Durante la notte, in un ospedale di Phoenix, in Arizona, è morto Muhammad Ali, leggenda del pugilato. E’ stata la famiglia a renderlo noto alla stampa. Ali aveva 74 anni, e da tempo lottava contro il Parkinson.
Al secolo Cassius Clay, il pugile era diventato una vera e propria icona del pugilato. Più volte aveva detenuto il record mondiale dei pesi massimi, e aveva vinto l’oro Olimpico ai Giochi di Roma del 1960. Rimarrà per sempre negli annali della storia del pugilato l’incontro tra Muhammad Ali contro George Foreman, nel 1974. La vittoria schiacciante gli garantì il titolo di campione mondiale per la seconda volta.
Un aneddoto memorabile: le commissioni atletiche pugilistiche statunitensi ritirarono la licenza a Muhammad Ali, in seguito al suo rifiuto di combattere in Vietnam. Alla domanda: “Ali, sai dov’è il Vietnam?”, il pugile diede una risposta disarmante: “Sì, in TV.”
Durante la seconda metà degli anni Settanta, la velocità di Ali iniziò a diminuire, e ciò gli costò una serie di sconfitte brucianti. Il suo ultimo incontro risale al 1981, quando sfidò Trevor Berbick; perse dopo dieci round. Su 61 incontri, Muhammad Ali aveva registrato ben 56 vittorie: un record. Nel 2005, ricevette la Medaglia Otto Hahn per la Pace a Berlino. Il pugile aveva, infatti, sempre lottato per i diritti civili.
Nel 1984, tre anni dopo il suo ritiro dal ring, gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson. Ciò non gli impedì di presenziare, nel corso degli anni, ai vari eventi di pugilato. Muhammad Ali era un’icona, una leggenda che si è spenta stanotte, tra lo sconforto dei suoi cari e dei fan di tutto il mondo.
Un uomo forte, un combattente che non si è dato mai per vinto, la cui immagine fu uno spunto per il personaggio di Apollo Creed di “Rocky”. Nonostante la sua scomparsa, Muhammad Ali continuerà ad essere una leggenda. Un esempio per tutti i ragazzi che vogliono fare strada nel pugilato. Addio, Campione.