Ultimamente, insieme alla discussione sull’eutanasia, c’è molto fermento sulla questione del diritto all’aborto. Questo diritto fondamentale è stato messo in discussione dalla decisione della Corte Suprema degli USA e dai vari movimenti e partiti che in Italia ne chiedono l’abolizione.
Le opinioni sull’aborto in Italia e negli USA
Nonostante l’aborto sia un diritto da molti anni, in Italia esistono numerosi esponenti e movimenti politici che lottano per eliminare la legge che lo tutela.
Il dibattito tra questa fazione e chi invece vuole continuare a tutelare il diritto all’aborto è acceso come non lo era da tanto tempo.
L’eutanasia in Italia e nel mondo
Con il termine “eutanasia” si intendono gli interventi medici che prevedono la somministrazione diretta di un farmaco letale al paziente che ne fa richiesta e soddisfa determinati requisiti.
Al momento l’eutanasia in Italia è illegale.
Esiste però la possibilità di richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico.
L’Associazione Luca Coscioni e Marco Cappato si battono per ottenere una legge sulla legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio medialmente assistito. Il fine è quello di riconoscere la piena libertà di autodeterminazione anche alla persona malata.
A partire dal 2002 l’eutanasia è legale in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Il suicidio assistito è legale in Svizzera, Colombia e in alcuni stati degli USA (Washington, Oregon, Vermont, Montana e California).
In molti altri Stati la situazione è in continua evoluzione.
Essere favorevoli all’aborto e all’eutanasia vuol dire essere no-vita?
Una donna che decide di mettere fine ad una gravidanza compie una scelta importantissima che appartiene solo a lei. Questa scelta può essere condivisa o meno con il proprio partner o con le persone care ma la decisione finale deve continuare ad appartenere alla donna.
Il concetto fondamentale è che non può essere lo Stato a decidere per lei.
Anche per l’eutanasia, tra l’altro già presente anticamente in moltissime società (la figura de S’Accabadora in Sardegna è uno dei tanti esempi), si tratta di una scelta libera e personale.
Uno stato laico non può basarsi su alcuni precetti religiosi e, con tutto il rispetto, non può e non deve essere la Chiesa (né tantomeno alcuni movimenti estremisti para-cattolici) a decidere per ciascun individuo.
Ognuno di noi ha il diritto di avere una propria definizione di vita, e se qualcuno dovesse decidere di non voler più vivere quella che per lui non è più vita non possiamo decidere per lui.
Ovviamente ci devono essere serissime regole e prerequisiti da rispettare.
Le battaglie di Piergiorgio Welby e di tanti altri ci insegnano che nessuno può costringere un individuo a vivere una sofferenza che non accetta più.
Dietro questa scelta ci sono anni di sofferenze e di riflessioni che devono assolutamente essere rispettati.
Certamente dalla parte della vita, ma ancora di più dalla parte della libertà
Da poco Andrea Bocelli, parlando della sua storia, ha affermato di essere pro-vita.
Su questo concetto è interessante fare un’analisi più approfondita.
È ovvio che tutti siamo pro-vita ma ridurre il tutto ad una banale definizione è sbagliato.
Dietro la scelta di ricorrere all’aborto o all’eutanasia (con tutte le ovvie differenze) c’è un mondo enorme, diverso per ciascuno, e pieno di sofferenza.
Non si imporrà mai né aborto né eutanasia, ma perché qualcuno deve negare la libertà a chi questa libertà personale la reclama sino alla fine?
La regolamentazione di aborto e eutanasia è fondamentale proprio per tutelare i soggetti interessati dandogli tutto il supporto possibile, persino nel tentativo di evitarli, ma non è più accettabile una tale negazione della libertà e della dignità umana.
Alessandro Milia