Acqua nel deserto? Presto la pescheremo dall’aria

acqua nel deserto

Fa piacere raccontare gli sviluppi di un’invenzione che mi aveva molto interessato, circa 11 mesi fa scrissi a proposito di un dispositivo, frutto di una collaborazione tra scienziati dell’Università di Berkeley in Califonia e del MIT di Boston, in grado di  ricavare acqua dall’aria usando solo l’energia del sole. Ora quegli stessi scienziati hanno dato notizia di aver realizzato un nuovo prototipo che hanno provato in una situazione sul campo, in un ambiente reale particolarmente difficile visto che si tratta del deserto. Così forse presto la preziosissima acqua nel deserto si pescherà dall’aria? Le premesse sono incoraggianti. La realizzazione è stata documentata in un nuovo articolo scientifico che è uscito su Nature Communications. Non spiegherò di nuovo come funziona il dispositivo, lo trovate nell’articolo dell’anno scorso, dove leggerete che il prototipo era stato provato in laboratorio e sul tetto del laboratorio stesso.
La nuova versione del dispositivo è stata invece provata sul tetto di un altro laboratorio universitario, ma che si trova a Tempe, in Arizona, in pieno deserto dunque.



La prova sul campo del dispositivo non solo ha risposto ad alcune critiche dimostrando che i ragionamenti degli studiosi erano validi in una situazione reale, ma ne ha mostrato una versione ancora più performante, se l’anno scorso ho scritto che il dispositivo poteva ricavare acqua da aria con solo il 20% di umidità atmosferica, la nuova versione addirittura dalla secchissima aria desertica che ne ha circa il 10%. I sistemi attuali per “estrarre” umidità dall’aria richiedono un’umidità molto più alta, minimo 50% per i più performanti, ed inoltre richiedono energia supplementare, mentre questo dispositivo come ho scritto ha bisogno solo della luce del Sole. Il dispositivo richiederà ancora molto lavoro per realizzarne una versione in scala maggiore che possa servire il fabbisogno d’acqua di un’abitazione privata in zona desertica, ma i ricercatori sono fiduciosi, dicono che già questa versione, semplicemente ingrandendola può arrivare a fornire un quarto di litro d’acqua al giorno per ogni chilogrammo di MOF nel dispositivo (per la spiegazione di cosa è il MOF che è la tecnologia alla base del dispositivo vi rimando all’articolo dell’anno scorso). Ma i vantaggi di questa tecnologia rispetto ad altre analoghe non sono solo nella resa, del non abbisognare di altra energia che quella solare ho già scritto, poi c’è il fatto che essendo un dispositivo passivo e senza parti mobili è meno a rischio di rottura (ad esempio non impiega pompe o compressori), infine c’è la qualità dell’acqua, analizzandola hanno verificato che dai MOF non finisce nulla nell’acqua che è essenzialmente pura.
Come detto anche questo è un prototipo, capace di produrre solo pochi millimetri d’acqua, quello dell’anno scorso doveva provare un concetto, quello odierno che funzionava nel mondo reale dove ce n’è bisogno, ora come dice Evelyn Wang rimane da farlo crescere di scala e veder l’acqua zampillare.

Fonte immagine: news.mit.edu

Roberto Todini

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