Il rapporto ONU “Afghanistan Annual Report on Protection of Civilians in Armed Conflic” parla di 3403 civili uccisi e 6989 feriti gravemente nel corso del 2019.
Una stima atroce, che si aggiunge ai precedenti cinque anni di violenze e brutalità ai danni delle popolazioni dell’Afghanistan che, sul totale dei sei anni, hanno portato all’uccisione di circa 10.000 civili.
Tadamichi Yamamoto, Rappresentante Speciale ONU per l’Afganistan ha dichiarato:
“Quasi nessun civile in Afghanistan è rimasto escluso dalle violenze scatenatesi nel paese. È assolutamente imperativo per tutte le parti in causa cogliere l’attimo per fermare i combattimenti, poiché la pace è attesa da tempo e le vite dei civili devono essere protette. Gli sforzi per ottenere la pace sono in corso”.
Anche l’Alto Commissario per i Diritti Umani Michelle Bachelet si auspica che i passi necessari tengano conto delle dovute indagini sulle violazioni delle leggi internazionali sui diritti umani, chiedendo inoltre che le parti in causa prendano tutte le misure possibili per diminuire il numero di vittime tra i civili.
Un rapporto, quello dell’ONU, pubblicato alla vigilia della tregua di sette giorni che sfocerà in un possibile accordo di pace il 29 febbraio tra USA e Talebani.
Un accordo di pace che si fonda su basi solide?
Da un lato, il trattato segnerebbe una svolta storica circa la presenza americana nel paese, durata 18 lunghi anni. Tregua che potrebbe essere davvero efficace se si tiene conto che entrambi le parti coinvolte, americani e talebani, sembrano essere seriamente intenzionate a sedersi al tavolo delle trattative.
Una svolta anche per il presidente Donald Trump, le cui possibilità di rielezione alla Casa Bianca si allontanano di mese in mese, sopratutto dopo gli ultimi insuccessi per quanto riguarda la politica estera.
Dall’altro lato i termini della tregua (la fine degli attacchi , anche suicidi, e la cessazione dell’utilizzo di bombe) non prevedono la fine delle operazioni contro i gruppi terroristici da parte degli americani.
Si tratta dunque di negoziare un trattato che preveda la smilitarizzazione del paese nel giro di 18 mesi (all’inca 12000 soldati americani), ma allo stesso tempo conceda di mantenere attive le operazioni americane, che hanno piegato un intero paese dopo quasi vent’anni di conflitti.
Chiara Nobis