Nel gennaio 2021 entra in vigore la norma che rende l’aborto illegale in Polonia. Il 23 ottobre del 2020 il Tribunale Costituzionale polacco ha emanato la sentenza che puntava a modificare la legge sull’aborto del 1993.Secondo tale sentenza l’aborto resta una possibilità soltanto nel momento in cui la donna incinta è in pericolo di vita oppure se la gravidanza è frutto di uno stupro.
La legge del 1993 prevedeva invece la possibilità di abortire solo in tre casi: qualora la madre fosse in pericolo di vita, nei casi di stupro e nei casi di malformazione del feto. Questa legge è già di per sé molto restrittiva perché non consente alla donna di scegliere liberamente se interrompere o meno la gravidanza entro le 12 settimane, come invece risulta possibile fare negli altri paesi dell’Unione europea. Nonostante ciò, la Chiesa cattolica polacca e il partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), che guida il paese dal 2015, ne avevano chiesto la modifica con un ulteriore inasprimento. I vescovi polacchi, già da tempo infatti, chiedevano maggiori restrizioni per quanto riguarda la questione aborto.
Pochi mesi dopo la vittoria elettorale del partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), la Conferenza episcopale polacca emetteva un comunicato in cui chiedeva al Parlamento polacco di modificare la legge sull’aborto del 1993. Nel corso dei vari anni, la legge è arrivata fino in Parlamento per poi fare retromarcia a seguito delle manifestazioni popolari che affollavano le piazze. Il Parlamento polacco ha tentato quindi, più volte, di riscrivere le regole. Per ben due volte: nel 2016 e successivamente nel 2018.
Per ovviare al problema allora il Governo polacco ha pensato di saltare la decisione del Parlamento e di porre la questione direttamente nelle mani del Tribunale Costituzionale che ha pronunciato la sentenza.
La Chiesa polacca pro-life
La Chiesa cattolica ha portato avanti, con determinazione, la campagna pro-life al fine di rendere l’aborto illegale in Polonia. Il parere della Chiesa ha fortemente influenzato la decisione del Tribunale polacco, formato, tra le altre cose, da giudici conservatori.
Gli esponenti del partito ultraconservatore e cattolico di Diritto e Giustizia, nel 2016, dichiaravano che il partito si sarebbe battuto per far si che anche le gravidanze più difficili sarebbero state portate a termine. In questi casi, anche il bambino affetto da gravi malformazioni verrà fatto nascere e verrà battezzato. La richiesta di rendere illegale l’interruzione di gravidanza in caso di malformazioni del feto è stata fortemente voluta perché la possibilità di aborto sarebbe in contrasto con i principi della Costituzione che garantiscono il diritto alla vita di ogni individuo.
Vi è quindi una stretta relazione tra il Governo polacco e la Chiesa cattolica. Il Governo e il partito di destra ricevono appoggio e consenso dalla chiesa. Viceversa, gli esponenti della chiesa ricevono, a loro volta, qualcosa in cambio.
Le manifestazioni
Ancor prima che la sentenza diventi legge, e successivamente all’entrata in vigore della stessa, le manifestazioni delle donne non si sono mai fermate, inondando i centri di ogni città. La norma in vigore spinge molte donne a spostarsi in altri paesi per abortire. Questo fenomeno incrementa quello che viene definito “delocalizzazione” degli aborti o “turismo abortivo”.
I movimenti di protesta, oltre a chiedere una legge sull’aborto più elastica e simile a quella in vigore nel resto d’Europa che consente di interrompere la gravidanza senza restrizioni se non quelle imposte dalla settimana e dall’autorizzazione dei genitori nel caso di minorenni, chiedono un assetto laico dello Stato, oltre che una maggiore assistenza sanitaria e una maggiore copertura sanitaria per le fasce più deboli della popolazione.
Dal canto suo il partito di destra Diritto e Giustizia non può scegliere di riscrivere una legge più elastica sull’aborto perché arriverebbe sicuramente ad inimicarsi la Chiesa polacca che costituisce uno dei pilastri su cui poggia il potere, la visibilità e la sopravvivenza del partito.
Nel 2020 in Polonia, 1110 gli aborti illegali. I dati, secondo le organizzazioni femministe, riportano che le donne costrette ad andare all’estero per abortire o che si affidano ad aborti clandestini sono tra gli 80 mila e i 120 mila.
Associazioni a supporto delle donne
Abortion without borders, Women Help Women sono soltanto alcuni dei nomi di alcune associazioni che supportano le donne in questa fase delicata.
Abortion without borders, dal 2019, sostiene le donne che portano avanti una gravidanza indesiderata sia in Polonia che all’estero. Successivamente all’approvazione della legge anti-aborto, l’organizzazione ha aiutato circa 17 mila donne e ha raccolto 91 mila euro di fondi. L’associazione ha poi utilizzato i fondi raccolti per pagare il viaggio, il vitto e l’alloggio alle donne che non avevano la disponibilità economica per poterlo fare.
Women Help Women è, invece, un’associazione che fornisce l’accesso alle pillole abortive. Ha venduto circa 46 mila pillole.
Sono molte, ancora oggi le donne costrette ad abortire in segreto tra le mura domestiche. Questa azione mette a rischio la loro vita. Nonostante le rivolte e le proteste, la situazione non tende a migliorare. In Polonia, secondo una ulteriore proposta di legge, l’aborto oltre ad essere illegale, potrebbe essere considerato omicidio punibile con la reclusione.
La situazione è simile anche in altri paesi come la Slovacchia, l’Armenia, la Russia e la Georgia. Negli USA l’aborto è considerato legale almeno fin quando il feto non sia in grado di vivere al di fuori dell’utero.
La donna deve essere la sola a decidere del proprio corpo. Deve avere il diritto di scegliere liberamente il meglio per sé stessa, per la propria salute e per la propria vita.
Irene Amenta