Adriano Celentano, ottantuno anni, è ancora oggi, presumibilmente e “mediaticamente” parlando, il personaggio di maggior rottura della televisione e anche ieri non potevano mancare le pesanti polemiche.
Non quella “rottura (di attributi)” a cui faceva riferimento il comico Natalino Balasso, ieri sul palco insieme a Nino Frassica e Giovanni Storti, presenti insieme ad altri per accompagnare il breve passaggio “fisico”, come intermezzo alla seconda puntata del cartoon.
Dopo anni di ruvide collaborazioni tra il “clan Celentano” e l’azienda di riferimento, ovvero la Rai, non sono mancati le polemiche anche con la Mediaset. Ricordiamo già la messa in onda di Rock Economy qualche anno fa, un format a metà tra il concerto e i monologhi, in quel caso sulla crisi nazionale e globale economica o l’avvicinamento dello stesso artista alla discesa in campo di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle.
Ecco arrivare dopo dieci anni di gestazione (con prima idea di messa in onda su Sky) Adrian, frutto del lavoro di migliaia tra grafici e collaboratori, con la partecipazione di firme eccellenti, come quelle del compositore Nicola Piovani e del disegnatore Milo Manara e un mare, prevedibile, di polemiche.
Adriano non è lui, o almeno è un lui che rimane ai margini della scena, quasi in voluto voto di silenzio nei brevissimi intermezzi in diretta da Verona del cartoon ed ecco i primi nasi storti del pubblico. Nello sketch in cui Frassica interpreta un prete Celentano si scopre e forse trolla tutti:
“Perdoni padre, ho peccato. Ho lasciato illudere Canale 5 che avrei partecipato fisicamente allo spettacolo, ma non potevo perché dovevo seguire Adrian, la mia anima“.
Dopo aver già rincarato la dose alla “madre” Rai, dichiarando:
“Fanno gli stessi programmi. Quello che fa la Rai, lo fa Mediaset. Quello che poi fa Mediaset, lo fa due volte la Rai”.
Ecco che va poi in onda quell’anima giovane con l’impeto di chi non porta il segno del tempo e che si avvia verso la visione di un mondo arrivato all’ultima “apocalittica” fermata.
Ad aiutare, nella metafisica narrazione, non sono neanche gli ascolti: martedì sera Canale 5 segna 3,965 milioni di telespettatori per la prima parte, Aspettando Adrian, con share del 15 per cento. Peggio il cartone animato di Milo Manara, dalle 22.18 alle 23.30: 2,887 milioni di spettatori e 13,3 per cento.
Meglio la serata di Lunedì con 5,9 milioni (21,92%) per Aspettando Adrian e 4,5 milioni per l’ultima parte (19%). Certo parliamo comunque di numeri alti, sopratutto per gli ultimi tempi di Mediaset, ma non certo i dati sperati dall’azienda.
Le polemiche inoltre non sono mancate nella grande agorà digitale dei social:
“Sono indeciso se il sottotitolo di Adrian potrebbe essere “Memorie di Adriano” o “Delirio di onnipotenza”,
“Riassuntazzo: tette, culi, macho wannabe Celentano, tette, musica a caso, battute vecchie, scene slegate, tette, culi, super cattivi e scagnozzi idioti, soldi sprecati”,
“e come la recensisci una roba così? In bocca al lupo ex colleghi”,
Manco la d’Urso nella sua peggior crisi di megalomania potrebbe essere così egocentrica e autoreferenziale”,
“Finito? E ora che c’è? Io metterei la Dottoressa Giò ma serio eh”,
“disegni 8, animazione 3, computer graphic -6, labiale 2, dialoghi 1, egocentrismo 10+”.
Questi alcuni dei commenti raccolti tra le piattaforme Facebook e Twitter.
Aspettando adesso sviluppi sulle beghe che ci saranno sicuramente tra l’azienda di Cologno Monzese e il Celentano nazionale, abbiamo ormai intuito che non è ancora stato domato lo spirito insurrezionale di chi a ottant’anni riesce ancora a fare tanto “rumore”.
Claudio Palumbo