Addio al Natale: al suo posto ci sarà la Festa d’Inverno?

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Arriva la proposta di rinominare la festività cristiana da parte dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole.

Il Natale, che si celebra il 25 dicembre di ogni anno, è da sempre una delle festività più amate dalle famiglie, perché rappresenta un momento di raccoglimento. Una vera e propria giornata all’insegna del divertimento e dell’amore tra regali, alberi di Natale, presepi e buon cibo. Bisogna inoltre ricordare come il Natale sia anche la festività più importante dell’anno per la cultura occidentale, in quanto commemora la nascita di Gesù. E se da un giorno all’altro dovessimo dire addio al Natale, per accogliere la Festa d’Inverno?

Non è uno scherzo, ma è la proposta che è arrivata dall’Istituto Universitario Europeo (Eui) di Fiesole, guidato dal presidente Renaud Dehousse, il cui obiettivo sarebbe cambiare il nome della festività, per un’inclusione maggiore di tutte le religioni.

L’Eui e la sua proposta di dire addio al Natale

A spiegare la motivazione di tale proposta è stata la professoressa Costanza Hermanin, membro effettivo della commissione interna dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, che sottolinea come la decisione non sia nata casualmente ma è stata frutto di un’analisi accurata. Costanza Hermanin ha da sempre concentrato il suo lavoro su temi come l’uguaglianza razziale e di genere, la migrazione e le istituzioni e le politiche dell’Unione europea. La scelta di rinominare la festività del Natale è stata condivisa sia dall’amministrazione cittadina sia dagli Stati membri del consiglio direttivo. Tale proposta non ha l’obiettivo di cancellare la festività cristiana in sé, piuttosto di renderla più inclusiva, affinché tutte le religioni possano riconoscersi in una giornata di gioia come questa, senza più riferimenti religiosi precisi.

Costanza Hermanin precisa che:

«L’inclusione va messa in pratica. Verrà prestata attenzione a garantire che la celebrazione delle festività e degli eventi siano comunicate con un linguaggio inclusivo, riconoscendo le diverse religioni e credenze. Nel caso della festa che ha scatenato tante polemiche, manterremo i canti di Natale, l’albero e il mercatino, pur adattandola a ciò che fanno tutte le grandi realtà internazionali almeno nel nome. Le parole danno corpo alla realtà, sono importanti. Se predichiamo inclusione e tolleranza dobbiamo metterla in pratica, a partire dalle parole».

Parole che in parte ricordano ciò che ci ha insegnato Umberto Eco con la locuzione latina “Nomen omen“.

Non tutti sono d’accordo

Come possiamo immaginare, le parole di Costanza Hermanin hanno aperto un importante dibattito. Infatti, non sono tardate ad arrivare le considerazioni in merito di Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega. La quale ha sottolineato come una tale scelta possa compromettere l’essenza del Natale, ribadendo che:

«Cancellare il Santo Natale significa cancellare la nostra identità e mi sorprende che questa proposta provenga proprio dal presidente di un Istituto universitario. Questa proposta apparentemente sconclusionata risponde in realtà a un’ondata di pensiero politicamente corretto che mira a cancellare i tratti distintivi della nostra civiltà in nome di un presunto rispetto delle altre culture. Ma non ci può essere rispetto per gli altri se non impariamo a rispettare innanzitutto noi stessi».

Molto simili sono state anche le parole di Alessandra Gallego, consigliera di Fratelli d’Italia, la quale ritiene inopportuno compiere un tale gesto. Non solo, secondo lei, si avrà l’effetto opposto all’inclusione, ma in tal modo si azzereranno i valori occidentali, come è già successo con la scelta di togliere i crocefissi in alcune aule scolastiche.

Si dirà veramente addio al Natale?

La proposta dell’Eui riprende quanto è previsto dal Piano per l’uguaglianza etnica e razziale dell’ateneo stesso. Infatti, l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole è un’Università internazionale, che accoglie studenti da tutto il mondo. Alla base dell’ateneo esiste una politica di inclusione, al fine di eliminare qualsiasi forma di emarginazione.

L’ateneo ha ricordato che:

«Da circa un anno abbiamo avviato una politica per promuovere la parità di genere, la diversità e per l’inclusività. Il Comitato operativo che organizza le iniziative di Natale ha quindi invitato i nostri organismi a riflettere anche su questo evento, sul quale comunque al momento non c’è niente di deciso».

Per ora, non sappiamo se il Natale verrà chiamato Festa d’Inverno o se manterrà il suo nome con cui lo conosciamo ormai tutti. Abbiamo visto però che sono tanti i pareri discordanti derivati anche dalla paura di compromettere la storia millenaria della nostra comunità.

 

Patricia Iori

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