Nel cuore di un Afghanistan sotto il controllo dei Talebani, il diritto all’educazione delle donne è diventato un atto di resistenza. La lotta per la dignità e la libertà delle donne, per troppo tempo soffocate dalla violenza e dalla repressione, si gioca oggi in ambienti clandestini, dove le attiviste e le associazioni come Rawa organizzano corsi di formazione per le ragazze e lavorano per mantenere viva la speranza. La scuola, così come l’arte, la musica e l’espressione personale, sono diventati simboli di una lotta che sfida la brutalità di un regime fondamentalista.
Dal ritorno al potere dei Talebani nel 2021, la situazione in Afghanistan si è rapidamente deteriorata. Le restrizioni imposte dal regime hanno ridotto le donne a mere ombre, costrette a vivere nella sottomissione assoluta. Per loro, il semplice atto di essere visibili nella società è diventato un crimine. Le ragazze sono escluse dal sistema scolastico non appena raggiungono i 12 anni, mentre le donne adulte sono vietate dal lavorare, in particolare negli uffici pubblici, e da qualsiasi tipo di espressione che non rispetti i rigorosi dogmi imposti dai Talebani.
«Le donne devono coprirsi completamente, non possono uscire senza essere accompagnate da un uomo», racconta S., attivista afghana che lavora incessantemente con il gruppo Rawa, l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne in Afghanistan, fondata nel 1977 da Meena, uccisa dieci anni dopo per il suo attivismo. «Non possiamo fare sentire la nostra voce. Le autorità hanno approvato leggi che vietano alle donne di cantare e di apparire in pubblico», aggiunge.
Le violazioni dei diritti umani sono quotidiane: donne vengono arrestate, torturate, e in alcuni casi uccise, per aver cercato di sfidare l’autorità dei Talebani. La resistenza, per chi lotta, è spesso una questione di sopravvivenza. «Molte ragazze scompaiono, e quando vengono rilasciate, alcune di loro si suicidano», continua S. con un tono che tradisce la fatica e la disperazione.
L’istruzione come strumento di liberazione
In un contesto così oppressivo, le scuole clandestine sono divenute un atto di sfida. Organizzare lezioni private, nascosto dalle autorità, è diventato l’unico modo per resistere. Le attiviste di Rawa e altri gruppi stanno cercando di colmare il vuoto lasciato dalle istituzioni, garantendo alle ragazze e alle donne un’educazione di base che li aiuti non solo a svilupparsi come individui, ma anche a comprendere i propri diritti. Le lezioni, che vanno dalle materie scientifiche alla storia, sono progettate per far crescere una consapevolezza sociale che possa alimentare una nuova generazione di donne capaci di lottare per la loro libertà.
«L’istruzione è ciò che i Talebani temono di più. Se le donne sono educate, possono educare le generazioni future e contribuire al cambiamento della società», spiega S.. La paura che le donne possano unire le loro forze e creare un movimento di resistenza è una delle principali ragioni per cui il regime ha proibito loro l’accesso all’istruzione. Ma nonostante le minacce, le attiviste non si arrendono. Ogni lezione, ogni libro segreto trasmesso da mano a mano è un atto di ribellione contro il sistema talebano.
Il lavoro di Rawa: una resistenza silenziosa
Rawa, che ha operato fin dai suoi primi giorni come un’organizzazione di resistenza contro l’oppressione, ha sempre cercato di dare voce a chi non ha voce. Le sue attiviste, impegnate nella clandestinità, utilizzano i social media come mezzo per documentare le violazioni dei diritti umani e per diffondere informazioni sulla realtà dell’Afghanistan. Il lavoro di raccolta delle testimonianze, la denuncia dei crimini attraverso video e immagini, spesso filmate clandestinamente sotto il burqa, è fondamentale per mantenere viva l’attenzione internazionale.
Le attiviste di Rawa non solo combattono contro la repressione politica e culturale, ma sono anche attivamente impegnate nell’aiutare le persone più vulnerabili. «Organizziamo attività educative per le donne, portiamo aiuti sanitari e pacchi alimentari nelle zone più povere e remote», spiega S.. L’obiettivo è creare una rete di solidarietà che possa sostenere le persone che soffrono sotto la giunta talebana.
Una lotta quotidiana: la speranza è nella solidarietà internazionale
S. e le sue compagne non sono sole. La comunità internazionale gioca un ruolo cruciale nel supporto alla lotta delle donne afghane. L’appello è chiaro:
«Non dobbiamo dimenticare l’Afghanistan. Non possiamo permettere che la comunità internazionale normalizzi il regime talebano. Se lo facciamo, stiamo legittimando l’oppressione. La libertà delle donne e il futuro del nostro paese dipendono dalla solidarietà globale».
Ogni piccolo gesto, ogni parola di condanna contro le atrocità commesse dai Talebani, ogni pressione politica per non riconoscere il regime, contribuisce a mantenere accesa la speranza. S. e Rawa sanno che la strada è lunga e piena di pericoli, ma non si arrendono. «Resistere è l’unico modo per cambiare. E insieme, possiamo farlo», conclude con determinazione.
La situazione in Afghanistan: un futuro incerto, ma non privo di speranza
Seppur l’Afghanistan sembri essere stato dimenticato dalla comunità internazionale, le donne come S. continuano a lottare ogni giorno per la loro libertà. La resistenza, incarnata nelle scuole clandestine e nei gruppi di attiviste, è una testimonianza della forza incrollabile di chi si rifiuta di soccombere alla barbarie e all’ignoranza. Nonostante il buio che ha avvolto il paese, la luce della speranza resiste, alimentata dalla volontà di chi crede che l’istruzione e la solidarietà siano le chiavi per un futuro migliore.