Ageismo nascosto: oltre il mito dell’eterna giovinezza

Tuttavia l’ageismo non manca di manifestarsi in altre forme meno evidenti. L’old bashing condanna la difficoltà degli anziani nell’adoperare dispositivi elettronici. La parola “pensionato”, nel frattempo, stigmatizza la popolazione inattiva non appena uscita dal circolo capitalista della produzione. L’ageismo tiene banco anche nei discorsi sulle tasse e sui contributi. Di fronte all’l’invecchiamento delle nostre popolazioni, infatti, avanzano anche i discorsi circa l’ingiustizia, nel sistema pensionistico, di aliquote contributive ingiustamente alte. Talmente frustranti sono divenute le molteplici manifestazioni dell’ageismo che, per contrastare questo fenomeno, il quale no gode nemmeno di un riconoscimento formale, è nato il movimento #OldLivesMatter. Come qualunque pregiudizio, anche l’ageismo è una trappola mentale che si attua in totale contraddizione con il buon senso. A pensarci bene, infatti, l’ageista che sarà abbastanza fortunato da invecchiare, potrebbe essere l’anziano discriminato di domani.

 

Irene Tartaglia

 

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