La Corte di cassazione si è espressa nel corso del maxiprocesso del gruppo criminale, confermando l’accusa di associazione mafiosa per i Casamonica, clan romano. In linea con quanto affermato anche dalla Corte d’Appello di Roma. E’ stato accolto il ricorso per l’aggravante della natura “armata del sodalizio” per alcuni capi a cui è stato disposto un nuovo processo per rideterminare la pena.
Cassazione sull’accusa di associazione mafiosa per i Casamonica
Nell’ambito del maxiprocesso del clan romano dei Casamonica, per cui sono imputate circa trenta persone tra cui anche i vertici, la Corte di cassazione conferma l’accusa di associazione mafiosa per i Casamonica. La sentenza della Corte d’Appello è quindi confermata, l’attività dei Casamonica è mafiosa. E’ stato accolto, anche, il ricorso della Procura generale della Repubblica, riconoscendo l’aggravante della natura “armata del sodalizio” per alcuni capi. Per loro verrà avviato un nuovo processo di appello per determinare la pena.
Il processo, che ha portato all’accusa di associazione mafiosa per i Casamonica, nasce dall’indagine “Gramigna”, che prende il nome dall’erbaccia difficile da estirpare, coordinata dal magistrato Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Stefano Luciani.
I giudici della Cassazione si sono espressi sui ricorsi presentati dagli imputati contro la sentenza della Corte d’Appello. La conferma sancisce definitivamente che quella del clan romano dei Casamonica è una “struttura criminale di stampo mafioso”, riconoscendo, anche, un’associazione parallela che svolge attività di spaccio di sostanze stupefacenti con la funzione di agevolare l’associazione mafiosa.
Le accuse nei confronti degli imputati, oltre all’accusa di associazione mafiosa per i Casamonica, variano a seconda delle posizioni, e riguardano l’accusa di associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, l’estorsione e l’usura alla detenzione illegale di armi.
Il primo e il secondo grado del processo
La Corte di cassazione si è dovuta esprimere in merito alla sentenza della Corte d’Appello di Roma, che il 29 novembre del 2022 aveva ribadito l’accusa di associazione mafiosa per i Casamonica, il 416-bis. Impianto accusatorio che è stato confermato.
La condanna più elevata, che è stata decisa dai giudici di secondo grado, è di 30 anni e riguarda Domenico Casamonica, che era ai vertici del clan. In primo grado, con la sentenza del 20 settembre 2021, le condanne erano 44 per oltre 400 anni di carcere in totale. Le accuse, e di conseguenza le condanne, sono ricadute sui vertici del clan, mentre nei confronti di alcune posizioni minori è venuta meno l’aggravante di aver agito nell’interesse del clan.
I giudici che hanno emanato la sentenza di primo grado, che prevedeva già l’accusa di associazione mafiosa per i Casamonica, ha motivato la decisione sostenendo che ci siano “significativi elementi di prova della natura mafiosa nel clan Casamonica operante del quadrante est della città di Roma, identificabile nella zona di Porta Furba”.
I giudici della Corte d’Appello, nella sentenza di secondo grado, hanno scritto che il clan in questione “è organizzato in una ‘galassia’, ossia aggregato malavitoso costituito da due gruppi familiari”. Accusando gli imputati e i Casamonica di usura, estorsione, abusivo esercizio del credito e di traffico di stupefacenti, sottolineando come formino un “gruppo molto coeso ed esteso”, in cui il singolo opera in costante interconnessione e proteggendosi vicendevolmente. Nella sentenza si legge, anche, dell'”indiscusso ‘prestigio criminale'” di cui godono nel panorama delinquenziale romano.
Le motivazioni della sentenza di primo e secondo grado sono state confermate dalla Corte di Cassazione. Nel corso della requisitoria, il pubblico ministero ha sottolineato l’importanza che ha avuto l’indagine “Gramigna” prima e la sentenza di Cassazione poi, affermando:
L’indagine della procura di Roma ha posto fine allo strapotere dei Casamonica. Un clan da anni a braccetto con la Banda della Magliana e con i poteri forti della capitale con una forza di intimidazione impressionante.