Nato nella provincia brianzola il 22 dicembre 1945, Felice Pulici, dopo un leggero girovagare tra Lecco e Novara, tra il 1967 e il 1972, accettò il trasferimento alla Lazio, la squadra sponda biancoceleste della capitale.
Fu l’indimenticato portiere del primo scudetto laziale. Una squadra forte e unita in campo quanto ribelle e scapestrata fuori: in molti riconobbero a Felice Pulici il merito di dare sicurezza ed equilibrio all’intero ambiente. Senza contare i meriti tecnici: tra i pali fu un portiere solido e dotato di grande agilità, capace di evitare gol che per altri sarebbero stato impossibile prendere.
Felice Pulici, una vita alla Lazio
Estremo gentiluomo e fervente cattolico, smise di giocare nel 1982 ma non lasciò la Lazio. Prima allenò la squadra primavera, poi fece parte dello staff dirigenziale nel ruolo di direttore tecnico. Ricoprì inoltre il ruolo di responsabile del settore giovanile dal 1994 al 1998 e dal 2003 al 2004.
Nel frattempo si lauerò in legge e fu scelto da Claudio Lotito, attuale presidente della lazio, come membro della segreteria generale (2005) e come uno degli avvocati rappresentanti la società biancoceleste duranto il processo di Calciopoli (2006).
Il suo ultimo ruolo da dirigente fu come direttore generale nell’Ascoli, squadra in cui militò anche come estremo difensore dal 1978 al 1981, prima di far ritorno alla Lazio.
Felice Pulici ci ha lasciato lo scorso 16 dicembre a causa di un cancro che da tempo lo affliggeva. Queste le dolci parole di Simone Inzaghi, attuale allenatore della squadra biancoceleste, per ricordarlo:
Ho un ricordo bellissimo di Felice. Quando sono arrivato alla Lazio nel 1999 era un dirigente, un punto fermo per noi giocatori. E’ stato molto importante per le nostre vittorie e per il mio insierimento qui a Roma. Colgo l’occasione per fare le mie condoglianze alla famiglia. Abbiamo perso un grande laziale e un grande uomo.