Addio a Paul Auster: “una menzogna quasi vera”

Sotto la pelle di New York, con la sua prosa tagliente e atmosferica: Paul Auster, una delle sue voci più distintive.

Addio a Paul Auster: “una menzogna quasi vera”

Addio a Paul Auster: “una menzogna quasi vera”

Paul Auster, scomparso ieri 30 aprile all’età di 77 anni, ha lasciato un’eredità letteraria unica, in cui esplorava la fluidità dell’identità e l’assurdità della vita attraverso narratori solitari e trame intricate. Oltre ad essere un romanziere acclamato, Auster ha spaziato tra vari generi letterari, dimostrandosi autore versatile e incisivo.

Il mondo letterario piange la perdita di uno dei suoi giganti, l’acclamato scrittore americano Paul Auster, morto all’età di 77 anni a causa di un cancro ai polmoni. Auster è stato non solo uno degli autori più influenti della sua generazione, ma anche un’icona culturale le cui opere rimarranno nella storia della letteratura.

Lascia dietro di sé un’imponente opera composta da oltre trenta libri, tradotti in più di quaranta lingue, che spaziano tra romanzi, racconti, saggi, poesie e molto altro. Noto per la sua prosa intensa e la sua capacità di tessere storie che affondano nelle profondità dell’animo umano. Ma è soprattutto per la sua profonda connessione con la città di New York che Paul Auster è diventato un’icona della letteratura americana. Temi come la perdita, la solitudine e l’incertezza dell’esistenza hanno permeato la sua opera, evidenziando il suo talento nel catturare l’essenza della vita urbana.

Nato a Newark, nel New Jersey, Paul Auster proveniva da una famiglia ebrea dell’Europa centrale. Cresciuto tra il New Jersey e New York, la città che non dorme mai è diventata la cornice ricorrente dei suoi lavori letterari. La sua passione per la scrittura è sbocciata precocemente, influenzata dalle letture e dalle esperienze adolescenziali, come la scoperta di “Delitto e Castigo” di Dostoevskij.




Dopo gli studi in letteratura inglese, francese e italiana alla Columbia University di New York, dove si è distinto anche come attivista durante le proteste studentesche contro la guerra in Vietnam, Auster si immerse nel mondo della scrittura e dell’arte, viaggiando in Europa e stringendo amicizia con figure come il regista Wim Wenders. Fu il ritorno a New York a segnare l’inizio della sua carriera letteraria, durante la quale scrisse articoli per riviste e cominciò a delineare i primi contorni dei suoi romanzi.

Uno dei momenti cruciali della sua vita e della sua produzione letteraria è stato il 1979, anno in cui ha perso il padre e ha affrontato gravi difficoltà finanziarie. La morte del padre e la sua eredità segnarono l’inizio del suo primo romanzo, “L’invenzione della solitudine” (1982), un’opera che esplora il rapporto complesso tra padri e figli.

Guadagnò fama per una serie di tre romanzi polizieschi vagamente collegati tra loro, pubblicati collettivamente come Trilogia di New York. Questi libri non sono romanzi polizieschi tradizionali, piuttosto, egli usa la forma poliziesca per risolvere i problemi esistenziali e le questioni di identità, lo spazio, la lingua e la letteratura, creando la sua stessa forma postmoderna (e critica postmodernista) distintiva nel processo. Mettendo a confronto le due opere, Auster affermò:

Credo che il mondo sia pieno di strani eventi. La realtà è molto più misteriosa di quanto non avessimo mai creduto. In questo senso, la Trilogia si sviluppa direttamente a partire da L’invenzione della solitudine.

Opere che hanno guadagnato Auster numerosi riconoscimenti, tra cui la nomina a Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere di Francia e il prestigioso Premio Principe delle Asturie per le Lettere. Tra i lavori più significativi di Auster ci sono “Leviathan“, “The Music of Chance“, “The Book of Illusions“, “Brooklyn Follies” e “4 3 2 1“. La sua influenza si estende ben oltre i confini letterari, ispirando generazioni di lettori e scrittori con la sua prosa incisiva e la sua visione profonda della condizione umana.

La scrittura è un atto di libertà e autenticità, e forzarsi a scrivere quando non c’è nulla da dire è controproducente.

Paul Auster, noto per la sua prosa tagliente e la sua capacità di esplorare temi universali come la solitudine, l’identità e il destino, ha spesso parlato dell’ispirazione dietro la sua scrittura. In una delle sue interviste, ha descritto il processo di scrittura del suo romanzo “Mr. Vertigo” (1994) come un’esperienza quasi trascendentale, dichiarando di aver avvertito di scrivere sotto il dettame divino, come se il libro esistesse già e lui fosse solo uno strumento per portarlo alla luce.

4 3 2 1” (2017) rappresenta l’apice dell’ambizione letteraria di Auster, offrendo una narrazione epica che segue la vita di un ragazzo di nome Archie Ferguson in quattro versioni contemporaneamente. Con la sua maestria nel creare finzioni concorrenti e complementari, Auster ha dimostrato di essere un maestro nel catturare le molteplici sfaccettature dell’esperienza umana.

Quando si tratta della solitudine, tema ricorrente nei suoi romanzi, Paul Auster offre una prospettiva profonda, affermando che ogni individuo è intrinsecamente solo, anche quando circondato dagli altri. Eppure, sottolinea l’importanza degli altri nella formazione dell’identità, riconoscendo che l’individuo è plasmato dalle relazioni e dalle influenze esterne. Per Auster, la scrittura è un atto di libertà e autenticità, e forzarsi a scrivere quando non c’è nulla da dire è controproducente.

Quando si tratta del rapporto tra la scrittura e il dolore, Auster asseriva che la scrittura non guarisce mai completamente le ferite, offre piuttosto un modo per interrogarsi e esplorare le sfumature della vita umana. Con una profonda consapevolezza della transitorietà delle cose, Auster sosteneva che ogni storia è una storia che continua, e la scrittura è un modo per affrontare l’inesorabile fluire del tempo.

Trasformare il dolore in bellezza e di esplorare le profondità dell’animo umano

Sebbene inizialmente si fosse dedicato alla poesia, Paul Auster ha attraversato una crisi creativa che lo ha spinto a esplorare la prosa. Tuttavia, la sua poesia è sempre stata parte integrante di sé e ha contribuito alla sua evoluzione come scrittore. Infine, la natura della narrativa e della sua passione per la creazione di storie che si aggrappano all’essenza emotiva dell’esperienza umana.

Pur riconoscendo l’importanza della struttura e della forma nella scrittura, ha enfatizzato che ciò che conta veramente sono le emozioni che le storie evocano nei lettori. Con la sua capacità di trasformare il dolore in bellezza e di esplorare le profondità dell’animo umano, Paul Auster rimane una figura iconica nel panorama letterario contemporaneo.

La vita di Auster è stata segnata da incontri significativi, tra cui quello con la scrittrice e saggista Siri Hustvedt, sua compagna di una vita e sua seconda moglie. Il loro matrimonio ha rappresentato una partnership intellettuale profonda, caratterizzata da una reciproca comprensione e collaborazione creativa.

Oltre alla sua produzione letteraria, Paul Auster è stato un fervente difensore della libertà di espressione e dei valori democratici. Opponendosi apertamente alle politiche divisive di figure come Donald Trump (nel 2020 l’organizzazione “Writers Against Trump“) e sostenendo autori come Salman Rushdie.

Gli ultimi anni della vita di Paul Auster sono stati segnati da tragedie personali, tra cui la perdita del figlio Daniel e la battaglia contro il cancro. Nonostante le avversità, ha continuato a scrivere e a condividere la sua visione unica del mondo fino all’ultimo, dimostrando una straordinaria resilienza e determinazione. Il suo ultimo romanzo, “Baumgartner” (2023), è stato completato durante il suo periodo di malattia.

Biografia 

Paul Auster nasce il 3 febbraio 1947 a Newark, nel New Jersey, da una famiglia ebrea benestante. La sua infanzia è segnata dalla presenza di una sorella con gravi problemi psicologici e dai libri che trova nella casa dei genitori, sviluppando così una precoce passione per la letteratura. Durante l’adolescenza, vive un periodo di smembramento familiare a seguito del divorzio dei genitori e intraprende un viaggio in Europa, dove si appassiona ulteriormente alla cultura e alla letteratura.

Tornato negli Stati Uniti, si iscrive alla Columbia University, dove conosce Lydia Davis, con cui si sposa e ha un figlio. Dopo la laurea, decide di trascorrere un anno come marinaio sulla petroliera Esso Florence, prima di trasferirsi nuovamente in Francia, dove vive di traduzioni e scrittura per alcuni anni.

Tornato negli Stati Uniti, pubblica racconti, articoli e poesie su varie riviste. Nel 1974 si stabilisce a New York e inizia a ottenere successo con opere come “L’invenzione della solitudine“. Dopo il divorzio da Lydia Davis, si sposa con Siri Hustvedt e ha una figlia.

Il grande successo arriva con la pubblicazione della “Trilogia di New York” nel 1987, che lo consacra come uno degli scrittori più apprezzati a livello internazionale. Parallelamente alla scrittura, Paul Auster inizia a lavorare anche nel campo cinematografico, scrivendo e dirigendo diversi film. La sua carriera è segnata da una costante sperimentazione e da un’interdisciplinarietà tra letteratura e cinema. Paul Auster diventa una figura di culto nel panorama culturale contemporaneo, apprezzato per la sua capacità di mescolare generi e creare universi narrativi coinvolgenti.

Con la sua scomparsa, il mondo perde non solo un grande scrittore, ma anche un maestro della narrazione, la cui eredità continuerà a ispirare e a influenzare le generazioni future di lettori e scrittori in tutto il mondo. Rimarrà nei cuori dei suoi lettori come uno scrittore capace di esplorare con profondità e umanità i temi della perdita, della solitudine e della complessità della vita.

 

Felicia Bruscino

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