Acidificazione degli oceani: un problema serio

barriera corallina

Non è che prima della ricerca di cui ha appena dato notizia l’Università della Tasmania, qualcuno pensasse che l’acidificazione degli oceani fosse cosa di nessuna importanza, ma lo studio pubblicato su Nature Climate Change mette in luce i danni che il mondo soffrirà per questo fenomeno e la necessità di contromisure.
Ma cos’è l’acidificazione degli oceani? Come il termine stesso indica è l’abbassamento del ph degli oceani, la causa ancora una volta sono le attività umane, si tratta infatti di un’altra conseguenza della massiccia immissione di CO2 nell’atmosfera, addirittura un quarto dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera va a finire negli oceani, qui reagisce chimicamente, una parte rimane CO2, una parte diventa acido carbonico (H2CO3), una parte carbonato e una parte bicarbonato.
Quello che provoca più danni è l’acido carbonico che danneggia la barriera corallina e letteralmente scioglie le conchiglie e il guscio dei molluschi che sono fatti di carbonato di calcio.



Lo studio firmato dalla professoressa associata Catriona Hurd come autrice principale insieme a colleghi del CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation)  e ACE-CRC  (antarctic climate & ecosystems cooperative research centre) si inserisce in un filone scientifico piuttosto nuovo e non è un compito facile quantificare il processo di acidificazione degli oceani, sia perché è influenzato da altri fattori, sia perché non sta avvenendo dappertutto agli stessi livelli.
In Cile e sulla costa ovest degli Stati Uniti l’industria ittica sta già cercando di prepararsi al cambiamento collaborando coi ricercatori che studiano il fenomeno.
In altre parole lo studio presente non serve a dirci che l’acidificazione esiste e nemmeno che se non avessimo immesso tanta anidride carbonica non sarebbe successo, anche perché se per assurdo tutte le emissioni di anidride carbonica cessassero oggi, ce n’è già tanta nell’atmosfera, molta della quale finirà negli oceani, quindi dovremo comunque fare i conti col processo di acidificazione degli oceani.
Il compito a cui lo studio chiama gli scienziati è aumentare le osservazioni e sviluppare modelli dei cambiamenti a cui andremo in conto, con accento sul plurale (per i motivi di cui sopra) in modo da essere poi in grado di aiutare governi e comunità locali a sviluppare delle risposte.

Roberto Todini

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