Afghanistan: repressione, regressione, incoerenza

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Afghanistan: repressione, regressione, incoerenza

Le gravi violazioni dei diritti umani continuano senza sosta, con regressione e repressione, soprattutto contro le donne e le minoranze in un Afghanistan già dilaniato dalla guerra.

In Afghanistan il tempo agisce come una clessidra: ogni giorno sembra rappresentare un granello di sabbia in meno nell’ambito dei – calpestati – diritti delle donne. La popolazione femminile, nonostante le proteste internazionali, è sempre più oppressa e priva di dritti civili, bandita dalla vita pubblica.

La continua repressione da parte dei talebani avanza costantemente con nuovi divieti, le ci violazioni sono perseguite severamente.  Nell’ultima di una serie di interruzioni dei media in Afghanistan, il nuovo bersaglio è stata la stazione radio “Sada- Banwan”, con sede nella provincia di Badakhshan a nord di Kabul. Le autorità hanno chiuso l’emittente indipendente gestita in maggioranza da donne. Una misura draconiana che si aggiunge alle restrizioni imposte nei mesi scorsi dal governo talebano.

La chiusura di Sadia-Banowan, avvenuta il 1° aprile 2023, è solo l’ultima di una serie di repressione verso i media in Afghanistan. E’ l’ultimo attacco ai diritti delle donne da parte dei talebani, poiché alle stesse è già stata preclusa la maggior parte dei lavori e dell’istruzione oltre la prima media. La decisione è stata presa dalle autorità dei Ministeri dell’Informazione e della Cultura e del Vizio e della Virtù.




“Sada- Banwan”, che in Dari significa “La voce delle donne”, nata a Faizabad nel nord-est dell’Afghanistan, pare che abbia ripetutamente violato leggi e regolamenti dell’Emirato Islamico. Tale violazione si rifà alla trasmissione di musica durante il mese del Ramadan. Apertamente smentita dal capo dell’emittente, Najia Sorosh, per la quale tale chiusura non era necessaria.

Non esiste un divieto ufficiale sulla musica, ma l’ascolto di musica, durante il Ramdan, è considerato haram (proibito) nell’Islam.  Ad annunciarlo è sto Moezuddin Ahmadi, Direttore talebano per l’informazione e la cultura nella provincia di Badakhshan. Affermando che l’emittente rimarrà chiusa per un periodo di tempo imprecisato.

La fine di dieci anni di trasmissione?

La voce delle donne è l’unica stazione radio indipendente gestita da donne del Paese, trasmette da dieci anni nel profondo Afghanistan, privata della libertà di espressione, dove sei degli otto dipendenti sono donne. In onda sull’etere afghano ha resistito alle varie forme di oppressione e repressione e al ritorno al potere dei talebani. Nonostante la repressione della libertà di stampa da parte dei talebani, seguita delle restrizioni su media e sul giornalismo, la stazione radiofonica ha continuato a funzionare con dipendenti di sesso femminile.

Najia Sorosh, la direttrice della stazione, ha confutato le accuse dei talebani secondo cui la stazione radio avrebbe infranto leggi e regolamenti negando che ci fosse stata alcuna violazione. E affermando che la chiusura era un complotto elaborato. Una contraddizione che spera di far sentire a livello internazionale. Se non altro per avvertire. Come, durante il loro precedente governo alla fine degli anni ’90.Quando i talebani hanno bandito la maggior parte della televisione, della radio e dei giornali nel Paese.

Najia Sorosh, la direttrice della stazione, ha confutato le accuse dei talebani secondo cui la stazione radio avrebbe infranto leggi e regolamenti negando che ci fosse stata alcuna violazione e affermando che la chiusura era un complotto elaborato.

Dopo l’interruzione temporanea da parte dei talebani, la radio riprende le trasmissioni in Badakhshan, ma a quali condizioni?

Moezuddin Ahmadi avrebbe sostenuto la possibilità che l’emittente radiofonica “rimettesse in onda” se, e solo se, avesse dato la garanzia “di accettare la politica dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan e di non ripetere questa offesa”. Un ritorno che potrebbe essere fondamentale per la libertà di espressione, la più abusata ormai da quasi due anni, dei cittadini afghani.

L’Afghan Journalist Safety Committee, un’organizzazione di vigilanza afghana che promuove la sicurezza dei giornalisti e la libertà di stampa e che è stata coinvolta nella mediazione per la riapertura dell’emittente, ha accolto con favore la ripresa delle trasmissioni.  A seguito degli sforzi di advocacy di AJSC, la radio Sadia-Banowan ha ripreso le sue trasmissioni. Il capo dei media si è ora impegnato a seguire la politica di trasmissione del gruppo.

La repressione talebana colpisce anche i negozi di musica e gli internet cafè nella provincia occidentale di Herat.

I talebani hanno imposto nuove restrizioni alle attività commerciali nella provincia occidentale di Herat. Fonti locali di Herat riferiscono che il Ministero talebano per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio ha dichiarato illegali, in questa provincia, gli internet caffè e i negozi di musica.

A Hast-e Subh lo scorso 12 marzo sono stati chiusi tutti gli internet caffè, etichettati come una perdita di tempo e con un impatto negativo sulla mentalità dei giovani. E, soprattutto, contro la sharia islamica. Secondo le statistiche, a Herat operavano oltre un migliaio di internet cafè, che fornivano sostentamento a centinaia di persone.

Alcuni analisti economici, nel frattempo, hanno affermato che le restrizioni imposte alle imprese dai talebani hanno paralizzato il ciclo economico e che il Governo provvisorio talebano deve fornire posti di lavoro alternativi se vogliono chiudere alcune attività.

Quando un’azienda si ferma, il Governo deve sostituirla. I divieti sull’attività mettono migliaia di famiglie, che direttamente o indirettamente ricevono il costo della vita attraverso di essa, a diretto rischio di morire di fame. Ciò avviene tra le continue restrizioni imposte ai residenti di Herat dai talebani.

Le gravi violazioni dei diritti umani continuano senza sosta in Afghanistan

L’Afghanistan è attualmente alle prese con una grave crisi umanitaria in quanto, secondo le valutazioni internazionali, il Paese ha oggi il più alto numero di persone al mondo in condizioni di insicurezza alimentare di emergenza. La situazione dei diritti umani nel Paese è peggiorata dal crollo del Governo afghano e dal ritorno al potere dei talebani nell’agosto dello scorso anno.

Sebbene i combattimenti nel paese siano terminati, le gravi violazioni dei diritti umani continuano senza sosta, soprattutto contro le donne e le minoranze. Le donne e le ragazze in Afghanistan stanno affrontando una crisi dei diritti umani, private dei diritti fondamentali alla non discriminazione, all’istruzione, al lavoro, alla partecipazione pubblica e alla salute.

Immediatamente dopo la presa del potere da parte dei talebani nell’agosto 2021, diversi giornalisti hanno perso il lavoro. I giornalisti afghani locali che sfidano le regole dei talebani sono stati arrestati. L’ultima sanzione imposta dal regime talebano a Sadai-Banowan, è vista da molti attivisti per i diritti umani come un deliberato tentativo di imbavagliare la stampa in Afghanistan.

 

Felicia Bruscino 

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