Mercoledì 13 dicembre si è finalmente trovato un accordo tra il fisco e Airbnb per il pagamento della “cedolare secca” al 21%. Questo accordo prevede il versamento di 576 milioni di euro in sanzioni e arretrati per l’imposta non pagata tra il 2017 e il 2021, dei quali 353 milioni si riferiscono alle ritenute dovute e non versate, 174 corrispondono alle sanzioni amministrative e 49 agli interessi maturati. Inoltre, Airbnb non intende richiedere questa somma ai suoi clienti nonostante avrebbe dovuto pagare l’imposta per conto di questi ultimi
Perché Airbnb è finito sotto la lente delle autorità italiane?
Il 6 Novembre la Guardia di Finanza di Milano aveva sequestrato, su ordine del gip, oltre 779 milioni di euro ad Airbnb, poiché la piattaforma era stata accusata di evasione fiscale in quanto non aveva versato la “cedolare secca” sui canoni di locazione breve dal 2017 al 2021. Secondo gli accertamenti, il famosissimo sito americano degli affitti brevi, non si è attenuto agli obblighi introdotti dalla legge del 2017. L’importo, come notiamo oggi, è stato poi riproporzionato, poiché si sono andati ad escludere tutti quei canoni riferiti ai locatori che avevano pagato le imposte in dichiarazione dei redditi, oltre a coloro che non sarebbero stati comunque soggetti alla ritenuta.
Cosa prevede l’accordo tra il fisco e Airbnb?
Mercoledì 13 dicembre, a poco più di un mese dall’operato della Guardia di finanza di Milano, la società per gli affitti brevi Airbnb dichiara di aver, finalmente, trovato un accordo con l’Agenzia delle Entrate per il pagamento della cosiddetta “cedolare secca” del 21 per cento, l’imposta sostitutiva che è dovuta da chi mette in affitto un immobile e in alcuni casi anche per gli affitti brevi. L’accordo prevede che l’azienda pagherà sanzioni e arretrati per un totale di 576 milioni di euro, relativi all’imposta che avrebbe dovuto pagare per conto dei suoi clienti negli anni tra il 2017 e il 2021. Di questi 576 milioni, 353 milioni si riferiscono alle ritenute dovute e non versate, 174 corrispondono alle sanzioni amministrative e 49 agli interessi maturati.
Le violazioni che sono state contestate riguardano:
- mancato versamento di ritenute;
- la mancata effettuazione delle ritenute;
- la mancata emissione delle certificazioni uniche.
L’azienda, inoltre, ha affermato che non intende richiedere la somma ai suoi clienti. Per Airbnb, il mercato italiano è molto importante, l’impresa ha espressamente dichiarato che:
“l’accordo stipulato con il fisco significa che possiamo concentrarci nella continuazione della nostra collaborazione con le autorità italiane in materia di tasse, regole per le locazioni brevi e turismo sostenibile, a vantaggio degli host e degli ospiti.”
DAC7
Airbnb sta attivamente lavorando per adattarsi e rispettare la DAC7, una fondamentale normativa europea che riguarda la trasmissione dei dati fiscali da parte delle piattaforme online.
La DAC7, parte integrante del quadro normativo dell’Unione Europea, mira a regolare e uniformare il flusso di informazioni fiscali tra le piattaforme digitali e le autorità fiscali dei paesi membri. Questo obiettivo è finalizzato a garantire maggiore trasparenza e a prevenire l’evasione fiscale nel contesto dell’economia digitale.
Airbnb spiega:
“queste regole sono pensate per permettere alle autorità nazionali di raccogliere le tasse dovute supportando al contempo un sistema di trasmissione dei dati coerente e standardizzato. Abbiamo già informato gli host italiani di come questi cambiamenti si rifletteranno sulla loro attività tramite Airbnb.”
Inoltre, la società accoglie con favore anche i progressi in materia di regole per gli affitti brevi, compresa la creazione di un sistema di registrazione nazionale in Italia e il quadro europeo di condivisione dei dati.
Per quanto riguarda l’imposta dovuta per gli anni 2022 e 2023 deve essere ancora raggiunto un accordo, mentre dal 2024 l’azienda si impegna a pagarla di volta in volta, operando come “sostituto di imposta”. Questo significa che dalla somma che gli affittuari pagano a Airbnb, l’azienda tratterrà quanto dovuto al fisco e lo pagherà per conto dei clienti che hanno messo a disposizione l’alloggio tramite la piattaforma, i quali infine riceveranno la somma al netto dell’imposta.