Accordo UE-Mercosur: opportunità storica o sfida ambientale?

Accordo UE-mercosur

Può un trattato commerciale diventare il terreno di scontro tra economia e sostenibilità? L’accordo UE-Mercosur, siglato nel 2019 dopo oltre vent’anni di negoziati, prometteva di rafforzare i legami tra Europa e Sud America. Oggi, però, ciò che doveva unire i due continenti rischia di trasformarsi in una disputa politica, tra promesse di sviluppo economico e critiche sulla sostenibilità. Con una Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen e un Parlamento più diviso che mai, il futuro dell’accordo resta incerto.

Un progetto ambizioso, un futuro incerto

L’accordo UE-Mercosur mira a creare una delle più grandi zone di libero scambio al mondo, eliminando tariffe su beni industriali e agricoli. Se ratificato, potrebbe generare un incremento del commercio di 4,4 miliardi di euro all’anno tra i due blocchi.

Eppure, quella che inizialmente sembrava un’opportunità senza precedenti si è trasformata in un terreno di scontro. Da una parte, paesi come Francia e Polonia alzano barricate, denunciando rischi ambientali e proteggendo i propri settori agricoli. Dall’altra, nazioni come Germania, Spagna e Paesi Bassi vedono nell’accordo un trampolino per rafforzare la loro economia.

Francia e Polonia: la resistenza

La Francia è in prima linea contro il trattato. Il governo ha ribadito il veto lo scorso 26 novembre, citando preoccupazioni per l’uso di pesticidi vietati in Europa ma ancora permessi nei paesi del Mercosur, e per la scarsa tracciabilità delle carni sudamericane. La ministra dell’Agricoltura, Annie Genevard, ha dichiarato che l’accordo potrebbe mettere a rischio gli standard ambientali e sanitari dell’UE.

Tuttavia, le critiche non sono solo ambientali. Molti vedono nella posizione francese un forte elemento protezionistico, con il governo intenzionato a difendere i produttori locali dalla concorrenza dei prodotti sudamericani, più economici. Non a caso, le campagne francesi sono state teatro di proteste accese, con agricoltori che vedono nell’accordo una minaccia diretta al loro sostentamento.

Anche la Polonia ha espresso un netto dissenso. Gli agricoltori temono che il trattato possa peggiorare la situazione di un settore già in difficoltà per l’afflusso di cereali ucraini. Per Varsavia, l’accordo rappresenta un rischio economico concreto, spingendo il governo a chiedere maggiore protezione per i produttori locali.

Germania, Spagna e Paesi Bassi: i favorevoli

Sul fronte opposto, la Germania spinge per la ratifica, vedendo nel trattato una grande opportunità per le sue industrie automobilistiche e chimiche. La riduzione delle tariffe garantirebbe accesso facilitato ai mercati sudamericani, rafforzando la posizione delle imprese tedesche.

I Paesi Bassi, invece, puntano sulla loro posizione strategica. Grazie ai porti di Rotterdam e Amsterdam, sperano di consolidarsi come hub per le esportazioni europee verso il Mercosur.

La Spagna, con i suoi legami storici e culturali con il Sud America, vede nell’accordo una possibilità di riaffermare il suo ruolo di ponte tra i due continenti. Prodotti iconici come l’olio d’oliva e il vino beneficerebbero dell’apertura del mercato sudamericano, aumentando le esportazioni e sostenendo l’economia locale.

Il Brasile: un Mercosur in cerca di credibilità

Dall’altra parte dell’Atlantico, il Brasile si presenta come il motore principale del Mercosur e il più grande sostenitore del trattato. Per il governo di Luiz Inácio Lula da Silva, l’accordo rappresenta una possibilità unica di espandere l’accesso ai mercati europei, soprattutto per i settori agricolo e industriale.

Di fronte alle critiche internazionali, il Brasile ha avanzato proposte per migliorare la tracciabilità agricola e per combattere la deforestazione. Lula ha promesso che la presidenza brasiliana del Mercosur lavorerà per un compromesso che soddisfi entrambe le parti. Tuttavia, il passato del paese in materia di tutela ambientale pesa ancora come un’ombra sulle negoziazioni.

Italia: l’ago della bilancia?

Nelle ultime settimane, la posizione italiana sull’accordo UE-Mercosur è diventata sempre più incerta, rivelando divisioni interne e pressioni esterne che stanno influenzando le decisioni del governo. Se fino a poco tempo fa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si era espresso favorevolmente all’accordo, il G20 di Rio de Janeiro ha segnato una svolta significativa. Durante l’evento, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha espresso una posizione contraria, recependo le critiche avanzate da diverse associazioni agricole, tra cui la potente Coldiretti, che teme gli effetti devastanti del trattato sui piccoli e medi produttori italiani.

Questo cambio di rotta ha spinto Tajani a rivedere la sua posizione e ha trovato l’appoggio silenzioso della premier Giorgia Meloni. Pur evitando dichiarazioni ufficiali, Meloni ha lasciato intendere che l’attuale testo del trattato, così com’è, non sia accettabile per l’Italia.

Una sfida economica ed etica

L’accordo UE-Mercosur non è solo una questione di tariffe o di commercio: è il simbolo di tensioni globali tra sostenibilità, protezionismo e giustizia economica. Se da un lato offre una promessa di crescita economica, dall’altro evidenzia le difficoltà di conciliare sviluppo e tutela ambientale. La vera domanda è: l’Europa e il Mercosur riusciranno a dimostrare che un modello di commercio equo e sostenibile è davvero possibile? O cederanno alle divisioni interne, lasciando che interessi di breve termine compromettano una visione comune? In gioco, non c’è solo un trattato, ma il futuro stesso del commercio globale.

 

Tamiris Cypriano

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