Si è trovato un accordo dopo i negoziati di ottobre tra il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo. L’accordo Ue sulle case green fissa nuove regole e parametri per costruzioni esistenti e nuove. Alcuni punti sono stati rivisti e alcune scadenze sono state posticipate dopo le discussioni e preoccupazioni di alcuni Stati membri.
I punti dell’Accordo Ue sulle case green
Il 7 dicembre il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo Ue sulle case green, dopo i negoziati avvenuti a ottobre che avevano lasciato alcuni punti in sospeso. Consiste in una direttiva sulle case green per la prestazione energetica degli edifici (EPBD-Energy Performance of Buildings Directive).
L’Unione europea vuole rendere i propri edifici più “green” attraverso una serie di obbiettivi. Il principale obbiettivo è che entro il 2030 tutti i nuovi edifici residenziali siano costruiti a emissioni zero, entro il 2028 per gli edifici pubblici, e che entro il 2050 il patrimonio edilizio esistente venga trasformato in edifici a emissioni zero. Tutto questo considerando che gli edifici rappresentano il 40% dell’energia consumata e il 36% delle emissioni dirette e indirette di gas serra legate all’energia nell’Unione Europea.
L’accordo dell’Unione Europea relativo alle abitazioni ecologiche prevede ambiziosi obiettivi di riduzione del consumo energetico per gli edifici. Gli Stati membri sono chiamati a ridurre, entro specifici intervalli temporali, il consumo medio di energia dei loro edifici residenziali e non residenziali. Per quanto riguarda gli edifici residenziali più inquinanti, si mira a una riduzione del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2035. Per gli edifici non residenziali, l’obiettivo è una riduzione del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.
È stato stabilito che il 55% di questa riduzione energetica dovrà essere conseguibile attraverso la ristrutturazione degli edifici che presentano il più basso livello di efficienza energetica. Questa strategia mira a promuovere interventi mirati per migliorare l’efficienza degli edifici esistenti, concentrandosi sulle strutture con prestazioni energetiche più scadenti.
Il relatore all’Europarlamento, Ciaràn Cuffe, commenta:
Abbiamo raggiunto un risultato straordinario, un progetto per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio a livello mondiale
Queste invece le parole della commissaria Ue all’Energia Kadri Simson:
Sono una serie di misure concrete che migliorano la vita dei nostri cittadini, riducendo le bollette energetiche e stimolando l’economia
Revisione di alcune scadenze
Successivamente ai negoziati di ottobre alcuni Stati membri, tra cui l’Italia che detiene edifici molto vecchi e di cui moltissimi in classe G, la più inquinante, si sono dimostrati preoccupati dagli obbiettivi e dalle scadenze molto ravvicinate. La revisione dell’accordo Ue sulle case green allenta così alcuni paletti allungando i tempi e le scadenze e rivedendo alcuni obblighi.
Una delle modifiche sostanziali riguarda il piano graduale per eliminare l’uso delle caldaie che utilizzano combustibili fossili. Nel nuovo accordo, la data finale per la completa eliminazione delle caldaie a gas è stata spostata dal 2035 al 2040. Inoltre, a partire dal 2025, tutti gli incentivi per le caldaie autonome verranno progressivamente eliminati.
Altra importante modifica riguarda la disposizione relativa alla posa di pannelli solari su tutte le tipologie di edifici. Secondo le ultime revisioni dell’accordo, l’obbligo di installazione è stato limitato ai nuovi edifici, agli edifici pubblici e a quelli di grandi dimensioni non destinati all’abitazione. Quindi, in questa specifica normativa, non sono inclusi gli edifici adibiti a residenza.
Le disposizioni dell’accordo dell’Unione Europea sulle abitazioni ecologiche escludono specificamente gli edifici agricoli e quelli di interesse storico. In aggiunta a ciò, i singoli Paesi hanno il margine decisionale per escludere dalla normativa anche gli edifici ritenuti di valore architettonico o storico, così come le strutture temporanee, le chiese e altri luoghi di culto.
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La stipula di questo accordo ha suscitato diverse controversie, poiché secondo alcuni critici si sarebbe orientato verso condizioni meno favorevoli e potrebbe compromettere gli obiettivi ambientali originariamente proposti. Tuttavia, è importante sottolineare che l’accordo raggiunto ieri è ancora in fase provvisoria e richiederà l’approvazione formale sia del Parlamento che del Consiglio prima di essere ufficialmente adottato.
Luisa Campazzo