Addio a Sepúlveda: ecco cosa ha insegnato con ‘La gabbianella e il gatto’

Addio a Sepúlveda

Probabilmente uno dei primi libri  che la maggior parte di noi ha letto, o ascoltato attraverso la voce dei nostri genitori, prima di andare a dormire: “Storia di una gabbianella e del gatto “ è un manuale che ha lasciato a tanti di noi, molti insegnamenti di vita che ancora ci accompagnano, tra tutti amare e..volare!

Con la morte dello scrittore cileno naturalizzato francese Luis Sepúlveda, venuto a mancare quest’oggi per complicanze dovute al coronavirus, è andata via anche una parte della nostra infanzia.




Il romanzo pubblicato ventiquattro anni fa (1996), è stato uno dei più letti tra fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. A differenza di quanto si possa pensare, non è solo un libro per bambini, ma è amato tanto dai grandi quanto dai piccini, complice il fatto che, dopo due anni dalla sua pubblicazione, il romanzo è diventato anche un film d’animazione che ha commosso l’Italia.

Ecco cosa ci ha insegnato il romanzo di Sepúlveda

Nell’opera dello scrittore cileno sono molti i temi trattati che oggi risultano essere più attuali che mai. Innanzitutto, il problema dell’inquinamento dei mari e il mancato rispetto dell’ambiente e degli animali, indiscussi protagonisti. Ancora, ne “La gabbianella e il gatto”, spiccano quelli dell’infanzia e dell’educazione, ma è soprattutto una straordinaria storia d’amicizia che ci insegna ad amare nonostante le diversità.

La gabbiana Kengah, dopo essersi tuffata in mare in cerca di un banco di aringhe,  rimane prigioniera di una macchia di petrolio. Riesce con fatica a tornare in superficie, spiccando il volo, finché, esausta, precipita nel giardino di casa del gatto Zorba.

In punto di morte, la gabbiana decide di usare le sue ultime forze per deporre l’uovo e strappa tre promesse a Zorba: non mangiare l’uovo, averne cura finché non si schiuderà e insegnare al nascituro a volare.  Il gatto esaudirà le richieste di Kengah e la piccola gabbianella ribattezzata Fortunata crescerà  credendo di essere un gatto. Poi, alla fine riuscirà a spiccare il volo e si unirà a uno stormo di gabbiani, sotto gli occhi dei suoi amici felini.

Le avventure di Zorba, alle prese con la piccola Fortunata hanno commosso un po’ tutti, regalando al pubblico di ogni età una favola piena di buoni sentimenti. Infatti, a Zorba non interessava che la gabbianella non fosse come loro, in quanto il rapporto instaurato con la piccola è ben più importante di tutte le loro diversità.

L’ultima lezione dello scrittore, arriva nelle pagine finali dello splendido romanzo:

 “Vola solo chi osa farlo”.

 

MARIO RUGGIERO
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