Afrodita: racconti, ricette e altri afrodisiaci di Isabel Allende

Cosa può risvegliare l’interesse per la vita, dopo un duro lutto? Lo mostrò Isabel Allende, in seguito alla perdita della figlia. Paula (1995) è la memoria romanzata di quel dolore. Afrodita (1996) è un ritorno alla gioia. Il sottotitolo recita: Racconti, ricette e altri afrodisiaci.

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Un’odalisca dipinta da Mariano Fortuny (1865 ca.).

La sensualità non è solo un fatto materico, di passiva “caduta”: è fatta anche di spirito, ovvero volontà e intelligenza. Eppure, l’Animale che è in noi può salvarci, quando lo spirito ha esaurito la propria forza. E ridare esca a quella volontà e a quell’intelligenza.

 

L’opera nacque come un gioco letterario con l’amico  Robert Shekter, che creò le illustrazioni.

 

“Mi pento delle diete, dei piatti deliziosi rifiutati per vanità, così come mi dolgo delle occasioni di fare l’amore che ho lasciato perdere per occuparmi di lavoro arretrato o per virtù puritana. Passeggiando per i giardini della memoria, scopro che i miei ricordi sono associati ai sensi. Mia zia Teresa, che andò trasformandosi in angelo e morì con embrioni d’ali sulle spalle, è per sempre legata all’odore di pastiglie alla violetta […] Quarant’anni più tardi seppi che questo era il marchio di Giuseppina Bonaparte, che confidava ciecamente nel potere afrodisiaco di quel fugace aroma che tanto improvvisamente assale con un’intensità quasi nauseabonda, quanto scompare senza lasciar tracce per tornare in seguito con rinnovato ardore. […] Nel Tantra, filosofia mistica e spirituale che esalta l’unione degli opposti su tutti i piani, dal cosmico al più infimo, e nella quale l’uomo e la donna sono specchi di energie divine, viola è il colore della sessualità femminile, per questo l’hanno adottato alcuni movimenti femministi.” (Isabel Allende, Afrodita. Cuentos, Recetas y Otros Afrodisíacos, Barcelona 2012, Debolsillo, 9^ edizione, p. 10. Traduzione nostra)

 

È un buon assaggio di quest’opera, che spazia disinvoltamente dall’autobiografico all’erudito, dal filosofico all’ameno. Oltre a Isabel e a Shekter, hanno collaborato Panchita Llona (per le ricette) e Carmen Balcells (agente letteraria e appassionata di cucina).




 

Parlare di storia della sessualità significa ricordare i trucchi ingegnosi di Cleopatra o del Casanova, così come parlare di tabù e del senso del peccato – fino all’estremo di consumare il matrimonio attraverso un buco a forma di croce ritagliato nella camicia da notte (cfr. op. cit., p. 14).

 

E l’arte di narrare? Un racconto coinvolgente (e breve, per non rischiar di “spegnere” l’atmosfera) può sollecitare i sensi. La stessa Allende costruisce intorno a questo fatto una sua raccolta di novelle, Eva Luna racconta (1989).

 

“Se ci nutrissimo solo di frutti di bosco e copulassimo con innocenza di conigli, ci risparmieremmo tanta letteratura su questi temi, milioni di alberi sfuggirebbero alla fatalità di convertirsi in carta e i sette peccati capitali non includerebbero la lussuria e la gola, aumentando così in modo significativo il numero di anime in Paradiso. Ma la natura ci ha dotato (o ci ha maledetto) con un cervello insaziabile, capace di immaginare non solo ogni sorta di pietanze stupefacenti e varianti amorose, ma anche le colpe e i castighi corrispondenti.” (Op. cit., pp. 28-29).

 

Dunque, ecco la cucina divenire parte integrante della seduzione. L’autrice racconta dell’episodio in cui consigliò al figliastro come fare colpo su una ragazza tramite i fornelli: annunciarle che avrebbe cucinato per lei e scegliere ingredienti esotici facili da combinare. Falafel e shish kebab, per esempio. Soprattutto, durante la cena, apprezzare le decorazioni della tavola, ascoltare musica e rilassarsi. Senza fretta.

 

Dal gusto all’olfatto, il passo è breve. Gli odori agiscono potentemente sulla psiche. Fra gli altri passi citati in Afrodita, lo dimostra bene una novella della dama giapponese Onogoro (fine X sec.): una signora, per vendicarsi dell’amante infedele, lo invitò a farsi cospargere di profumi. Con sapiente scelta degli aromi, riuscì a indurre in lui un soffocante senso di colpa, finché non fu il fedifrago stesso a pregarla di troncare la sua vita. Di profumi si può morire… E ciò in base alla filosofia dello Yin e dello Yang, in cui l’eccesso di un aspetto (es.: un aroma stimolante) si converte nel suo contrario.

 

Alla vista bisogna concedere la propria parte, ma mai commettere l’errore di svelare troppo. Il mistero e l’affabulazione ci vogliono. Lo sapeva bene la danzatrice Lola Montez (1821-1861), che inventò la propria leggenda anche grazie alla propria capacità di giocare col velo degli indumenti  – sostiene la scrittrice (p. 59).

 

Però, nell’eccitare il desiderio femminile, parrebbe più importante l’udito. La Allende lo mostra con una storia di sussurri incantatori e parole ammalianti, vissuta da una sua amica in Egitto, nel 1990… Ecco l’importanza della parola, dello spirito.

 

Con questi sussurri incantatori, salutiamo anche voi lettori. Il mondo di sensi aperto da Afrodita merita di essere esplorato per intero. Senza fretta.

 

Erica Gazzoldi

 

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