L’aceto balsamico di Modena è stato acquistato da una società inglese. Proprio qualche ora fa si è diffusa la notizia che Acetum spa, il principale produttore italiano di Aceto Balsamico di Modena Igp (Indicazione Geografica Protetta), è diventata di proprietà dell’Associated British Food (Abf), quotato al London Stock Exchange e che possiede la catena di negozi Primark.
Non vi saranno sostanziali cambiamenti nel settore dirigenziale della società: infatti Cesare Mazzetti continuerà a detenere la carica di presidente e Marco Bombarda rimarrà direttore del Business.
L’Acetum spa si occupa della produzione di aceto di vino e mela, oltre che delle glasse balsamiche; l’anno scorso è riuscita a totalizzare, nelle vendite, 103 milioni in più di 60 paesi. Operazione analizzata, ancora oggi, dall’Antistrust in Austria e Germania.
Per lo chief executive della società inglese, George Weston, l’acquisizione rappresenta “un’occasione meravigliosa per diventare i custodi di un prodotto italiano con grande reputazione” oltre che di incoraggiare “progetti di crescita ambiziosi in tutto il mondo”.
Invece il presidente Mazzetti, l’acquisizione è “una conferma della grande attrattività delle aziende dotate di IGP nei confronti di gruppi internazionali”, come è avvenuto con l’Associated British Foods, la società finanziaria “che ha capacità di sviluppare imprese familiari e con cui non vedo l’ora di lavorare insieme in futuro”.
Si tratta di un’operazione economica importante visto che grazie all’impegno del fondo italiano Clessidra, l’ormai ex proprietario e che nel 2015 aveva acquistato l’80%, avrebbe raggiunto una valutazione economica superiore ai 400 milioni di euro.
L’operazione è stata valutata più che positivamente dal presidente del Consorzio tutela aceto balsamico di Moderna, Federico Desimoni, che evidenzia come l’acquisizione abbia avuto un esito favorevole proprio grazie al fatto che “l’aceto balsamico di Modena ed il suo territorio esprimono una dinamicità ed una potenzialità tali da abbandonare le logiche di delocalizzazione, provocando il fenomeno inverso: una vera e propria ‘localizzazionè, un fenomeno capace di coinvolgere aziende nel tessuto produttivo locale contribuendo così allo sviluppo dell’economia reale del territorio stesso e dell’intero Paese “.
Sicuramente è un’operazione economicamente positiva e favorevole ma che impedisce una valorizzazione locale di uno dei simboli gastronomici del “Made in Italy”.
Dorotea Di Grazia