Acqua fonte primaria e garanzia di vita sul pianeta, tuttavia, i soggetti più deboli (donne e bambini) hanno maggiori difficoltà di accesso a questa risorsa.
La mancanza di acqua risulta evidente nelle scuole, dove i dati parlano chiaro, ed anche all’interno delle famiglie. Per affrontare questo tema, affinché non rimanga un grido nel deserto, a più di un anno di distanza dalla giornata mondiale dell’acqua (22 Marzo 2017), si è da non molto conclusa la Settimana Mondiale dell’Acqua (26-31 Agosto 2018). Durante questa settimana, l’UNICEF e l’OMS hanno diffuso l’ultimo studio a livello globale riguardante l’acqua nelle scuole: “Drinking Water, Sanitation and Hygiene in Schools: 2018 Global Baseline Report”.
Secondo il rapporto:
- L’UNICEF nei suoi programmi per l’istruzione include servizi igienico-sanitari e idrici in oltre 90 paesi e raggiunge in media 3 milioni di bambini l’anno.
- A livello mondiale il 69% delle scuole ha servizi di base di acqua potabile;
- In una scuola primaria su 4 non ci sono servizi di base di acqua potabile. Questo numero diminuisce a 1 su 6 nelle scuole secondarie;
- Una scuola primaria su 5 ed un istituto secondario su 8 non hanno servizi igienico-sanitari;
- Un terzo delle scuole in Africa Subsahariana e in Oceania non ha servizi igienico-sanitari. Nella maggior parte dei paesi in cui i dati sono disponibili, meno del 50% delle scuole possiede bagni accessibili agli studenti con mobilità ridotta.
- Una scuola primaria su 3 ed oltre un quarto delle scuole secondarie non ha postazioni in cui lavarsi le mani con acqua e sapone;
- Oltre un terzo delle scuole nel mondo e la metà delle scuole nei paesi meno sviluppati, non hanno postazioni in cui lavarsi le mani con acqua e sapone;
“Se l’educazione è la chiave per aiutare i bambini a sfuggire alla povertà, l’accesso all’acqua ed ai servizi igienico-sanitari è la chiave per aiutare i bambini a massimizzare la loro istruzione in modo sicuro. Trascurare questo è essere incuranti del benessere e della salute dei bambini ” ha dichiarato Kelly Ann Naylor, Direttore generale per l’acqua, i servizi igienici e l’igiene dell’UNICEF.
Da questo rapporto risulta chiaro come molto ci sia ancora da fare sull’uso delle risorse idriche. Un numero sempre maggiore di comunità nel mondo è costretto a sopravvivere con scarso o addirittura inesistente accesso a risorse idriche, sia dentro le proprie abitazioni e sia nelle scuole. La mancanza di acqua colpisce i giovani nelle scuole, ma anche le donne. Infatti, nei paesi poveri, il fardello della sua raccolta ricade il più delle volte sulle spalle delle donne.
Ruolo delle donne
Le distanze percorse
Per ottenere acqua per bere, fare il bagno, cucinare, dissetare gli animali e per altre necessità domestiche basilari, milioni di donne e ragazze trascorrono, ogni giorno, ore di viaggio per raggiungere le fonti d’acqua. Il tutto accade anche diverse volte al giorno in zone tropicali, dove il calore rende il viaggio insopportabile. In uno studio condotto su 25 paesi dell’Africa sub-sahariana, l’UNICEF ha stimato che le donne hanno trascorso 16 milioni di ore a raccogliere acqua ogni giorno. Inoltre, quando i bambini o altri membri della famiglia si ammalano per il consumo di acqua non pulita, le donne passano il loro tempo a fornire assistenza. Solo dopo aver assolto tutti gli obblighi familiari e sociali, le donne possono dedicarsi ad altre attività, come lo studio. In questo modo, esse vedono sfumare l’opportunità di un’istruzione migliore, di occupazione, ma anche di tempo libero e di sonno.
Lo sforzo fisico richiesto ed i pericoli
La raccolta dell’acqua richiede anche un enorme sforzo fisico. Il trasporto su lunghe distanze può comportare problemi alla schiena, alle spalle ed al collo, oltre ad altri infortuni legati ai terreni sconnessi e scoscesi o alle strade trafficate. Difficoltà che aumentano in modo esponenziale per le donne in gravidanza o per coloro che sono costrette a trasportare con sé anche i bambini piccoli. Ma recuperare l’acqua non è solo uno sfiancante sforzo fisico. Recuperarla può essere molto pericoloso per donne e ragazze. È infatti alto il rischio di aggressioni fisiche o sessuali durante i tragitti.
L’aspetto sanitario
Inoltre, ulteriori pericoli riguardano l’aspetto sanitario legato al fatto che le donne hanno difficoltà di accesso a servizi igienici puliti e privati per i propri bisogni, per la pulizia e per la gestione del periodo mestruale. Le donne, più degli uomini, hanno bisogno di acqua non solo per idratarsi, lavarsi le mani regolarmente, lavare i loro corpi e pulire vestiti e materiali , ma soprattutto quando hanno le mestruazioni così da prevenire infezioni urogenitali.
Ciononostante le società nei paesi più poveri, relegano la donna all’ultimo posto nell’accesso all’acqua, dopo l’uomo, i bambini, ed a volte anche dopo gli animali domestici che sostengono la famiglia.
Le Nazioni Unite prevedono che, se non vengono modificati i modi con cui si consumano le risorse idriche, la domanda mondiale supererà l’offerta del 40% entro il 2030.
Bisogni delle donne e dei bambini
Punto fondamentale che bisognerebbe attenzionare è quello di chiedere direttamente alle donne quali sono i loro bisogni e di garantire ai bambini scuole con un facile accesso alle risorse idriche ed ai servizi igienico-sanitari.
Occorrono dunque delle strategie mirate da un parte a modificare, se non addirittura cancellare, il comune pensiero che il lavoro dell’acqua appartiene solo alle donne; dall’altra bisogna migliorare sensibilmente la sua disponibilità all’interno delle scuole. In uno scenario del genere, però, è difficile immaginare che la situazione delle donne e dei bambini migliorerà senza ingenti sforzi intenzionali. E’ necessario dunque uno sforzo congiunto affinché l’acqua sia un bene disponibile per tutti.
Maria Di Naro