Sulle rive della Senna dal 2010 è ormeggiata una barca particolare, fatta di legno e grandi vetrate. È l’Adamant, centro di cura diurno per la salute mentale, parte del polo psichiatrico e psicologico dell’ospedale Saint-Maurice di Paris Central.
Adamant in inglese significa irremovibile, ma è anche lo pseudonimo di un cantante punk: Adam Ant, che da anni convive con un disturbo bipolare. Da fuori l’Adamant sembra proprio lo studio di un artista, una struttura di design progettata da un gruppo di architetti sotto le indicazioni del personale di cura e dei pazienti. Un lavoro collettivo che è lo stesso che anima le pratiche di cura basate sulla psicoterapia istituzionale.
La psicoterapia istituzionale
È una prassi terapeutica nata in Francia negli anni ’50-’60 che pone al centro del processo di cura il lavoro di equipe e la relazione tra pazienti e persone che se ne occupano. Una rivoluzione rispetto agli ospedali psichiatrici di quegli anni, spesso luoghi di segregazione nascosti alla società. La psicoterapia istituzionale riconosce la complessità delle persone e non mira al semplice controllo dei sintomi, ma a una presa in carico complessiva con interventi terapeutici su misura per ogni individualità.
Prendersi cura di sé e degli altri
Sull’Adamant a dividere le persone non ci sono né muri né divise, si collabora tutti insieme e l’arte e la letteratura sono terapeutiche tanto quanto le medicine. I pazienti non sono oggetti nelle mani dei clinici, ma si prendono per mano tra loro diventando coautori della loro stessa terapia. Sono circa duecento, arrivano alla mattina e al tardo pomeriggio tornano nelle loro case o negli istituti che li ospitano stabilmente. Ognuno ha una storia diversa e una sofferenza diversa, ma non vengono divisi per tipo di disturbo né per livello di percepita “gravità”. Convivono e si prendono cura l’uno dell’altro.
Sull’Adamant non c’è la presunzione di poter “curare” le persone, farle diventare “normali”, ma quella di prendersene cura. Di aiutarle a trovare la propria dimensione all’interno della società generale, di esistere in questo mondo limitando la propria sofferenza. Gli ospiti si impegnano in attività creative che vanno dalla danza alla cucina, hanno a disposizione un’ampia biblioteca, fanno terapia occupazionale, cucinano insieme e organizzano serate cinema.
Le loro vite sono state raccontate da un documentario vincitore dell’Orso d’oro a Berlino, nel 2023: Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile. Il regista Nicolas Philibert si è inserito con discrezione ed empatia nelle giornate degli ospiti, ne ha raccolto le storie restituendo un racconto privo di pietismi e ricco di consapevolezze.
Sostenibile per le persone, sostenibile per l’ambiente
Non è solo la cura a essere sostenibile sull’Adamant, ma la sua stessa struttura fisica. È un’imbarcazione perennemente ormeggiata (al posto del motore c’è la biblioteca) sulla Senna, a pochi passi dal ponte Charles de Gaulle. Una struttura all’avanguardia costruita con materiali ecocompatibili, un caso unico al mondo per una struttura ospedaliera pubblica.
Gli ambienti che abitiamo hanno un effetto sulla nostra salute mentale. Gli architetti che hanno progettato l’Adamant, grazie alla supervisione di Eric Piel, psichiatra del centro, sembrano saperlo bene. Gli spazi sono ampi, aperti, resi accoglienti dal legno e riscaldati dal sole che filtra all’interno attraverso le grandi vetrate. Gli arredi sono comodi e colorati, dimenticate la plastica dura e il metallo degli ospedali! Libri, pennelli, strumenti musicali e opere d’arte sono ovunque nei 650 mq (su due piani) che compongono l’imbarcazione.
Il design è funzionale ma non tralascia l’estetica. È un luogo bello da guardare e da vivere, allegro e senza sbarre. Antitesi non solo dei manicomi del passato, ma anche dei reparti psichiatrici attuali. Un posto da cui non si desidera fuggire, ma un luogo sicuro in cui si torna volentieri ogni mattina, iniziando la giornata con un caffè preparato dagli stessi ospiti.
Sulla barca Adamant non ci sono pazienti e curanti, ma solo passeggeri di un viaggio comune verso la serenità.