Afghani in fuga: respinti alle frontiere con colpi d’arma da fuoco

Afghani in fuga

Afghani respinti alle frontiere con colpi d’arma da fuoco, arrestati, torturati, rimpatriati illegalmente.
È la denuncia contenuta in un rapporto di Amnesty International

Migliaia di afghani in fuga: maltrattati e uccisi

Da quando i talebani hanno ripreso il potere nell’agosto 2021, centinaia di migliaia di afghani hanno tentato di lasciare il Paese.
Si tratta di uomini, donne e bambini.
Ma anche ex funzionari del governo, giornalisti, difensori dei diritti umani e membri di gruppi minoritari, i quali hanno subito minacce dai Talebani o hanno temuto rappresaglie.
Ma ottenere un passaporto in Afghanistan è un processo difficile e molto lungo.
Inoltre, gli Stati confinanti, tra cui l’Iran, hanno chiuso le frontiere ai migranti senza documenti.
Perciò, l’unica soluzione è tentare l’ingresso illegale.

Per poter partire, gli afghani si radunano in gruppi guidati da un contrabbandiere, il quale li porta fino alla frontiera dell’Iran.
A quel punto, il gruppo si divide in sottogruppi diretti in diverse città. Tra questi, alcuni cercano di raggiungere la Turchia.

Per oltrepassare il confine afghano è necessario scavalcare i muri o strisciare sotto le trincee, rischiando di essere respinti o, in molti casi, uccisi.

Un anno dopo la fine delle evacuazioni attraverso il ponte aereo, molte delle persone rimaste in Afghanistan rischiano la loro vita nel tentativo di lasciare il paese. Coloro che hanno raggiunto la frontiera iraniana e turca sono stati respinti con la forza, anche con armi da fuoco.

Dall’agosto 2021 le forze di sicurezza iraniane hanno ucciso e ferito decine di afgani, persino sparando ripetutamente contro automobili stracariche di persone. Le guardie di frontiera turche, a loro volta, hanno usato proiettili veri, non solo sparando in aria ma a volte anche colpendo le persone

Quelli che, invece, riescono ad attraversare la frontiera, vengono arrestati e sottoposti a maltrattamenti e torture.
In altri casi le autorità li rimpatriano illegalmente, in violazione del diritto internazionale.

Sparatorie alle frontiere

Una volta raggiunta la frontiera, gli afghani vengono minacciati e respinti con colpi d’arma da fuoco.
Gli spari, inizialmente, sono rivolti verso l’alto o vicino ai piedi.
Ma, se gli avvertimenti non funzionano, cominciano gli attacchi diretti.

Di notte, le [forze di sicurezza] iraniane ci hanno sparato. All’inizio, stavano sparando in aria e ci hanno detto di fermarci.
Poi, poiché la gente non si fermava, sparava alle persone. Gli scatti provenivano da due direzioni diverse, da terra e da una torre. Diverse volte, sembrava che un proiettile volasse vicino ai miei capelli.
Non ho notato se qualcuno è stato ferito o ucciso perché stavo solo correndo lontano da lì

È importante notare che spesso gli individui colpiti sono disarmati, e non costituiscono una minaccia immediata alla sicurezza delle forze dell’ordine o di altre persone.
In diversi casi, gli agenti hanno aperto il fuoco con l’intenzione di uccidere, mirando a distanza ravvicinata.

Di notte, abbiamo cercato di attraversare il confine. Ci siamo infilati sotto la recinzione. Le forze iraniane gridavano: “Non venite!”. Ma il contrabbandiere è andato avanti. Non rappresentavamo una minaccia, nessuno aveva armi. Hanno sparato molti proiettili. Il contrabbandiere davanti è stato colpito. Tutti sono scappati indietro, in Afghanistan

Queste azioni si configurano come crimini, in quanto il diritto internazionale impone agli Stati di “adottare tutte le misure necessarie per prevenire la privazione arbitraria della vita da parte delle forze dell’ordine“.
Inoltre, ogni uccisione causata dall’uso deliberato e illegale delle armi da fuoco da parte di agenti dello Stato dev’essere indagata come violazione del diritto alla vita e possibile esecuzione extragiudiziale.

Torture e rimpatri illegali

Dopo essere stati intercettati oltre la frontiera dalle forze di sicurezza turche o iraniane, gli afghani in fuga sono costretti a tornare indietro.

Alle 6 del mattino, quando era ancora buio, i turchi ci hanno rimandato in Iran. Sono venuti con noi fino a un recinto di filo spinato per farci attraversare da lì. Ci hanno detto: “Non tornate mai più perché non vi permetteremo di entrare”.

In altri casi, vengono arrestati per periodi che vanno da 1-2 giorni fino a un mese e mezzo.
Dopo la detenzione, avviene il rimpatrio con autobus o voli charter.

Amnesty International ha intervistato alcuni afghani rilasciati dalle carceri, i quali hanno testimoniato torture e maltrattamenti.



Uno dei poliziotti ha picchiato il mio amico col calcio della pistola, poi gli si è seduto sopra come se fosse una sedia. Poi ha picchiato me, sulle gambe, sempre col calcio della pistola

Uno degli intervistati, arrivato in Turchia, è stato picchiato e rimandato in Iran.
Una volta lì, ha subito ulteriori torture.

Mi hanno picchiato dove ero stato già ferito e la ferita ha ripreso a sanguinare. Chiedevo che non mi picchiassero sulla testa. La guardia mi ha chiesto di indicargli il punto esatto in cui ero stato già ferito e quella mi ha picchiato proprio lì

Secondo altri testimoni, i prigionieri erano costretti a passare diverse ore fuori al freddo, indossando solo della biancheria.
Inoltre, diversi afghani feriti o malati non hanno avuto accesso a cure mediche.

Tra le violazioni dei diritti dei detenuti, c’è anche l’impossibilità di registrare la richiesta di asilo politico.
Stando al diritto internazionale, i richiedenti asilo dovrebbero poter presentare domanda di protezione entro un “ragionevole periodo di tempo” senza essere arrestati, anche se sono entrati irregolarmente.

Non era possibile chiedere asilo [in Iran]. Nessuno ha osato chiedere a loro [le forze di sicurezza iraniane], non ci permettevano di dire una parola. Anche quando parlavamo tra di noi, ci picchiavano. Se avessimo parlato con loro, ci avrebbero picchiati e insultati

Alcuni degli intervistati hanno raccontato di aver dovuto firmare un documento in cui dichiaravano di star lasciando volontariamente la Turchia, nonostante ciò non fosse vero.

Mi hanno detto: ‘Se non metti le tue impronte digitali ti costringeranno’.
Mi sono rifiutato di farlo. Le forze di sicurezza mi hanno portato in una stanza senza telecamere. Erano in sei. Ho detto loro che ero a rischio in Afghanistan. A loro non importava. Mi hanno picchiato, mi hanno spinto al muro. Sono caduto a terra. Due uomini mi tenevano le gambe e uno era seduto sul mio petto. Altri due mi hanno messo le dita sulla carta

Di fronte alle spiegazioni degli afghani, i quali affermavano che un ritorno in patria sarebbe stato troppo pericoloso per la loro sicurezza, le forze dell’ordine li hanno ignorati, minacciandoli per dissuaderli a tornare indietro.

La polizia turca ha detto: ‘Perché hai lasciato il tuo Paese? Perché avete lasciato il vostro Paese? Perché non restate lì?’.
Tutti abbiamo risposto che avevamo affrontato dei rischi e per questo siamo venuti. Loro hanno risposto: ‘Non sono affari nostri. Vi uccideremo qui’

Se un individuo dichiara di essere a rischio di persecuzione, le autorità hanno l’obbligo di effettuare una valutazione. La mancanza di una valutazione espone le persone al  rischio di persecuzione, il che è proibito dal principio del non respingimento.
Perciò, se uno Stato non fa queste valutazioni, il rimpatrio è considerato illegale.

Nessuno dei detenuti ha avuto la possibilità di appellarsi contro la decisione di espulsione, vedendosi negato il diritto di assumere un avvocato.

Il direttore ha detto che non avevamo il diritto di assumere un avvocato. Io ho risposto che ho problemi in Afghanistan e che avevo i documenti per dimostrarlo, ma lui non ha risposto.
Ha detto: ‘una volta che si viene trasferiti in questo campo, non c’è possibilità di essere rilasciati. Chiunque venga qui sarà espulso’

Venuti a conoscenza del loro destino, molti afghani hanno pianto, sono svenuti, o hanno persino tentato il suicidio.
Alcuni hanno tentato di fuggire prima di raggiungere l’aereo, ma gli agenti li hanno picchiati e costretti a imbarcarsi.

Ci hanno portato all’aeroporto di Istanbul. C’erano quattro poliziotti nel nostro autobus. Quando abbiamo cambiato autobus, due uomini hanno cercato di fuggire. I poliziotti li hanno picchiati duramente. Un uomo piangeva, supplicava di non
per essere deportato perché sua moglie e suo figlio sono in Turchia. È svenuto, ma la polizia non lo ha aiutato. Allora ci hanno portato direttamente all’aereo

Nonostante gli enormi rischi e le minacce delle forze turche e iraniane, molti afghani hanno tentato più volte di attraversare il confine.
Tornare a casa, infatti, significherebbe rischiare l’arresto per aver lasciato illegalmente l’Afghanistan.

La situazione qui è pessima. Vivo in clandestinità. Ho paura che qualcuno mi denunci ai talebani. Sono spaventato, sto pensando di ripartire

Afghani in fuga: appelli alla protezione internazionale

Amnesty International si è rivolta in primo luogo a Turchia e Iran, chiedendo alle autorità di interrompere le violazioni dei diritti umani, e che i responsabili rispondano delle proprie azioni.

Molti afgani con cui abbiamo parlato sono stati arrestati, sia in Turchia che in Iran, e sottoposti a maltrattamenti e torture prima di essere illegalmente rimpatriati. Chiediamo alle autorità turche e iraniane di porre immediatamente fine ai respingimenti e ai rimpatri degli afgani, di cessare di sottoporli a maltrattamenti e torture e di garantire ingressi sicuri e accesso alle procedure d’asilo a tutti gli afgani che chiedono protezione.

Chiediamo inoltre che sia posta fine all’uso illegale delle armi da fuoco contro gli afgani alla frontiera e che i responsabili delle violazioni dei diritti umani nei loro confronti, comprese uccisioni e torture, siano chiamati a rispondere delle loro azioni

Inoltre, l’associazione ha sollecitato l’intervento della comunità internazionale nel fornire supporto finanziario e materiale agli Stati che ospitano afghani in fuga, compresi Turchia e Iran.
In risposta, l’Unione Europa ha erogato fondi alla Turchia per costruire un muro con l’Iran.
Altri Stati dovrebbero aumentare le opportunità di reinsediamento degli afghani bisognosi di protezione internazionale.

Amnesty ha richiesto alla comunità di fermare i finanziamenti che contribuiscono alle violazioni dei diritti umani.
Secondo le indagini, infatti, numerosi afghani in fuga sono stati reclusi in “centri per l’allontanamento“, parzialmente finanziati dall’UE.

La Commissione europea deve assicurare che i finanziamenti dati alla Turchia in tema di asilo e immigrazione non contribuiscano a violazioni dei diritti umani. Se l’Unione europea continuerà a finanziare i centri di espulsione dove gli afgani vengono trattenuti prima di essere illegalmente rimandati indietro, rischierà di essere complice di queste gravi violazioni

Per quanto riguarda le uccisioni alle frontiere, Amnesty ha chiamato in causa il Consiglio ONU dei diritti umani perché istituisca un meccanismo indipendente d’indagine sui crimini di diritto internazionale commessi in Iran e in Turchia, anche nei confronti degli afghani illegalmente rimpatriati.

Il principio internazionale del non respingimento vieta agli stati di rimandare una persona in un territorio nel quale sia a rischio di persecuzione o di altre gravi violazioni dei diritti umani. Sollecitiamo le autorità turche e iraniane a rispettare i loro obblighi e a porre fine ai rinvii in Afghanistan di persone in pericolo.

Chiediamo alla comunità internazionale di organizzare percorsi sicuri ed evacuazioni per gli afgani che sono a rischio e di avviare una risposta coordinata per condividere le responsabilità dell’accoglienza dei rifugiati afgani

Giulia Calvani

 

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