ActionAid e l’indagine sulla povertà alimentare. I dati che hanno portato alla luce le differenze tra i territori e gli abitanti dell’Italia.
L’indagine sulla povertà alimentare in Italia che ha condotto ActionAid ha portato alla luce le differenze sul territorio.
ActionAid è un ONLUS impiegata nella lotta alle cause di povertà. Il suo raggio di azione raggiunge popolazioni e comunità emarginate principalmente in Asia, Africa e America Latina.
Nel quarto rapporto sulla povertà alimentare, intitolato “Frammenti da ricomporre. Numeri, strategie e approcci in cerca di una politica,” ActionAid ha ha voluto indagare il fenomeno in Italia. Il report ha rivelato che sei milioni di persone nel Paese, ovvero il 12% dei residenti con almeno 16 anni di età, si trovano in una condizione di povertà alimentare.
Con povertà alimentare si intende l’impossibilità di poter consumare almeno un pasto completo almeno una volta ogni due giorni e il non potersi permettere di poter bere o mangiare fuori casa almeno una volta al mese.
Questo studio è stato realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare.
Si tratta di un laboratorio di ricerca dell’Università degli studi di Milano che si occupa di studiare come cambia il welfare italiano informando la popolazione. Lo studio si basa, inoltre, sull’analisi dei dati provenienti da diverse indagini campionarie Istat risalenti al 2021, tra cui il sistema statistico sul reddito e sulle condizioni di vita (EU-SILC).
La ricerca Istat si è basata sulle famiglie italiane rivolgendosi ai suoi membri a partire dai 16 anni di età. L’indagine avviene su un campione di 41 mila famiglie estratte a sorte e residenti all’interno di 1000 comuni italiani diversi tra loro per ampiezza demografica. Le famiglie rientranti nel campione vengono interviste una volta all’anno per un massimo di 6 anni consecutivi.
L’insieme dei vari studi ha potuto fornire un quadro abbastanza completo della povertà alimentare nel Paese. Sono emerse le differenze di intensità, diffusione, distribuzione regionale e l’impatto su vari gruppi sociodemografici, tra cui minori, donne e stranieri.
Sono maggiormente colpiti i soggetti più deboli, vediamo quindi al primo posto i disoccupati (28,3%), a seguire gli stranieri (23,1%) e al terzo posto del podio le persone inabili al lavoro (22,3%). A queste categorie di soggetti seguono andando con ordine chi vive in una casa in affitto o nelle aree metropolitane, i giovani nella fascia di età tra i 19 e i 35 anni e gli adulti tra i 50 e i 64 anni.
A livello geografico risulta, invece, che la povertà si concentra nel sud del paese e nelle isole. Qui 3,1 milioni di persone, ovvero il 50% del dato inizialmente analizzato, vivono in una condizione di povertà alimentare. Al nord risulta al contempo preoccupante la situazione dei minori di 16 anni, i quali non riescono a consumare un pasto completo almeno una volta al giorno e non raggiungono il giusto apporto di frutta e verdura.
Fortunatamente, grazie alle politiche di sostegno, i dati sulla povertà alimentare sono rimasti stabili negli ultimi anni. Nonostante la pandemia abbia costituito per molte famiglie un’aggravante sul proprio reddito non si sono registrati peggioramenti.
Resta, sicuramente, necessario continuare a monitorare la situazione e muoversi verso le categorie marginali. In questo caso, però, la direzione presa sembra essere quella giusta.