Il 28 luglio è morta serenamente a Parigi. Aveva 93 anni l’ex deputata francese di origini algerine Gisèle Halimi. Scrittrice e tenace femminista che ha passato un’intera vita a combattere per i diritti delle donne oltre che per le leggi su aborto e stupro. Inoltre fu una delle prime donne avvocato in Francia.
L’ingiustizia mi è fisicamente intollerabile, diceva spesso.
Chi era davvero Gisèle Halimi?
Gisèle divenne avvocato nel 1956 e iniziò ben presto a far conoscere il suo nome grazie a clienti importanti come gli scrittori Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre. Figura di riferimento del femminismo internazionale, appoggiò il Front de Libération Nationale in Algeria.
Proprio insieme a Simone de Beauvoir pubblicò nel 1960 il libro I carnefici, in cui si denunciavano le truppe francesi per aver usato le detenute algerine come schiave sessuali. Nei successivi anni Settanta, sempre con la de Beauvoir, fondò il movimento femminista Choisir la cause des femmes. Ci si occupava di educazione sessuale e ci si batteva per l’aborto libero. Difatti Halimi promosse il Manifesto delle 343, una dichiarazione firmata da 343 donne che reclamavano il diritto all’aborto e al libero accesso agli anticoncezionali.
Processi e scandali
Nel 1972 ci fu il suo primo “scandaloso” processo dove difese Marie-Claire Chevalier, minorenne processata per aver abortito in seguito a uno stupro. È allora che fu ribattezzata come l’avvocata irrispettosa. Un altro processo rappresentativo fu quello del 1978; in esso Gisèle aveva rappresentato due donne violentate da tre uomini. Pertanto contribuì all’adozione di una nuova legge che riconosceva lo stupro come un crimine.
Una vita di battaglie
Degne di nota, insomma, le numerose battaglie di questa inarrestabile femminista.
A tal proposito, nello scorso anno, tornò a promuovere il progetto di Clausola dell’europea più favorita. Una battaglia mirata a stabilire una rosa di leggi, costruita a partire dalle migliori leggi esistenti nell’Unione, e applicabile a tutte le cittadine europee. Tutto per difendere le donne più vulnerabili, come quelle senza lavoro o quelle vittime di razzismo e violenze.
Una donna tenace che, insieme ad altre donne coraggiose e “ribelli”, ha realizzato cose che sembravano impossibili. Ma purtroppo la strada è ancora lunga. Ci ritroviamo, nel 2020, a parlare di sessismo, femminicidio e parti del mondo in cui le donne sono schiave, proprietà dei loro mariti o genitori.