La notizia, seppur positiva, è presentata come un traguardo straordinario. Restiamo sempre imbrigliati in una rete culturale macchiata di maschilismo. E la sospensione del campionato di calcio femminile lo dimostra
Grazie a un accordo tra la Ferrari Driver Academy e la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) anche le ragazze avranno la possibilità di entrare nel mondo dell’automobilismo. L’Academy di Maranello punta a selezionare le ragazze più capaci affinché possano partecipare ad uno dei campionati nazionali di Formula 4.
“La Ferrari Driver Academy (FDA) è orgogliosa di essere il primo partner di ‘FIA Girls on Track – Rising Stars’, il programma creato dalla Women in Motor Sport Commission della Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) con l’obiettivo di aiutare i migliori talenti femminili tra i 12 e i 15 anni provenienti da tutto il mondo a realizzare il sogno di competere al livello più alto nelle competizioni automobilistiche” , si legge nel comunicato.
Ottima l’apertura alle donne, buoni gli intenti, ma il comunicato continua.
“Il processo di selezione si ripeterà l’anno seguente e questo significa che nel 2022 potrebbero esserci due ragazze sui circuiti d’Italia e del mondo a tenere alti i colori della Ferrari Driver Academy”.
Udite udite, ben due ragazze sui circuiti entro i prossimi due anni. È singolare come venga riferita la notizia, come un traguardo straordinario, una rivoluzione. Certamente il mondo dell’automobilismo è appannaggio maschile e qualsiasi apertura in tal senso deve essere vista con positività. Purtroppo però restiamo sempre imbrigliati nella rete culturale che vede la presenza femminile come una cosa eccezionale, connotando l’iniziativa, seppur lodevole, di una forma di maschilismo che nel campo sportivo sfiora il machismo. Sarebbe bello vedere donne sulla pista che non abbiano una gonna e l’ombrellino.
Il processo di selezione
In 145 nazioni le autorità nazionali della Federazione selezioneranno ragazze di età compresa tra i 12 ed i 16 anni e solamente 20 di loro – provenienti dai 5 continenti – prenderanno parte ad uno shoot-out che si terrà ad ottobre sul circuito di Paul Ricard in Francia. Le 4 ragazze più meritevoli potranno partecipare ad un corso di una settimana che si terrà a novembre presso la Ferrari Driver Academy, con gare e lezioni sugli aspetti economici e la gestione della comunicazione. Delle quattro, verrà scelta una sola ragazza che vincerà un anno di contratto con FDA per la Formula 4 nel 2021, con possibilità di rinnovo per il 2022. Essendo un programma quadriennale, ogni anno si ripeterà il processo di selezione dando la possibilità ad altre ragazze di entrare nel circuito. Certo, l’impresa è abbastanza ardua e considerando la giovane età delle ragazze, per chi ha davvero passione e sogna di entrare in questo mondo, deve cominciare molto presto.
“Siamo convinti di poter dare il nostro contributo per avvicinare ancora più ragazze a questo fantastico sport e, chissà, vedere una ragazza tornare a disputare un Gran Premio iridato per la prima volta dal 1976”, ha dichiarato Mattia Binotto, ingegnere del team della Scuderia Ferrari, non contento della prima comunicazione ufficiale.
La Ferrari Driver Academy è nata nel 2009, con lo scopo di selezionare piloti dal punto di vista agonistico, umano e professionale. Dopo più di 10 anni di attività alle spalle e quasi 20 allievi formati, l’Academy adesso apre a una donna all’anno. Meglio tardi che mai, qualcuno direbbe. Ma resta sempre quel sapore amaro di conquista elemosinata.
Le donne nella storia della Formula 1
Del resto di donne negli anni passati che hanno corso nella massima categoria non sono state molte. Solo cinque nel campionato mondiale di Formula 1 dal 1950 ai giorni nostri, ben tre delle quali italiane. Ecco i nomi con un breve cenno alle loro esperienze per conoscere e ricordare chi erano e sono state.
Maria Teresa De Filippis
Nel 1948 la napoletana Maria Teresa De Filippis, 22 anni, vinse la sua prima gara, una dieci chilometri da Salerno a Cava de’ Tirreni a bordo di una Fiat 500. Provocata dai suoi fratelli, si è messa al volante dell’auto e ha dato il meglio di sé. Nel 1954 arrivò seconda nel campionato italiano per vetture sportive, attirando su di sé l’attenzione di Ernesto Maserati. Partecipò a diverse gare successive, ma senza vittorie rilevanti.
Maria Grazia “Lella” Lombardi
Una carriera più lunga l’ebbe l’alessandrina di Frugarolo Maria Grazia Lombardi, detta la “Lella”. L’italiana ebbe un primo contatto con la massima categoria nel 1974, dopo gli esordi in Formula 3 e Formula 5000. La stagione successiva debuttò al Gran Premio del Sud Africa a Kyalami. La corsa successiva vide morire cinque spettatori travolti dalla Hill-Ford del tedesco Rolf Stommelen e passerà alla storia come l’unica in cui una donna conquisterà dei punti iridati. La gara fu infatti sospesa e si decise di attribuire punteggi dimezzati, così all’italiana andò quello storico “mezzo punto”, che rimane, ad oggi, il più positivo risultato di una donna pilota in Formula 1.
Divina Mary Galica
Sempre nel 1976 al Gran Premio di Gran Bretagna, partecipò anche la britannica Divina Galica. Sportiva, già olimpionica per la sua nazione nello sci alpino, arriva al mondo delle auto per un invito per partecipare a una corsa riservata alle celebrità. Ebbe una breve parentesi in Formula 1. Diventò poi istruttrice di guida ed ebbe un’altra esperienza olimpica, a Barcellona 1992, nel pattinaggio di velocità su ghiaccio all’età di 47 anni.
Desiré Randall Wilson
Nel 1980 fu la volta della sudafricana Desiré Wilson. Un’apparizione fugace la ebbe in pista al Gran Premio di Gran Bretagna 1980, dove non riuscì a qualificarsi al volante di una Williams-Cosworth non ufficiale. Gareggerà anche nel GP del Sud Africa 1981.
Giovanna Amati
L’ultima donna in Formula 1 nel campionato mondiale è stata la romana Giovanna Amati. Dopo esperienze in Formula 3 e Formula 3000, nel 1992 debuttò in Formula 1 come seconda guida ufficiale della Brabham, ma non riuscì a qualificarsi.
E il campionato di calcio femminile? Sospeso
Se a qualcuno fosse sfuggito, il campionato di calcio femminile è stato sospeso. A sole 6 giornate dalla conclusione, termina la stagione, senza il titolo assegnato, con la Juventus prima in classifica. Niente a che vedere con il calcio maschile, dove sono stati fatti addirittura tamponi personalizzati per riprendere il campionato. Ma qui si parla di un altro mercato, altri sponsor, altre cifre e relativo circo mediatico.
Per la C.T. della Nazionale femminile Milena Bertolini è un’amara sconfitta per il mondo dello sport. Proprio un anno fa cominciavano il Mondiale battendo a sorpresa l’Australia e arrivando nei quarti. Dal 4 maggio le 12 squadre di Serie A avrebbero potuto mettere le ragazze in condizione di riprendere. “Con il distanziamento, facendo la doccia a casa, certo — dichiara la c.t. —, ma saremmo tornati a parlare di calcio femminile e così, con tutte nelle stesse condizioni, il torneo sarebbe potuto ricominciare.
Ci sono state squadre, invece, che mentre facevano allenare gli uomini non trovavano un campo per le donne. È accettabile? Non è discriminazione? La verità è che c’è ancora qualcuno che si rifiuta di capire che queste ragazze sono un patrimonio del calcio italiano”.
“Avere la sezione femminile per alcune società è un investimento importante, per altre solo una questione di immagine, priva di sostanza”. Un attacco duro, ma come biasimarla. “Non si possono lasciare le calciatrici senza allenamenti per sei mesi… Le altre nazioni vanno più veloci, non ci aspettano”. In effetti, altre Nazioni si sono comportate diversamente. Solo un confronto per mostrare la pochezza di questa scelta. In Germania la Bundesliga è in piena attività – seppur a porte chiuse – sia per gli uomini che per le donne. Anche grazie ad una colletta tra i team maschili per permettere alle squadre femminili di poter disporre dei test necessari per essere in regola.
Marta Fresolone