Acri riflessioni su una brutta storia d’amore
Amore poi … chiamiamolo capriccio prolungato. Un interessato, inutile e ipocrita connubio senza sentimenti, ma amore proprio no.
All’inizio lui insisteva, ah … e quanto insisteva! Era tutto per lei, aveva occhi solo per lei: la seguiva dappertutto, non c’era anfratto in cui non la trovasse, momento in cui non approfittasse per restare solo con lei e mostrare i suoi occhi languidi e persi. Lei sola, più che single delusa da tutte le precedenti relazioni, si sentì ovviamente lusingata. In quei casi i pensieri volano, e più che nutrire speranze volle tramutare in certezza l’ illusione di percepire abnegazione e sincerità in quei sentimenti “in apparenza” così puliti e insistenti.
Poi lui è così giovane. Bello? Non tanto, diciamo un tipo, anzi no … neanche un tipo, un coso: tozzetto, capelli a calotta smontabili, camminata ridicolmente fiera; al passo dell’oca preferisce quello del papero e sputacchia come Paolino Paperino quando prova a parlare inglese. Insomma: solo Topolino e Pippo riuscivano a capirlo, anche se hanno fatto di tutto per non dargli mai corda. Ecco perché Pluto preferisce non parlare.
Lei più che lasciarsi andare ad un certo punto cede: l’assalto al suo cuore era spietato e onnipresente. Lui entra nella vita di lei d’emblée, ma ella, già troppo segnata dalla vita, cerca di mantenere le distanze; tenta un po’ tutelarsi da questa travolgente intrusione … anche se gentile e lusinghiera.
Lui all’inizio si fa piacere, finge anche di essere femminista e alternativo, più che fare promesse tenta in tutti i modi coprire tutti gli interstizi di incertezze e paure della sua presunta amata con un campanilismo sentimentaloide spacciato per schiettezza e sincerità, ma, nonostante tutto, iniziano a vedersi le prime crepe di una personalità ipocrita e senza quel minimo sindacale d’anima necessario e sufficiente per sentire davvero la presenza dell’altro.
Due emeriti sconosciuti si sono scontrati più che uniti!
Sesso? Mah … meglio calare un triste velo. Sì quella fiamma improvvisa iniziale, anche piacevole, ma non disposta a diventare focolare. Più uno sfogo d’astinenza che altro. Guizzi d’animalità repressa. Stranamente però è lui a distanziarsi, ad avere i leggendari mal di testa e i mitologici cali di libido stagionali (peccato che gli mancasse il ciclo e la sindrome premestruale, altrimenti se la scappottava alla grande) anche se va detto che non disprezzava affatto guardarsi intorno.
Si sa come sono fatti questi arrampicatori sentimentali, se c’è un mezzo superiore e più giovane – anche se lei dimostra molti meno anni di lui sia per bellezza che per animo – non ci sono scrupoli che tengano, la strada vecchia la abbandonano di botto.
Però il corteggiatore all’assalto non si accontenta: vuole tutto di lei, la controlla, le chiede di continuo conto, più che geloso è possessivo. Non rivelando le sue intenzioni e i suoi segreti, pretende i segreti di lei, perché vuole sapere tutto, perché è cosa sua, anche se inizia più ad interessargli quello che lei ha o può offrire rispetto a quello che è. E la malcapitata, per quanto d’animo generoso, ha davvero poco o nulla da offrire se non il suo abusato cuore.
Irrequieto e incapace di amare (se non se stesso), attraverso belle parole decide di rivoluzionare tutto. Con la scusa del “ringiovanimento” – anzi no, dello svecchiamento – chiede a lei l’impossibile: modificare i suoi stessi principi, la sua stessa etica del lavoro, persino il modo in cui educare tutti i suoi figli.
L’idillio (che forse non è mai cominciato) si esaurisce presto; lei è dolce ma saggia, troppi segnali le fanno capire che quel coso tozzo non è diverso da tutti gli altri, anzi … forse anche peggio. Ma il coso le è entrato oramai troppo dentro, e la povera donna ha fatto l’errore di lasciargli tutte le porte aperte, e così lui è riuscito ad insinuarsi come un virus letale nella sua vita mascherato da vaccino.
Ma lui – seppur ormai eoni distante da lei – continua a dire che va tutto bene, che dopo una piccola crisi c’è luce in fondo al tunnel, anzi sostiene di volerle così bene che se dovesse scoprire di farle del male è disposto ad andarsene.
Beh si sa, questi arrampicatori sentimentali sono bravi a parole (lui neanche tanto a dire il vero), però si spaccia come unica e sola alternativa valida per tutti i mali della presunta amata. Il guaio è che, nonostante nessuno gli creda più, lui è davvero convinto di essere unico e speciale, tanto speciale da permettersi di spacciarsi ancora per riformista e modernista, per femminista (ma a stabilite quote rosa), si illude di essere popolare e benvoluto anche se si sono persi milioni di euro in ortaggi e pomodori lanciati ai suoi interventi.
Insomma non è più amato – anzi … è proprio disprezzato – ma continua ad imporsi presumendo di poter colmare con l’insistenza e l’onnipresenza ossessiva quello che non può assolutamente offrire per povertà d’animo e ignoranza.
Una volta sentii queste parole in un bar dette da una coppia: “ma perché a quelli che mi interessano veramente non interesso io?” Ma lui subito la rassicurò: “no, mi sono spiegato male, ho detto che è successo tutto troppo in fretta e non so, ma io sono qui e ti aspetto”. Sì, forse in quel momento lui voleva chiudere e non trovò il coraggio davanti a quegli occhi che erano lì per vederlo. Ecco, quelle parole sono volate alle mie orecchie come un atto di fiducia, come un timore che si è tramutato in “un voglio crederci”, in un voler continuare a sperare che qualcos’altro c’è oltre la paura di soffrire; e forse, come sono volate per puro caso verso me, oggi sono volate via anche da coloro che le hanno pronunciate: ma quelle parole restano come fantasmi che volteggiano più leggeri dell’aria per poi ripresentarsi in tante altre coppie che continueranno a pronunciarle con sentita e illusoria verginità, perché ogni sacrosanta volta è sempre una prima volta. Queste frasi sono all’ordine del giorno, da millenni inflazionate e ripetute, eppure non smettono di sperare di trovare una dimora e non un protoplasmatico castello di illusioni.
Ma tra Matteo e l’Italia le cose non vanno: lei è troppo stanca, delusa, violentata e segnata per reagire e lui ha ancora tanto, troppo, da strapparle dal cuore.
Forse arriverà il giorno in cui la vampirizzazione non produrrà più alimento e finalmente ci sentiremo dire dal Draculetto tozzo di turno: “perdonami ti prego, spero riuscirai a farlo. Ma – credimi – prima ho illuso me stesso, poi te e infine noi. Non l’ho fatto di proposito, non sono quel tipo di uomo.” E così tutto quel dispendio di energie, parole, atti e promesse verrà gettato nel bidone sempre colmo e putrescente delle banalità, dove sarebbe dovuto sempre stare.
fonte foto: marianna il corso delle cose
Grandioso questo affresco metaforico, verissimo tra significato letterale e simbolico…