L’accordo UAE-Israele ridefinisce le rotte commerciali dell’energia e nuovi assi politici nel Mediterraneo

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Si aprono nuovi scenari per il trasporto di energia con l’ accordo UAE-Israele . Lo Stato d’Israele è stato riconosciuto anche dagli Emirati Arabi Uniti e dal Bahrein. Con l’accordo si vole ridisegnare la mappa dello scambio e del trasporto di energia in Medio Oriente.

Le vie tradizionali che trasportano l’energia prodotta nel Golfo in Occidente potrebbero cambiare in vista della novella relazione diplomatica instaurata tra UAE e Israele. Ad oggi il petrolio dei sette Emirati lascia la penisola dallo Stretto di Hormuz, dal canale di Bab el-Mandeb e dal Canale di Suez.  L’accordo amplierà i possibili percorsi per l’energia offrendo le basi  per la costruzione di condutture di petrolio che attraverseranno tutta la Penisola Araba fino ad Israele.
Questa integrazione non verrà limitata solo al gas ed al petrolio. Anche i prodotti dagli Stati Uniti ed dall’Europa, che ora entrano nella regione del Golfo attraverso il canale di Suez, passeranno per Israele e la Giordania.
Si spera che l’accordo UAE-Israele amplierà la rete di condutture e coinvolgerà anche altri stati arabi. In futuro l’Arabia Saudita e l’Iraq potrebbero voler beneficiare delle nuove vie verso la Giordania, Israele e l’Europa.

Gli attori dell’accordo UAE-Israele e i nuovi Hub dell’energia

La DP World del porto di Dubai, una delle più grandi compagnie di logistica marittima al mondo, ha infatti firmato un memorandum con l’impresa Israeliana Dover Tower per gestire congiuntamente il porto di Haifa in Israele.
Questo progetto potrebbe connettere ad Israele un nuovo network regionale per poter spostare energia, prodotti e persone.
Per gli Emirati, il mercato generato da nuovi accordi diplomatici ed infrastrutture, è di vitale importanza per marginalizzare l’Iran: gli importi di petrolio Iraniani saranno più costosi rispetto a quelli dei suoi vicini del Golfo.

Nei paesi moderati nella regione, l’accordo UAE-Israele andrà a favorire la nascita di nuovi assi di collaborazione. Nuove rotte per il petrolio (che passerà attraverso la linea Israeliana da Eilat ad Ashdod) daranno vita all’asse IsraeloEgiziana. La regione del Golfo dipenderà da loro per esportare petrolio in Europa.

La formazione di nuovi blocchi ha il supporto degli Americani ma anche degli Europei.

Egitto, Israele, Grecia, Cipro, Giordania, Italia e le autorità palestinesi hanno infatti appena firmato la carta che ufficializza l’organizzazione intergovernativa per lo scambio di gas nel mediterraneo.  La carta del East Mediterranean Gas Forum (EMGF), ha sede al Cairo e posiziona l’Egitto al centro delle trattative, un hub per gli esporti di energia nella regione.
Per il ministro dell’energia israeliano,  l’ EMGF:
“porterà a una cooperazione maggiore sia con gli Stati arabi che con quelli europei. La prima del suo tipo nella storia, con contratti di esportazione del gas per Giordania ed Egitto da 30 miliardi di dollari.”
Israele vorrebbe riaprire alcune delle ferrovie dell’impero Ottomano, come quella che lo collega alla Giordania. Questa via diventerà un nuovo punto di accesso al  Golfo per i beni provenienti dall’occidente e vanterà di una zona di free trade. Ma non solo, sarà anche il punto di connessione per il trasporto di energia ai porti israeliani e verso occidente.

Stati perdenti nel nuovo contesto

Le ferrovie collegano anche la Giordania con l‘Arabia Saudita che però non ha manifestato nessun interesse a modificare le sue politiche su gas e petrolio, perché esporta principalmente in Cina ed India.
Anche il Libano si sta guardando le spalle dato che le importazioni Europee passeranno attraverso i porti israeliani invece che da Beirut. Nuove infrastrutture e accordi potrebbero oscurare ancor di più il futuro del paese già in crisi sul versante economico, finanziario e politico.
Il nuovo equilibrio potrebbe ridurre le influenze russe nell’esportazione di gas in Europa, che attualmente pesano il 40% circa degli importi. Gli stati europei hanno accolto con entusiasmo l’accrodo UAE-Israele sull’energia;
in vista di nuove trattative per sovvertire la fin troppo sentita  dipendenza dai russi negli approvvigionamenti di gas.

Elisa Melodia

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