Molte delle università europee, con il proprio accampamento di studenti pro Palestina, sono diventate il teatro di una fervente protesta studentesca in solidarietà con il popolo palestinese, in risposta alla recente escalation del conflitto nella Striscia di Gaza. Le manifestazioni, scatenate da un profondo senso di indignazione per le violenze e il genocidio inflitti alla popolazione palestinese, hanno portato alla luce le tensioni e le divisioni all’interno della società europea riguardo al conflitto israelo-palestinese. In questo contesto, le azioni delle autorità e delle forze dell’ordine nel gestire le proteste hanno suscitato dibattiti sul rispetto dei diritti umani e sulla libertà di espressione all’interno degli istituti accademici, sopratutto quando si tratta di sgomberare un accampamento di studenti pro Palestina. In particolare modo, ci riferiamo a quanto accaduto nella serata di ieri all’Università di Amsterdam, a seguito degli arresti contro un accampamento di studenti pro Palestina.
Ieri sera, la polizia olandese ha sgomberato, con tanto di 140 arresti, un accampamento di studenti pro Palestina davanti all’Uva, l’Università di Amsterdam. Ci sono stati violenti scontri, come anche dimostrano i video dell’accaduto: la polizia olandese è arrivata ad usare anche un escavatore, oltre all’uso smodato dei manganelli.
Scontri e arresti: la polizia sgombera un accampamento di studenti pro Palestina all’Università di Amsterdam
Tra il pomeriggio e la sera di ieri, martedì 7 febbraio, la polizia olandese è intervenuta con forza per sgomberare un’accampamento di studenti pro Palestina all’Università di Amsterdam, arrestando un totale di 140 persone. Le immagini e i video mostrano un intervento vigoroso, con agenti che rompono barricate e molti manifestanti feriti. Questo episodio ha sollevato interrogativi sulla libertà di espressione e il diritto di protesta all’interno degli istituti accademici, già particolarmente compromessi dopo le repressioni in Italia e nei campus americani.
Nella stessa giornata, la polizia tedesca ha bloccato una protesta simile a Berlino, dove centinaia di attivisti pro-Palestina avevano occupato un cortile universitario. La repressione delle manifestazioni studentesche ha generato dibattiti sulla legittimità delle azioni delle forze dell’ordine e sulla tutela dei diritti umani durante le proteste.
La scintilla della protesta
La protesta davanti all’Università di Amsterdam era iniziata lunedì, quando degli studenti avevano occupato il prato dell’ateneo per chiedere il taglio dei legami accademici con le istituzioni israeliane, in risposta alla situazione nella Striscia di Gaza. La guerra in corso, l’apartheid, il genocidio e tutte le violenze nei territori palestinesi hanno alimentato un crescente sentimento di solidarietà tra gli studenti europei, spingendoli a manifestare per richiedere azioni concrete da parte delle istituzioni accademiche.
L’accampamento di studenti pro Palestina era stato creato proprio in relazione a questa protesta: si è chiesto più volte alle università cittadine di interrompere i rapporti con entità legate agli insediamenti illegali e alla violenza nei territori palestinesi. La richiesta di disinvestimento dalle società israeliane coinvolte nel conflitto era un punto centrale delle loro rivendicazioni, sottolineando la volontà degli studenti di esercitare pressione economica per promuovere il cambiamento.
L’occupazione e la risposta delle autorità
Non soddisfatti della risposta delle istituzioni, gli studenti avevano mantenuto l’occupazione. Lunedì notte, l’accampamento è stato attaccato da individui pro-Israele e da rivendicazioni sioniste. La polizia è intervenuta in seguito, arrestando 140 persone, con la giustificazione di “disturbo della quiete pubblica”. Questo intervento ha sollevato critiche da parte di alcuni settori della società civile, che hanno denunciato un eccesso di forza e una violazione dei diritti umani fondamentali durante lo sgombero.
Gli arresti sono stati autorizzati alle 3 del mattino e all’alba di oggi la manifestazione è terminata. Come dimostrano le immagini, sono state utilizzate armi pesanti, come pale e escavatori perché, come ha dichiarato il portavoce della polizia olandese, “erano state erette enormi barricate”.
Le 125 persone arrestate sono state trasportate in una centrale di polizia e identificate. Ora la parola sta al pubblico ministero, che dovrà decidere se e come i manifestanti verranno puniti. Intanto l’accampamento di studenti pro Palestina è stato totalmente eliminato, causando un’irrequieta evacuazione a Roeterseiland, l’area di Amsterdam in cui si trova l’Università e dove, alle 16, era stata chiamata una manifestazione.
La risposta degli studenti
L’accampamento degli studenti pro Palestina è stato quindi totalmente sgomberato, ora però resta da attendere il verdetto finale del pubblico ministero, che determinerà il destino dei 140 fermi. Gli studenti hanno comunque ribadito la loro determinazione nel sostenere la causa palestinese e nel continuare la lotta per la giustizia e i diritti umani.
In un primo momento, le università coinvolte hanno dichiarato di voler trovare un accordo con gli studenti, evitando ulteriori interventi della polizia. Come si è potuto vedere nelle ultime ore, il blitz della polizia è stato piuttosto deciso, intenso, con un uso della forza totalmente sproporzionato a quello che era realmente il “pericolo”. Nel comunicato della polizia locale si scrive che l’uso della forza e il ricorrere ad artiglieria pesante è giustificato dalle “barricate che impedivano ai servizi di emergenza di entrare nel sito”.
Insomma, su tutti i media e social network c’è il solito processo di terrorismo e criminalizzazione nei confronti dell’accampamento degli studenti pro Palestina e di chi, più in generale, condanna il genocidio del popolo palestinese. La polizia ha affermato che i manifestanti sono stati violenti e che hanno ricorso all’uso di forza e materiale pesante per difendersi. Tutto questo viene menzionato e condannato, come se l’uso di escavatrici e armi pesanti fosse giustificato e in pieno potere di uno Stato che si definisca “di diritto”.
Un movimento che si espande
Le proteste studentesche in solidarietà con Gaza si stanno diffondendo in Europa e nel mondo. Dopo gli eventi negli Stati Uniti, le manifestazioni si stanno estendendo globalmente, con la creazione di campi di solidarietà e iniziative di protesta in diverse nazioni. Questo dimostra il crescente sostegno internazionale alla causa palestinese e l’importanza della solidarietà globale nel promuovere il cambiamento e la giustizia.