Si è raggiunto l’accordo per una tregua umanitaria a Gaza per somministrare i vaccini contro la poliomielite

raggiunto l'accordo sulla tregua umanitaria a Gaza

È stata raggiunta una tregua umanitaria a Gaza, devastata da mesi da un piano di genocidio incessante, in cui una nuova minaccia si affaccia, amplificando la sofferenza di una popolazione già martoriata: la poliomielite. Dopo oltre due decenni senza casi, il virus ha fatto la sua ricomparsa in un contesto già drammaticamente segnato dalla distruzione e dalla perdita. Mentre le bombe continuano a cadere e la diplomazia internazionale fatica a trovare una soluzione al conflitto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si prepara a lanciare una massiccia campagna di vaccinazione per proteggere i più vulnerabili – in particolare, i bambini di Gaza.

La risposta internazionale a questa crisi sanitaria arriva tardi, forse troppo, a causa del suo intrecciarsi con le complesse dinamiche politiche e militari della regione, sollevando interrogativi su cosa significhi veramente una “pausa umanitaria” in un contesto di guerra. L’OMS ha ieri dichiarato che si è giunti ad un accordo e ha dichiarato la tregua umanitaria a Gaza: ciò significa che, in alcune fasce orarie del giorno, saranno sospesi i combattimenti e i bombardamenti di Israele.

La minaccia della poliomielite e la risposta sanitaria: è arrivata la tregua umanitaria a Gaza

La notizia della riapparizione della poliomielite a Gaza è giunta come un fulmine a ciel sereno. Dopo 25 anni senza casi, lo scorso 23 agosto, un bambino di 10 mesi è stato paralizzato dal poliovirus di tipo 2, sollevando preoccupazioni a livello internazionale.  L’OMS, in collaborazione con UNICEF, UNRWA e altre organizzazioni locali, ha immediatamente risposto pianificando una campagna di vaccinazione su larga scala e ha dichiarato che, finalmente, si è arrivati ad una tregua umanitaria a Gaza proprio per permettere queste vaccinazioni massicce.



Questa campagna, che mira a vaccinare circa 640.000 bambini sotto i 10 anni, si svolgerà in tre fasi, coprendo prima il centro, poi il sud e infine il nord di Gaza. L’OMS, già lo scorso 25 agosto, aveva fatto richiesta di più di 25mila fiale di vaccini. Tuttavia, la realizzazione di questa operazione umanitaria è resa estremamente difficile dal contesto di guerra in cui si svolge. L’OMS ha dichiarato inoltre che la tregua umanitaria a Gaza per permettere i vaccini contro la poliomielite prevede 8 ore al giorno di totale pausa dalle bombe. 

Le difficoltà logistiche e la tregua umanitaria a Gaza

Per consentire lo svolgimento della campagna di vaccinazione, Israele ha acconsentito a brevi tregue nei combattimenti, definite come “tregue umanitarie” limitate a specifiche aree della Striscia di Gaza. Questa concessione, sebbene limitata e temporanea, rappresenta una rara opportunità per gli operatori sanitari di raggiungere i bambini che hanno urgente bisogno di protezione contro il virus.

La natura circoscritta di queste pause lascia ampi margini di rischio, con la popolazione civile che rimane esposta ai continui bombardamenti – ricordiamo infatti che una vera e propria tregua non è mai stata totalmente raggiunta. Rik Peeperkorn, rappresentante dell’OMS nei territori palestinesi, ha sottolineato l’importanza di questa operazione, affermando che “non fare nulla sarebbe davvero negativo, dobbiamo fermare la trasmissione a Gaza e dobbiamo evitare la trasmissione all’esterno, fuori da Gaza“.

Sul fronte diplomatico, la situazione si complica ulteriormente. Mentre la campagna di vaccinazione prende forma, approfittando della tanto sudata tregua umanitaria a Gaza, l’Unione Europea si trova divisa su come rispondere al conflitto in corso. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Josep Borrell, ha proposto sanzioni contro alcuni ministri israeliani per le loro dichiarazioni aggressive e in violazione del diritto internazionale. Questa proposta ha incontrato resistenze all’interno dell’UE stessa, con paesi come l’Italia che ritengono che tali misure non siano realistiche e che la priorità debba essere il raggiungimento di un cessate il fuoco.

La fragilità della pace e la sofferenza del popolo palestinese

Le difficoltà nel raggiungere un accordo diplomatico duraturo sono evidenti, e la popolazione di Gaza continua a pagare il prezzo più alto. Mentre i negoziati a Doha si concentrano su questioni tecniche, il futuro della Striscia rimane incerto, con i mediatori internazionali che cercano di superare l’ostruzionismo israeliano sui corridoi di passaggio e di ridimensionare le richieste di Hamas per un ritiro immediato delle forze israeliane.

Mentre la campagna di vaccinazione contro la poliomielite rappresenta un passo necessario per prevenire un’ulteriore crisi sanitaria, la strada verso una pace duratura a Gaza appare sempre più tortuosa e incerta. Nonostante la tregua umanitaria a Gaza sia stata, quantomeno, raggiunta, la situazione rimane comunque drastica: la comunità internazionale si trova davanti a un bivio, con la necessità di bilanciare interventi umanitari immediati e azioni diplomatiche efficaci per porre fine al conflitto. Tuttavia, senza un impegno deciso da parte di tutte le forze coinvolte, la popolazione di Gaza rischia di rimanere intrappolata in un circolo vizioso di guerra, malattia e sofferenza.

Lucrezia Agliani

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