Abram Gannibal è solo un bambino quando viene fatto schiavo e venduto alla corte di Pietro il Grande. La sua è un’incredibile storia che dalla condizione di schiavo africano lo porta ad essere generale e nobile dell’impero russo.
Le origini di Abram Gannibal
Abram nacque nel 1696 nella regione di Lagone (situata a nord del Camerun), discendente di una stirpe nobile, era figlio di Brouha, un capo Kotoko che governava la regione. Il dominio di Brouha si trovava alle porte dell’impero Bornu, una potenza islamica la cui ricchezza derivava in gran parte dal lucroso commercio di schiavi. Gli schiavi africani erano, infatti, molto richiesti da altre zone del mondo. Proibendo, la legge religiosa, di dare in affitto i connazionali musulmani, la città pagana di Lagone, governata da un capo pagano, diventò un facile obiettivo di guerra per l’impero Bornu. Per questo motivo, a soli sette anni, il piccolo principe Abram venne catturato, diventando un prigioniero prezioso in un panorama di costanti guerre di confine.
Fu spedito al servizio di un sovrano in cerca di status dall’altra parte del mare, il sultano ottomano di Costantinopoli. Arrivò lì nel 1702 e fu nominato al servizio del principe Ahmed, il fratello minore del sultano Mustafa II. I due instaurarono un rapporto di fiducia e quando Ahmed III fu nominato sultano fece di Abram il suo informatore personale, essendo la corte protagonista di numerosi intrighi e tradimenti. Il giovane Abram si distinse fin da subito per la sua intelligenza e si fece notare, tra gli altri, da Pëtr Andreevič Tolstoj, un ambasciatore dell’impero russo, nonché bisnonno dello scrittore Lev Tolstoj. L’ambasciatore riferì allo Zar la presenza della curiosa personalità alla corte di Costantinopoli, e fu incaricato di portare il ragazzo in Russia.
L’arrivo di Abram alla corte di Pietro il Grande
All’epoca era abitudine divulgata in tutta Europa possedere schiavi africani, simbolo di ricchezza e influenza delle diverse monarchie. Ma la mentalità di Pietro il Grande si distingueva da quella degli altri monarchi. Lo Zar era un imperatore moderno che portava aria di rinnovamento alla sua corte, era solito invitare stranieri persino all’interno dei ranghi più alti, per permettere loro di diffondere nuove idee nella società russa. Questo fu il caso di Abram che nell’inverno del 1703 arrivò a San Pietroburgo, in un clima gelido dal punto di vista atmosferico e sociale. Se, infatti, lo Zar era di così ampie vedute, non si può dire lo stesso dei membri della corte che vedevano nel colore della pelle del nuovo arrivato un mistero inquietante. L’obiettivo che lo Zar sperava di raggiungere era di far capire alla nobiltà russa, tradizionalmente xenofoba, che il giovane Abram, anche se appartenente a una razza che molti europei consideravano adatta solo alla schiavitù, potesse trasformarsi in una brillante risorsa per la Russia. Se fosse riuscito a raggiungere lo scopo, allora non ci sarebbero stati più dubbi sul fatto che il futuro della nazione risiedesse nell’apertura e non nell’isolamento.
L’intelligenza che il ragazzo dimostrò fin da subito approcciandosi ai diversi studi e l’affinità che si creò tra lui e lo Zar, anche grazie alla comune passione per il combattimento, portarono Pietro il Grande a considerare il giovane africano come suo figlio adottivo. Nei successivi dieci anni Abram accompagnò il padre nelle diverse campagne militari, solo adolescente diventò abile nell’arte della guerra e fu in grado di sviluppare un sistema di codice scritto per proteggere informazioni sensibili, diventando un membro fidato tra i consiglieri dello zar.
La carriera di Abram Galligam
Nel 1716 approfondì i suoi studi a Parigi, città in cui ebbe occasione di conoscere e stringere rapporti di amicizia con importanti nomi dell’Illuminismo tra i quali Voltaire, Diderot e il barone di Montesquieu. Combatté con l’esercito di Luigi XV di Francia nella guerra contro gli spagnoli, durante la quale si distinse per abilissime strategie militari. Rimase ferito in battaglia e fece ritorno da eroe di guerra nella capitale francese. Qui, venne battezzato con il soprannome “Gannibal”, in onore del combattente cartaginese Annibale (che prende la “G” iniziale nella trascrizione russa). Nel 1723, completati gli studi, face ritorno a San Pietroburgo, dove due anni dopo il suo destino cambiò. Nel 1725 Pietro il Grande morì e Abram Gannibal fu spedito in siberia, nella speranza che il freddo glaciale potesse uccidere il ragazzo africano. Gannibal rimase fedele al suo impero anche negli anni di prigionia e nel 1730 venne graziato per le sue doti militari. Con l‘ascesa al trono di Elisabetta, figlia di Pietro, nel 1741, Abram poté tornare ad occupare nella corte il ruolo importante che si era conquistato negli anni precedenti. Raggiunto il grado di maggior generale fu nominato dalla sovrana, soprintendente di Raval (odierna Tallinn), in Estonia. Qui, si sposò con Christina Elisabeth Sioberg. I due ebbero dieci figli dai quali discenderanno importanti personalità, uno tra tutti, Aleksandr Puskin, poeta tra i più grandi della storia russa, il quale inizierà un romanzo riguardante la vita del bisnonno, purtroppo rimasto incompiuto.
È una storia che prende vita da una tragedia quella di Abram, un africano che solamente bambino viene venduto e costretto ad abbandonare la sua famiglia e la sua casa; però è anche una storia che si compone di molte novità rispetto al suo tempo storico. Una storia fatta di mentalità aperte e straordinari livelli di intelligenza che si tramutano in abilità onorevoli, sono questi gli aspetti che hanno permesso ad uno schiavo di diventare nobile.